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"Ascoltatore attento di tutti e di tutto"

L'ultimo saluto a don Giampiero Baldi: nella sua storia Turbigo una celebrazione con tanti confratelli, amici e fedeli per ringraziare il Signore del suo servizio.
Turbigo - Funerali di don Giampiero

La chiesa parrocchiale Beata Vergine Assunta di Turbigo era gremita, giovedì pomeriggio, 23 ottobre, per l’ultimo saluto a don Giampiero Baldi: una grande folla di gente comune, “il popolo cristiano che gli è stato affidato a diverso titolo e in varie parrocchie negli anni del suo sacerdozio”, e tanti sacerdoti a concelebrare. “È stato molto amato perché ha molto amato”, ha letto il Vescovo ausiliare Luca Raimondi, dal messaggio dell’Arcivescovo Mario Delpini, che così si è fatto vicino per questo momento: “Ha vissuto una paternità sollecita, talora sofferta, sempre ispirata dalla fede nel Signore e dal desiderio di servire la Chiesa. La sua dedizione si è espressa fino alla fine nel ministero della confessione e nella celebrazione dell’Eucaristia con letizia e umiltà, pur nelle fatiche e nei dolori creati dalla sua condizione fisica. Entrando ora nel riposo di Dio continuerà ad essere paterno ispiratore dei molti che pregano per lui”. “Un uomo dal cuore grande e generoso” e “una sorta di umiltà del cuore e del ragionare che scaturiva dal suo rapporto con Cristo e dall’affezione profonda alla Chiesa” sono alcune delle parole commosse dell’omelia di don Mario Garavaglia, rettore del Santuario Santa Gianna Beretta Molla di Mesero. “La sua curiosità nell’imparare lo faceva ascoltatore attento di tutti e di tutto: per lui ogni persona portava un frammento del mistero di Dio” e ha speso ogni sua energia nel far scoprire questo mistero che accompagna la vita. “Questa sua indole - ha continuato don Mario Garavaglia - si è manifestata nella dedizione con cui ha servito tutte le comunità in cui è stato mandato fino all’ultima destinazione, la Scala di Giacobbe, a Castelletto di Cuggiono, dove la sua presenza ha fatto sì che questo luogo, quasi ai confini della Diocesi, diventasse un luogo di preghiera, di ascolto di tante ferite umane e insieme di generazione di un popolo”. La certezza dell’amore per il Signore era cresciuta in lui ed era diventata definitiva grazie all’incontro con gli amici di Comunione e Liberazione, e in particolare i sacerdoti con cui ha condiviso tanta parte della sua vita e con i quali ha conosciuto il carisma di don Luigi Giussani. Per don Giampiero è venuto presto il tempo della sofferenza, “si è rivelato un grande lottatore”, affrontando questa prova con il sorriso e anche con un filo di ironia fino agli ultimi giorni, la sua ultima dimora, l’ospedale prima e la Rsa poi. Anche il tempo della malattia, che lo ha accompagnato per lunghi anni, “gli ha mostrato che dedicarsi alla cura delle persone poteva essere meno appariscente ma più incidente nella crescita personale e spirituale di ciascuno. Il suo piccolo studio in un angolo del cortile della Scala di Giacobbe è diventato il luogo di tanti incontri dove ognuno si sentiva il preferito, dove a ognuno era dedicata un’attenzione senza alcuna misura ma soprattutto erano accolti dolori e lacrime, che trovavano in lui parole di consolazione e misericordia, capace di sostenere, cambiare la vita delle persone, riportare all’origine della loro scelta, del loro amore, del loro desiderio di affrontare la vita”. A conclusione della celebrazione, l’ultimo omaggio dai gruppi e dalle Istituzioni. In primo luogo da parte del Consiglio pastorale della Comunità In Binda che ha avviato lui stesso negli ultimi anni all’interno della comunità turbighese. Un saluto particolarmente affettuoso è stato letto dalla Fraternità di Comunione e Liberazione che ha ricordato l’impegno e la vicinanza nel far crescere relazioni fraterne tra i partecipanti, fino agli ultimi mesi, provati dalla malattia: “Anche se te ne sei andato con il sorriso - ha detto - un po’ come nella scena finale del film ‘Preferisco il Paradiso’ su San Filippo Neri, con la serenità di essere ora dove desideravi essere”, in Paradiso. Molto coinvolgente l’omaggio di Fabrizio Allevi, sindaco di Turbigo, con alcuni ricordi dei suoi lunghi 26 anni in paese, alternando momenti belli e difficili, ma anche aneddoti personali come quando lo incontrava il sabato pomeriggio per le confessioni, e don Giampiero era lì, sempre assorto a pregare il Santissimo. Ultimo, in chiusura, don Carlo Rossini che ha sottolineato la presenza discreta ma paterna, capace di dare consigli e le parole giuste, la sua obbedienza e disponibilità nell’avviare la Comunità pastorale, “pioniera” nella Diocesi, unito all’affetto dei parrocchiani, anche in questi ultimi 12 anni che era in Casa Decanale a Castelletto, le attenzioni della signora Luigia che per quasi 50 anni si è presa cura di lui, dei volontari ed amici che negli ultimi mesi si alternavano con la loro presenza, non lasciandolo mai solo, “esempio di filiale devozione e operosa carità cristiana”. (di Letizia Gualdoni)

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