Milano / Malpensa

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Torna l’appuntamento con la Grande Arte al cinema grazie ai docu-film di Nexo Digital proposti dalla Sala della Comunità di Cuggiono. Nei primi mesi del 2025 gli appuntamenti saranno ben quattro: il primo, mercoledì 5 febbraio alle 21, ha come titolo “Pellizza – Pittore da Volpedo”.
Il docu-film racconta la vita tormentata del pittore divisionista Giuseppe Pellizza (1868-1907), celebre per il suo Quarto Stato e per la sua capacità di indagare l’animo e la società umana. Esplorando i luoghi in cui visse e la sua sensibilità artistica con la guida di Bentivoglio come “coscienza narrante”, Pellizza pittore da Volpedo svela le emozioni dell’artista e la sua visione della realtà attraverso un raffinato uso di inquadrature ispirate ai colori delle sue opere.
Il Quarto Stato è il capolavoro di Pellizza da Volpedo, si tratta di un’opera emblematica dal punto di vista artistico, tecnico e sociale.
La scena, ambientata in una piazza del paese natale del pittore, rappresenta la protesta di un gruppo di lavoratori, la cui marcia verso un futuro luminoso rivendica la forza coesiva e la dignità del lavoro da cui deve partire il riscatto del popolo. È un quadro monumentale a cui l’artista lavorò per circa 10 anni partendo da progetti preliminari, tra cui l’opera “Fiumana”, conservata presso la Pinacoteca di Brera.
Il “Quarto Stato” fu presentato nel 1902 alla Quadriennale di Torino, ma nessun museo e nemmeno i Savoia decisero di comprarlo. Questo fece soffrire molto Giuseppe, che sperava di sistemare la sua situazione economica ormai disperata. Il quadro, però, ebbe un’enorme risonanza e divenne un manifesto: tanti giornali socialisti scelsero questa immagine come simbolo della rivolta proletaria.
Nel 1920 “il Quarto stato” raggiunse Milano in occasione di una mostra monografica alla Galleria Pesaro. Qui lo vedrà Marangoni, curatore delle collezioni del Castello Sforzesco, che decise di convincere la città di Milano a comprarlo. Così il grande quadro di Pellizza viene collocato nella sala della Balla del Castello Sforzesco. Dopo la Seconda guerra mondiale, il dipinto fu trasferito a Palazzo Marino, sede del municipio, nella sala della Giunta e in questi anni venne riscoperto come capolavoro della pittura italiana. Nel 2010 venne collocato al nuovo Museo del Novecento di piazza Duomo e dal 2022 è tornato alla Galleria di Arte Moderna.
La tela è dipinta con piccoli tocchi, linee di colore puro, ottenendo una fitta trama di pennellate filamentose. Questa tecnica sviluppatasi alla fine dell'Ottocento, in parallelo alle esperienze francesi, si basa sull'utilizzo dei "colori divisi", ossia stesi puri sulla tela: la sintesi avveniva nell'occhio dell'osservatore. Si manteneva così intatta la brillantezza e la luminosità di ogni pigmento. Lo sviluppo di questa tecnica nelle sue opere ha reso Giuseppe Pellizza da Volpedo uno dei principali rappresentanti del Divisionismo, insieme a Giovanni Segantini e Gaetano Previati.
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