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venerdì 29 marzo 2024 | ore 14:15

Giorni intubato: "Adesso sono a casa"

Don Emanuele Salvioni, parroco di Robecco sul Naviglio e per diversi anni alla Parrocchia Madonna dei Poveri di Castano, racconta le lunghe e difficili settimane con il Covid.
Territorio - Don Emanuele (Foto d'archivio)

La voce, inevitabilmente, affaticata e in testa i pensieri (tanti, tantissimi) che si susseguono uno dopo l'altro. Le immagini, alla fine, si mischiano con i ricordi e i singoli momenti vissuti, senza mai, comunque, abbandonare quel carisma e quel piglio che da sempre lo contraddistinguono. "Pronto don... bentornato". "Grazie; è Pasqua, un po' alla volta si risorge". La prima risposta è un vero e proprio messaggio di speranza per il presente ed il futuro, perché, certo, niente e nessuno potranno mai cancellare le lunghe e difficile settimane che ha dovuto affrontare, ma assieme c'è anche la grande e immensa volontà di ripartire. Il Covid-19 che, all'improvviso, lo colpisce, l'isolamento, la situazione che, purtroppo, peggiora e il ricovero in ospedale, fino all'altro giorno quando... "Finalmente ho potuto tornare a casa - racconta don Emanuele, oggi parroco a Robecco sul Naviglio e per diversi anni alla Parrocchia Madonna dei Poveri di Castano". Un mese, insomma, davvero duro. "La positività mia e di don Silvio (vicario parrocchiale) a febbraio - continua - Poi la quarantena e i sintomi che si sono fatti più pesanti, con il trasferimento, appunto, in ospedale". Prima a Magenta, allora, quindi a Milano. "La mascherina e il casco per respirare, all'inizio - spiega - Il ricordo indelebile, però, è quel giorno che mi hanno detto che avrebbero dovuto intubarmi. Dovevo decidere cosa fare; sei come di fronte ad un bivio, cerchi di tenere la mente lucida, ma è praticamente impossibile. Alla fine mi hanno portato in terapia intensiva. Momenti difficili, lontano da tutti e da tutto, accanto a te solo gli altri pazienti e i medici e gli infermieri. Il tempo si ferma, non sai cosa ti potrà accadere e il più delle volte non ti rendi nemmeno conto di ciò che succede. Ci sono istanti durante i quali pensi e attimi in cui, invece, sei assalito dalle paure e dalla preoccupazione". I sentimenti e le sensazioni che si alternano, dunque; e così è stato per l'intero periodo nel capoluogo lombardo e anche dopo che da lì si è spostato a Monza, per la riabilitazione. "Piano piano, per fortuna, arrivavano dei miglioramenti - conclude don Emanuele - E, una volta, uscito da qui, sono andato al collegio dei Padri Oblati a Rho, per proseguire il percorso di ripresa, fino alla scorsa settimana quando ho potuto rientrare a casa, a Robecco sul Naviglio. Oggi, un passo dopo l'altro, sto lavorando per lasciarmi alle spalle questo brutto periodo. Non è semplice, perché ti porti dietro i postumi dell'esperienza vissuta (stanchezza, ansia e le immagini che ti ritornano in testa), ma poter essere di nuovo con i parrocchiani e con le persone care e sentire il loro enorme calore ed affetto sono una gioia immensa ed una grande forza. Grazie di cuore per la vicinanza che non mi avete mai fatto mancare e un ringraziamento al personale sanitario per le cure e l'attenzione che mi hanno dato ogni singolo giorno. Sono in prima linea con grande impegno, dedizione e umanità".

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