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venerdì 17 maggio 2024 | ore 06:53

Luca, "La Patria chiamò"...

Il caporal maggiore Luca Barisonzi, il giovane alpino rimasto gravemente ferito in Afghanistan nel 2011, ha scritto un libro: la sua storia, episodi, ricordi, immagini e quel sogno di diventare soldato. Luca lo presenterà, venerdì sera, a Robecchetto con Induno.
Robecchetto - Il caporalmaggiore Luca Barisonzi (Foto internet)

La vita che cambia all’improvviso, ma la forza e la voglia di guardare avanti sono troppo forti per lasciarsi andare. Luca, oggi, è una persona diversa: non può più muoversi, correre o camminare come faceva prima, il suo futuro, purtroppo, è su una sedia a rotelle, però le emozioni e la passione che ha sempre messo in tutto ciò che faceva, quelle sono le stesse di qualche anno fa. Il primo caporal maggiore Barisonzi, il giovane alpino gravemente ferito in un attentato in Afghanistan il 18 gennaio del 2011, ha voluto che la sua esperienza diventasse un importante momento per confrontarsi e riflettere e dove quel sogno di essere un soldato l’ha catapultato in un mondo differente dalla quotidianità, ma carico di soddisfazioni e gioie, nonostante ad un certo punto il destino ha deciso di voltargli le spalle. Le immagini, i desideri, le speranze, i singoli tasselli dal momento di arruolarsi, fino, appunto, al ferimento, si mischiano, quindi, insieme ne “La Patria chiamò”, il libro scritto dallo stesso Luca Barisonzi con Paola Chiesa (la curatrice del volume) e che venerdì sera arriverà in sala Consiliare a Robecchetto con Induno grazie al comune ed alla Fondazione Primo Candiani Onlus. Luca e Paola spiegheranno il perché un ragazzo di 20 anni sceglie di indossare una divisa, perché decide di diventare un alpino? “Quella strofa dell’inno di Mameli, “L’Italia chiamò”, mi emoziona da sempre – poche e semplici parole per il caporalmaggiore Barisonzi”. Ed a chi gli chiede “Chi te lo fa fare?”, non ha dubbi “Voglio servire il mio Paese. I ragazzi hanno spesso dei sogni, il mio è diventare un soldato”. Poi, l’impatto con la vita militare. All’inizio non è come aveva immaginato, molte corvée e poca operatività, quando ecco l’incontro con gli alpini e la sensazione di avere trovato il proprio mondo. “Rispecchiano i miei ideali, il mio stile di vita. Fratellanza, solidarietà, amicizia e impegno comune”. Fino alla prima missione all’estero, all’Afghanistan ed a quel terribile giorno del 2011, il ferimento in un avamposto di Bala Murghab che gli cambia totalmente la vita.

LA STORIA DI LUCA BARISONZI:
Nato a Voghera nel 1990, si arruola volontario nell’Esercito Italiano nel 2008. Nel 2009 è assegnato alla caserma Santa Barbara di Milano, con l’incarico di fuciliere, mentre a marzo 2010 eccolo a Venzone, all’8° Reggimento Alpini, Battaglione ‘Tolmezzo’, sesta Compagnia e, nel mese di settembre, parte per l’Afghanistan. Il 18 gennaio 2011, poi, è ferito gravemente e da quel momento è costretto a vivere su una sedia a rotelle (con lui c’era anche il commilitone Luca Sanna che, purtroppo, rimane ucciso).

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