Milano / Malpensa
La messa decanale per don Bosco
- 01/02/2024 - 16:27
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Un sogno, sproporzionato, di benedizione, di cura profonda. Era il 1824 quando il piccolo ‘Giovannino’ Bosco ricevette in sogno il ‘suo’ mandato educativo direttamente da Dio e dalla vergine Maria. Da quell’esperienza avrebbe poi maturato il suo carisma e la sua vita di fede, che lo ha portato alla santità.
A duecento anni di distanza, nel giorno della ricorrenza liturgica di san Giovanni Bosco il 31 gennaio, il Decanato di Castano Primo ha celebrato con tutti i suoi giovani, presso la chiesa di san Michele Arcangelo di Magnago, la messa per ricordare il santo che ha creato gli oratori come li conosciamo oggi.
Ospite speciale della serata, che è stata animata dallo splendido accompagnamento musicale del coro di Magnago, don Erino Leoni, sacerdote salesiano e vicario dell’ispettore per la regione Lombardia-Emilia. Con lui hanno concelebrato il decano don Marco Zappa, i due responsabili della pastorale giovanile decanale don Gabriele e don Matteo, il parroco di Magnago don Marco, il parroco di Dairago don Giuseppe e il vicario pastorale di Magnago-Bienate don Alessandro. Presenti anche le Figlie di Maria Ausiliatrice della casa di Castano, suor Maria e suor Gabriella, e suor Silvia per la comunità di Inveruno.
Don Erino, nell’omelia, ha evidenziato i tratti salienti della vita di don Bosco, vissuta su una triplice direttrice: “’Giovannino’ ricevette la sua vocazione in un modo sproprorzionato: il Signore e Maria gli chiesero espressamente di prendersi cura dei giovani. Era intimorito dal compito difficilissimo che gli era stato assegnato, ma non si è scoraggiato, si è ‘messo al centro’, non di lato. Con la maturità, e verso la fine della sua vita, don Bosco capì che ‘tutto era compiuto’: in una delle ultime messe che ha celebrato non riusciva a trattenere l’emozione, continuava ad interrompere la liturgia a causa del pianto. Alla conclusione, giustificandosi, si limitò a dire: “Benedico”. Durate la celebrazione eucaristica ripercorse la propria vita, e avendola vista dedicata completamente a Dio non poteva trattenere l’emozione e la volontà di ‘dire bene’, di gioire. E la sua fu una vocazione che rispettò fino alla morte. Nelle ultime fasi della sua vita era molto affaticato; durante un viaggio, compiuto pochi mesi prima della morte, vide dei ragazzi che gozzovigliavano e bestemmiavano: fece per raggiungerli ed educarli, ma le gambe non ressero e i suoi collaboratori dovettero sorreggerlo per evitare che cadesse. Fino alla fine voleva ‘stare in mezzo’ a loro, come ricorda il suo motto: “Da mihi animas, cetera tolle”, ovvero ‘Dammi le anime, toglimi il resto’”.
La serata si è conclusa con un momento conviviale offerto presso l’oratorio di Magnago, che ha visto, in un certo senso, il vero sogno di don Bosco realizzarsi: una comunità educante in grado di prendersi cura di ogni suo membro nell’esempio di Maria Ausiliatrice e di Gesù.
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