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L'impatto delle Big Science

Ricerca di base, un investimento con ritorno positivo per il Paese. L’impatto delle Big Science su imprese e territorio. Alla LIUC la condivisione di studi nazionali.
Scuola - L'impatto delle Big Science

L’impatto delle Big Science sulle imprese e la società. Se ne è parlato alla LIUC – Università Cattaneo, venerdì 28 giugno 2019, nel corso di una tavola rotonda durante la quale sono state condivise le attività di ricerca condotte sul tema. Con il coordinamento della professoressa Raffaella Manzini, Prorettore alla Ricerca della LIUC, l'incontro è stato un'occasione per condividere gli studi condotti da ciascuno dei partecipanti e per identificare obiettivi comuni per un possibile cammino di ricerca futuro. In particolare, sono state presentate le attività svolte sulla valutazione dell’impatto delle Big Sciences nei casi dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) con il progetto ITER sulla fusione nucleare, dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), dell’Organizzazione europea per la ricerca nucleare (CERN), con gli esperimenti dell'LHC, della Scuola di Studi Superiori del Sant’Anna di Pisa e del Gran Sasso Science Institute. Ad oggi, la LIUC, in collaborazione con l’INFN, ha verificato come la ricerca di base sia in grado, grazie all'attività di procurement, di generare impatti positivi sulle aziende fornitrici. In particolare, attraverso un'indagine sia quantitativa che qualitativa, è emerso che l'attività di collaborazione con i ricercatori dell'INFN ha favorito il trasferimento di conoscenze tecniche, la generazione di impatto reputazionale e di immagine, nonché l'acquisizione di nuovi clienti e l'ingresso in nuovi mercati. In collaborazione con l’ENEA, la LIUC ha dimostrato che le aziende italiane che partecipano al progetto ITER hanno un notevole beneficio economico, di apprendimento e di mercato e generano un impatto sociale positivo sul territorio. Questo si realizza anche e soprattutto grazie ai network creati dalle aziende vincitrici dei contratti ITER. Ad esempio, l’azienda Walter Tosto di Chieti, per completare le commesse ITER, ha coinvolto nel suo network altri attori quali subfornitori e università, assicurando così ai propri dipendenti migliori prospettive future, garantendo la “sopravvivenza” delle piccole aziende del network, formando studenti e nuovo personale nell’ambito della fusione nucleare, generando infine un notevole indotto sul suo territorio. Il gruppo della Statale di Milano, guidato dal professor Florio e dal dottor Castelnovo, ha evidenziato i benefici generati per le aziende fornitrici del CERN. Mediante analisi quantitative costi-benefici è emerso come gli impatti positivi (benefici) siano maggiori degli impatti negativi (costi). Di particolare rilievo è stato il tema di studio sulla percezione delle Big Science sia da parte del capitale umano impiegato al CERN, che ha reputato di elevato valore le esperienze lavorative al CERN, sia da parte dei suoi finanziatori, ossia i cittadini comuni francesi, che sarebbero disposti a pagare per le Big Science, in termini di tasse, più di quanto attualmente richiesto dal governo. Anche il gruppo della Sant’Anna di Pisa, guidato dal professor Piccaluga con gli studi sul trasferimento tecnologico, e della professoressa Faggian del Gran Sasso Science Institute (GSSI) con gli studi sulla ricostruzione de L’Aquila, hanno fatto emergere la rilevanza degli investimenti in ricerca pubblica. Alla luce di questi risultati, durante la tavola rotonda è emerso come sia necessario far crescere, a livello nazionale, la cultura e la consapevolezza che l’investimento in ricerca di base genera un ritorno positivo per il paese. Tale consapevolezza può crescere solo se vi è una “massa critica” nella divulgazione degli impatti generati dalle Big Science. In questo contesto, da una parte i fisici devono essere più consapevoli dell’impatto che sono in grado di generare sulle aziende e dall’altra sono necessari dei nuovi modelli organizzativi che sappiano supportare i ricercatori e i manager degli enti pubblici di ricerca nel valorizzare le loro attività di trasferimento tecnologico. Occorre inoltre che la classe politica e Anvur siano coinvolti e resi partecipi dei risultati e degli impatti dei progetti di Big Science, così come i cittadini, ossia i contribuenti, che devono essere informati sui progetti di Big Science e sul loro valore.

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