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venerdì 26 aprile 2024 | ore 05:04

Governo: meglio tardi che prima!

Sono già passate diverse settimane dal fatidico 4 marzo, sancendo, di fatto, quello che tutti gli addetti ai lavori più o meno si aspettavano: ossia l’ingovernabilità.
Il bastian contrario - Governo (Foto internet)

Sono già passate diverse settimane dal fatidico 4 marzo, giorno nel quale il popolo italiano ha espresso il suo verdetto, sancendo, di fatto, quello che tutti gli addetti ai lavori più o meno si aspettavano: l’ingovernabilità. Non c’è nessuna maggioranza che esca dalle urne e le sole possibili sono frutto di quegli accordi che tanto non piacciono ai cittadini. Dunque che fare? Innanzi tutto non perdere la calma e, anzi, se possibile, guadagnarne a grandi dosi, perché convertire il voto del 4 marzo non è, e non deve essere, una priorità, ma soltanto un evento importante da inserire in agenda. Prima che io possa venir tacciato di essere anti-democratico, lasciate che vi spieghi perché sperare che il governo si formi soltanto dopo il 30 aprile. Con lo scadere del mese di aprile scade anche il termine ultimo, fissato dalla Commissione Europea per la consegna del cosiddetto ‘Def’, documento di economia e finanza. Questo documento, semplificando, è il principale strumento di programmazione economica di un paese , dal momento della stesura a un periodo di ragionevole lunghezza, solitamente i successivi 5 anni. Sulla base del Def si muovono i mercati e gli altri stati nel valutare l’affidabilità e le prospettive di un paese, influenzandone il valore dei titoli. Ecco perché sia Salvini che Di Maio, i vincitori delle elezioni, spingono per l’istituzione di un governo nel minor tempo possibile, in modo tale da programmare l’economia italiana relativamente in ottica abolizione Fornero e reddito di cittadinanza. Non è da escludere che ci provino coalizzandosi, perché gestire la stesura del Def sarebbe di vitale importanza per i loro programmi. È da sperare, invece, per il bene dei conti del Paese, che per una volta le consultazioni vadano per le lunghe e che l’incarico rimanga ad un moderato, che possa piacere o non piacere, ma che comunque ci ha riagganciato al treno della crescita: il governo Gentiloni. E, se pure è vero che la batosta presa dal PD, in qualità di partito al governo, è stata di quelle forti, è altrettanto vero che i numeri e i mercati sono freddi e non si lasciano scaldare così facilmente dall’idea di un reddito di cittadinanza…

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