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venerdì 19 aprile 2024 | ore 15:17

Divorzia il partito dell'amore

Rottura totale tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. E adesso?
Attualità - Si discute di tagli e sacrifici

Con l'Italia ancora così pesantemente coinvolta dalla crisi economica, con le trattative Fiat e le riforme ferme, con un sistema sempre più coinvolto in scandali ed inchiste, questa proprio non ci voleva. Nella serata di giovedì 29 luglio si frantuma l'idea del Popolo della Libertà come grande partito popolare, 'partito dell'amore', per non dire nuova Democrazia Cristiana della scena politica italiana. Manca infatti solo l'espulsione o il deferimento ai probiviri di Gianfranco Fini, ma la rottura tra i due fondatori del Pdl è stata definitivamente sancita dal documento dell'ufficio di presidenza del Pdl, nel quale vengono deferiti ai probiviri tre deputati: Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Fabio Granata. Favorevoli 33, contrari tre: i finiani Andrea Ronchi, Adolfo Urso e Pasquale Viespoli.
"Viene meno la fiducia nel ruolo di garanzia del presidente della Camera. Non è mai successo che la terza carica dello Stato assumesse un ruolo politico" facendo "una vera e propria opposizione, critiche in sintonia con la sinistra e con una struttura organizzativa sul territorio. Abbiamo tutti ritenuto che il Pdl non potesse pagare il prezzo troppo alto di mostrarsi un partito diviso", ha detto Silvio Berlusconi nella conferenza stampa seguente all'ufficio di presidenza. "Si è presentato un dissenso da parte di Fini e degli uomini a lui vicini nei confronti del governo, della maggioranza e del presidente del Consiglio. Io non ho mai risposto, anzi ho sempre smentito i virgolettati che mi hanno attribuito. Abbiamo tenuto un comportamento responsabile, visto il momento di crisi che viviamo", ha proseguito il Cavaliere. "Abbiamo provato in tutti i modi a ricucire con Fini, ma non è stato possibile. Non sono più disposto ad accettare il dissenso, un vero partito nel partito".
Le dimissioni di Fini da Presidente della Camera non appaiono per nulla scontate e così è quasi tragicomico pensare che possa essere sfiduciato dagli stessi uomini che con lui hanno condiviso un disegno politico e vinto le elezioni. Ma, cosa ancor più grave, è che con la formazione di una nuova lista i numeri di governo sono e saranno limitatissimi, questo può portare ad una stasi ancor peggiore dell'attuale.
Una scenario desolante anche perchè, come dimostra anche l'ultima tornata elettorale, la gente, in questo momento, si aspetta e si aspettava di tutto, tranne che il rischio di tornare a votare.

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