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venerdì 26 aprile 2024 | ore 14:30

Campagne lombarde addio

I dati sono allarmanti. In cinquant'anni, dal 1955 al 2011, le superfici agricole utilizzate sono diminuite di oltre il 25,4% passando da 1.322.017 ettari a 986.853 ettari.
Inchieste - Campagna (Foto internet)

Campagne lombarde addio. In cinquant'anni, dal 1955 al 2011, le superfici agricole utilizzate sono diminuite di oltre il 25,4% passando da 1.322.017 ettari a 986.853 ettari. E' quanto emerge dal dossier “terra tradita” diffuso questa mattina dalla Coldiretti Lombardia in occasione della protesta degli agricoltori contro il cemento killer. Dalle ore 9 in centinaia circondano la sede di Infrastrutture Lombarde con cartelli e trattori per denunciare il consumo selvaggio di suolo, e la scomparsa di cibo e di agricoltura. Secondo i dati del dossier, la Lombardia soffoca sempre più tra strade, case e capannoni. In cinquant'anni il suolo urbanizzato è aumentato del 235%. Una colata di cemento che dagli Anni Cinquanta ha continuato a ingrandirsi rubando suolo agricolo e naturale, facendo strage di fiori e animali e mettendo a rischio la stabilità idrogeologica del territorio. Una situazione che è destinata a peggiorare complice la costruzione di nuove arterie autostradali. Teem, Brebemi e Pedemontana si mangeranno oltre 4 mila ettari di suolo, coinvolgendo alcuni dei territori più urbanizzati della regione come Milano, Bergamo, Brescia e Monza, oltre a Lodi, Como e Varese. Tra queste province, quella in cui il cemento è aumentato più velocemente è Brescia. Tra il 1999 e il 2007, infatti, sono stati urbanizzati 2,3 ettari al giorno per un totale di quasi 6.800 ettari in otto anni. Nello stesso periodo, nel Bergamasco si è persa un'estensione di suolo agricolo pari a circa 7 volte la superficie del Parco Nord Milano (da 82.426,4 ettari si è passati a 77.973,5 ettari), mentre nel Lodigiano l'area urbanizzata è aumentata del 15,6% (da 8.495,6 a 9.825,6 ettari). In provincia di Monza Brianza in 8 anni i campi coltivati sono diminuiti dell'8,2% passando da 16.117,8 a 14.786,8 ettari, mentre a Como e Varese nello stesso arco di tempo si è registrata una diminuzione di terre agricole compresa tra il 4% e il 5%. Milano si conferma la provincia con più aree urbanizzate (62.618,8 ettari nel 2007), e proprio su questo territorio si sta realizzando una delle nuove grandi opere viabilistiche che stanno interessando la nostra regione: la Tangenziale Est Esterna di Milano. Trentadue chilometri lineari più altri trentotto di opere connesse, la Teem coinvolgerà – secondo le stime della Coldiretti Lombardia – circa 150 aziende agricole e occuperà una superficie complessiva di 10 milioni di metri quadrati. Altra grande infrastruttura che interessa l'area del Milanese è la nuova autostrada Brescia Bergamo Milano (Brebemi), in procinto di essere inaugurata: una lingua d'asfalto di 62 Km che ha occupato circa 1.000 ettari di suolo. Una volta concluse entrambe le opere – spiega il Dossier “terra tradita” - con Teem e Brebemi si perderanno quasi 18 milioni di chili di mais, mentre solo nel tragitto della Tangenziale Est Esterna sono in pericolo circa duemila mucche che producono latte in parte destinato alla realizzazione del Grana Padano. “In Lombardia – spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia – è in atto un continuo consumo selvaggio di suolo. Non si vuole capire che meno campi e meno terreni non significa solo meno cibo e meno agricoltura, ma anche più inquinamento e meno sicurezza contro gli eventi meteorologici estremi che sempre più spesso si verificano anche nella nostra regione. Siamo scesi in piazza per denunciare questo trend negativo e per manifestare contro un atteggiamento ingiusto che si sta perpetrando verso gli agricoltori interessati dalla costruzione delle nuove autostrade. Oltre a dover subire il danno della perdita dei terreni, devono affrontare anche la beffa di vedersi negati, in tutto o in parte, i risarcimenti degli espropri subiti. E’ come se qualcuno entrasse in casa vostra sfondando la porta, la occupasse, vi offrisse quattro soldi e poi vi dicesse di arrangiarvi se non siete d’accordo. Ma vi pare possibile?”. Secondo quanto emerge dal Dossier “Terra tradita”, circa il 90% delle aziende agricole che hanno subito espropri per la costruzione della Teem e delle sue opere connesse non sanno ancora quanto e quando saranno pagati perché manca un protocollo d'intesa tra le associazioni di categoria e la società costruttrice. Su Brebemi, invece, la situazione è diversa: mentre la maggior parte delle 300 aziende coinvolte ha già ricevuto gli acconti degli indennizzi, c'è una situazione di stallo per i saldi che mancano ancora all'80% delle famiglie che hanno avuto l'azienda mutilata. La situazione di difficoltà e le preoccupazioni per il futuro emergono dalle parole di chi oggi è al fronte della protesta in corso sotto la sede di Infrastrutture Lombarde.

