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mercoledì 01 maggio 2024 | ore 23:56

"Siamo fatti di luce"

Milano - Mario Delpini e Angelo Scola in Duomo

1. La mia città non è un orfanatrofio.
Mi hanno detto che la mia città è un immenso orfanatrofio, attrezzato come un paese dei balocchi. Mi hanno detto che la mia gente va girovagando per la città, senza avere case dove ritornare, senza aver padri di cui si possa fidare e che chieda conto di come si usi il tempo e il denaro.
Mi hanno detto che le strade della mia città non sono per andare da qualche parte, per portare a compimento una missione e per realizzare uno scopo, ma servono per una esposizione di infinite vetrine di ogni ben di Dio.
Mi hanno detto che ci sono cittadini della mia città che nessuno nota, anche se sono sotto gli occhi di tutti e non c’è nessuna madre, nessuno che rimanga sveglio la notte per loro.
Mi hanno detto che ci sono piazze dove si accampano e si sciupano le migliori giovinezze della città, e si considera un divertimento rovinarsi la salute e sia motivo di vanto esagerare fino a star male e si consideri una impresa da raccontare questo farsi del male. E non ci siano padri che riescano a dire: “Questo non va bene. Non si deve fare” e riescano a farsi obbedire.
Mi hanno detto che la mia città è un immenso orfanatrofio.

Io invece ho la gioia, ho il dovere, ho la responsabilità di proclamare alla mia città, alla mia gente la grazia di questo Natale: nessuno è orfano, nessuno è abbandonato, nessuno vive e muore come un essere insignificante apparso sulla scena del mondo. Gesù è nato perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”.
Il natale di Gesù è il farsi presente nella carne della verità del mondo, dell’intenzione originaria per cui il mondo esiste. E ogni figlio d’uomo riconosce in Gesù la sua vocazione originaria, quella di essere figlio di Dio. La condizione per non essere orfani, per non essere gente che non interessa a nessuno, è accogliere Gesù, contemplare Gesù, vivere in comunione con Gesù: A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio.
La rivelazione della paternità di Dio che è offerta a ogni figlio dell’uomo nel Natale del Figlio di Dio manifesta la nostra origine: non dal nulla, ma da Dio; e manifesta la nostra destinazione ultima: non verso il nulla, ma verso Dio.
E così la vita si rivela nella sua luminosa verità: è una vocazione a diventare figli di Dio nel Figlio Gesù e a partecipare alla sua gloria. La strada non è fatta per guardare i negozi, ma per correre lieti verso la meta e gioire del cammino.
Come riuscirò a far sapere a tutti gli abitanti della mia città che Dio è nostro padre, che noi possiamo addirittura pregare dicendo: “Abbà! Padre!”? Come potrò io solo percorrere le strade della città e svegliare chi dorme nella rassegnazione e riabilitare chi si rovina nello sperpero del proprio tempo e della propria salute e rivelare invece la bellezza di essere uomini e donne che vivono per una vocazione e che hanno una missione da compiere? Come potrò io raggiungere tutti se voi non mi aiutate?

2. La mia città non si smarrisce nelle tenebre.
Mi hanno detto che la mia città si smarrisce nelle tenebre. Mi hanno detto che in città hanno acceso tante luminarie come un artificio per farci coraggio, come per dire: non pensate alle tenebre che avvolgono il mondo, non lasciatevi spaventare dall’incombere della minaccia oscura, dell’abisso spaventoso che sprofonda nel nulla, non datevi pensiero della nera signora che abita la notte, del suo nome innominabile e terrificante: accendete luci, suonate musiche, celebrate feste!
Mi hanno detto che la gente della mia città preferisce le tenebre alla luce: è insidiata dalla paura che venga alla luce ciò di cui si vergogna, teme che si scopra il lato di sé che vuole nascondere, è oppressa da sensi di colpa, da complessi di inadeguatezza, dal soffrire come una umiliazione la propria fragilità. Mi hanno detto che la mia città preferisce le tenebre alla luce, preferisce la maschera alla verità, preferisce l’apparenza artificiosa alla semplicità, preferisce narrare storie di progressi infiniti. Perciò forse sta scritto: veniva nel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo … eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Io però non mi rassegno, noi non ci rassegniamo a preferire le tenebre: siamo convocati per celebrare il mistero dell’irrompere della luce e accogliamo Gesù e nella sua luce vediamo la luce. E l’irradiarsi della sua luce, il diffondersi della sua gloria manifesta che le paure della mia gente non sono fondate, che la verità più profonda di noi stessi non è la desolazione per il male commesso, la vergogna per la parte di noi stessi che non ci piace. La verità più profonda è luminosa, è gloriosa: il mondo è stato fatto per mezzo di lui. Siamo fatti di luce, siamo fatti a immagine del Verbo pieno di grazia e di verità. Siamo autorizzati ad avere stima di noi stessi: abbiamo contemplato la sua gloria, gloria del figlio unigenito … a quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio.
Ma come posso io percorrere la città per chiamare ciascuno alla luce? Per dire a ciascuno la parola rassicurante: “fratello! sorella!”, se non andiamo, noi, tutti insieme, per le strade della città con la nostra piccola luce ad annunciare e raccontare dell’incontro con Gesù che proprio adesso stiamo celebrando e che in questa notte ci ha tutti avvolti di luce?
Venite, camminiamo nella luce del Signore!

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