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giovedì 19 giugno 2025 | ore 15:59

"Mio cugino, il giudice Livatino"

Le parole che, inevitabilmente, si mischiano con i ricordi e le emozioni. Perché tra loro c’era un legame forte, unico e speciale.
Territorio - Salvatore Insenga

Le parole che, inevitabilmente, si mischiano con i ricordi e le emozioni. Perché tra loro c’era un legame forte, unico e speciale. Per lui, infatti, era e resterà per sempre un punto di riferimento fondamentale. E lui è Salvatore Insenga, cugino del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia nel 1990. “Un uomo che amava la famiglia e stravedeva per i suoi genitori - racconta - Una persona che si è spesa per gli altri e che ha vissuto pienamente il suo essere giudice e il suo essere credente. Ed è stato proprio in nome della giustizia e della sua fede che, poi, è anche morto”. Quella data, allora, il 21 settembre, lì stampata nella sua mente e nel cuore e che niente e nessuno potrà mai cancellare. Attualità - Rosario Livatino “Quel giorno venivo dall’università e quando sono arrivato sotto casa alcuni vicini mi hanno detto che avevano ucciso un mio cugino - continua - Una volta entrato ho trovato i miei genitori che piangevano, perché nel frattempo giungevano le prime notizie da Canicattì. Sono stati giorni tremendi, di confusione, di dolore e di solitudine”. E poi, ovviamente, i ricordi dei tanti momenti che hanno condiviso assieme e che lo accompagnano ogni istante. “Non dimenticherò mai quando è venuta a mancare nostra nonna e lui da cugino più grande si è preso cura di me, consolandomi e standomi vicino come ha sempre fatto - dice - O ancora ricordo, quando i suoi tanti impegni glielo permettevano, i momenti a discutere di religione, filosofia e cinema, quest’ultimo una passione che avevamo in comune”. Il giudice Livatino, alla fine, un vero e proprio esempio e simbolo. L’impegno costante per combattere le mafie, l’illegalità e le ingiustizie. Una figura che ha lasciato un segno e un’impronta forte lungo tutto il cammino percorso e che l’ha visto sempre in prima linea. “I passi che lui ha compiuto sono stati fatti ovviamente in un periodo storico del nostro Paese differente da oggi - conclude - La mafia adesso è cambiata e per contrastarla in maniera efficace serve, allora, percorrere strade nuove. Bisogna, insomma, capire come si muove ora, così da essere pronti e preparati”.

"MIO CUGINO, IL GIUDICE ROSARIO LIVATINO"

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