ECCO LE LORO TESTIMONIANZE

Renato Maestri, 39 anni Treviglio (Bg) - Laurea in produzioni animali, con i fratelli Paolo e Rosanna gestisce un’azienda agricola a Treviglio (BG) di circa 40 Ha e con un carico di 230 bovini di cui 100 vacche da latte. “Negli ultimi anni – spiega Renato - abbiamo lavorato molto per sviluppare l’azienda agricola avviata da nostro padre e renderla sempre più moderna ed efficiente. Purtroppo Brebemi ha in parte vanificato i nostri sforzi e abbiamo dovuto affrontare difficoltà impreviste. La nuova autostrada corre a poche centinaia di metri dalla nostra stalla e ci ha di fatto bloccato la possibilità di espanderci sul quel fronte. Oltre alle problematiche comuni a tutti per quanto riguarda la macchinosità degli indennizzi per gli espropri, dobbiamo affrontare non poche difficoltà per quanto riguarda gli accessi ai nostri fondi: le strade intrapoderali sono state frammentate e la nostra proprietà è stata praticamente tagliata in due senza contare lo stravolgimento di alcuni corsi d’acqua. Il bello è che il prossimo 23 luglio Brebemi verrà inaugurata, ma il terreno che ci è stato espropriato per costruirla è ancora intestato a noi e continuiamo a pagare le tasse”.

Daniele Noli, 40 anni, Castrezzato (Brescia) – Brebemi è arrivata e si è portata via 8 ettari dei 10 totali dell’azienda di Daniele Noli, una proprietà fino a qualche anno fa coltivata a mais che contava un allevamento di vacche da latte di circa 120 capi. Oggi, dopo l’arrivo della nuova autostrada, le mucche sono scese a 70 per una perdita di circa 2 mila quintali di latte italiano, mentre la produzione di granella di mais è diminuita di 1.200 quintali. “Non posso continuare a sostenere tutte queste spese e a condurre una vita lavorativa disorganizzata – spiega Daniele Noli – Sono costretto ad affittare terreni per poter alimentare le mie vacche, devo percorrere ogni giorno decide di km per raggiungere i terreni e tutto questo sta mettendo a dura prova la sopravvivenza della mia azienda. Non possono continuare a cementificare tutto il suolo agricolo, dobbiamo salvaguardare il nostro ambiente”.

Emanuele Meani, 29 anni, Cambiago (Mb): il sogno di gestire un’azienda florovivaistica rischia di infrangersi per il passaggio della Teem e delle sue opere connesse. “L’arrivo della Teem mi ha dimezzato la produzione degli ultimi cinque anni – spiega Emanuele – Il mio è un lavoro che si concretizza nel tempo: nel 2009 ho messo a dimora 20 mila piantine di acero che avrei potuto vendere proprio in questi anni, ma oltre la metà mi è stata espropriata per i lavori della nuova autostrada. Oltre ad aver perso 2mila metri quadrati di terreni, mi ritrovo con la metà del prodotto commercializzabile. Il bilancio della mia azienda è seriamente compromesso e se non avrò i risarcimenti di quello che mi han tolto in tempi ragionevoli, a rischio è tutta l’attività”.

Carla Foschetti, 72 anni di Chiari (Brescia) – “Ci hanno portato via tutto, hanno distrutto la nostra vita – dice Carla Foschetti – Insieme al marito Angelo gestiva una delle aziende leader di Chiari per produzione di latte di alta qualità, con una superficie di 21 ettari coltivati a mais e con 150 vacche in lattazione. Sono stati costretti a trasferirsi nella zona a nord di Chiari dimezzando la superficie a mais e mantenendo solo 10 mucche da carne. “Ricordare fa molto male – continua Carla – vivevamo in una cascina del 1800 e ora non abbiamo più nulla. Diciamo basta alla sottrazione di terreno fertile altrimenti metteremo in ginocchio l’intera agricoltura locale con il rischio di perdere i prodotti d’eccellenza che solo noi sappiamo fare”.

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