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venerdì 29 marzo 2024 | ore 15:15

Pinetta, staffetta partigiana

La storia di Giuseppina Marcora, detta Pinetta, inverunese di nascita, che ha appena festeggiato i 99 anni e che è stata staffetta partigiana durante la 2^ Guerra Mondiale.
Inveruno - Giuseppina Marcora, al centro

Di questi tempi un po' oscurantisti e tendenti al razzismo e alla paura di spendersi per il prossimo, è fondamentale portare alla luce degli esempi di cittadinanza attiva, di Resistenza. Come Giuseppina Marcora, detta Pinetta, inverunese di nascita, che ha appena festeggiato i 99 anni e che è stata staffetta partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale, rischiando la vita più volte in nome della libertà. Primogenita di 5 figli, 3 femmine, una morta piccola, e 2 maschi, proviene da una famiglia umile e profondamente antifascista. Il fratello fu l'illustre Giovanni Marcora, partigiano con il nome di battaglia di Albertino, politico e ministro dell'agricoltura, “Il quale nutriva una profonda ammirazione per mia mamma”, ricorda il figlio Marco. Durante la guerra, comincia a lavorare come impiegata a Milano, mentre il fratello Giovanni è uno dei primi giovani della schiera di don Giuseppe Albeni, coadiutore a Cuggiono, che spinge a scegliere la montagna per opporsi al fascismo. Per mezzo del fratello, incontra molti partigiani: Bruno Bossi, Gianangelo Mauri, Peppino Miriani, Angelo e Pinetto Spezia. Marcora andrà in montagna all’inizio in Val Grande, su indicazione di Nino Chiovini, valligiano che risiedeva a Cuggiono, e da lì in Val Toce e nell’Ossola. Diventerà vice di Eugenio Cefis e costituirà il Raggruppamento divisioni patrioti Alfredo Di Dio. Giuseppina, assieme ad Antonietta Chiovini, la sorella di Nino, diviene subito un suo sostegno, importante legame con la Resistenza al monte. Trasporta informazioni, giornali, dispacci, armi, viveri: parte da Milano o da Inveruno, e traghettando a Baveno, consegna i preziosi carichi ai partigiani pronti a riceverli allo sbarco. “Ricordo che nella primavera del '44, dopo aver ritirato dei timbri in casa di Eugenio Cefis, sono incappata a Meina in un posto di blocco fascista davanti all’hotel Sempione – racconta Pinetta - Mi hanno fatto scendere dalla bicicletta e mi hanno chiesto dove ero diretta con quel pacchetto. Su due piedi ho inventato la storia che dovevo andare a trovare la nonna malata in ospedale ad Arona. Mi è andata bene perché mi hanno lasciato passare. Un’altra volta, dopo aver fatto una consegna di una pistola e di un vestito al capitano Marvelli all’Istituto Salesiano di Intra, sono rimasta a notte inoltrata senza un ricovero e solo grazie alla solidarietà della famiglia di un barcaiolo ho trovato rifugio fino alla mattina dopo”. Coraggiosa e spigliata, ha salvato anche il fratello dalla cattura dei fascisti nella primavera del '44: “Albertino era tornato momentaneamente a casa: i fascisti fecero irruzione per catturarlo. Io ho sbarrato la porta e nei pochi istanti prima del loro ingresso, Albertino è riuscito a fuggire dalla finestra e poi nel canale Villoresi asciutto”. “Nel 1949 si è sposata con mio padre, che era un ragioniere commercialista – racconta Marco - Ha avuto 4 figli: 3 maschi e una femmina, di cui io sono l'ultimogenito. Ha vissuto a Milano fino alla fine degli anni '70, per poi tornare ad Inveruno. Mentre oggi è a Legnano”. Nel tempo, Giuseppina ha ricevuto molti attestati di riconoscenza per la sua attività partigiana. Tra gli altri, il Certificato di Patriota rilasciato a nome delle Nazioni Unite dal Maresciallo Alexander, comandante delle truppe alleate di tutto il Mediterraneo; il certificato dell’OSS (Office Strategic Service) del Governo degli Stati Uniti per la collaborazione data alla vittoria alleata (riferendosi al supporto alla missione Chrysler); quello del Presidente della Repubblica per il riconoscimento della qualifica di Partigiano, come appartenente al Raggruppamento di Dio. E, infine, dall’Esercito Italiano che le ha concesso il congedo militare. Nel ventennale della Liberazione, celebrato a Inveruno in autunno del 1995, in occasione della X edizione del Premio Marcora, anche il Centro Studi Marcora ha conferito a Giuseppina un riconoscimento per la sua attività di staffetta partigiana: “Questa preziosa funzione di tessitura ha fatto sì a chi era al monte di continuare i contatti e di ricevere rifornimenti, in una parola ha permesso alla Resistenza di funzionare”. “Ci siamo impegnati e abbiamo rischiato molto perché l’Italia fosse un Paese libero – ammonisce ancora oggi Pinetta - Le giovani generazioni ricordino!”. Un consiglio, ma soprattutto un imperativo, in tempi come questi.

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