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lunedì 29 aprile 2024 | ore 19:01

"Dare un futuro alla Città metropolitana"

In occasione del decennale della sua istituzione, la Città metropolitana di Milano ha organizzato un seminario di tre giorni - articolato in più tavole rotonde hanno coinvolto oltre cinquanta tra esperti, stakeholder e amministratori - non solo per riflettere sullo stato dell'arte del governo metropolitano, ma anche per avanzare proposte per il futuro.
Milano - Un momento del seminario

In occasione del decennale della sua istituzione, la Città metropolitana di Milano ha organizzato un seminario di tre giorni - articolato in più tavole rotonde hanno coinvolto oltre cinquanta tra esperti, stakeholder e amministratori - non solo per riflettere sullo stato dell'arte del governo metropolitano, ma anche per avanzare proposte per il futuro.

Le città metropolitane istituite con la legge 56 nel 2014, ovvero la cosiddetta legge Delrio, oltre che da alcune leggi di Regioni a statuto speciale che, come la normativa nazionale, rispondevano a un’idea molto diffusa in quella fase politica. Ovvero che le province fossero enti sostanzialmente da superare. Proprio per questo la legge aveva definito una disciplina che sarebbe dovuta essere transitoria, e prevedeva che le città metropolitane restassero gli unici enti di area vasta presenti nel paese.

Come è noto però la riforma non è mai entrata in vigore. Da quel momento la “normativa provvisoria”, seppur con alcune revisioni parziali, è rimasta attiva per dieci anni. Le città metropolitane però si sono trovate fin dall’istituzione a operare in un quadro finanziario del tutto incerto nonostante siano titolari di competenze di grande importanza quali la gestione delle strade ex provinciali e la manutenzione degli edifici scolastici. Questi enti di governo di area vasta hanno una natura di programmazione strategica, che ha la funzione di pianificare in termini armonici le linee di sviluppo urbano, economico, sociale e infrastrutturale che deve necessariamente coinvolgere tutto il territorio metropolitano.

Tutti i relatori hanno concordato circa gli elementi di criticità presenti che caratterizzano questi nuovi enti:
• Inadeguatezza del capitale umano rispetto alle nuove funzioni attribuite all’ente;
• Debolezza finanziaria aggravata dalla riduzione percentuale del gettito dell’IPT e dell’Rc Auto rispetto al periodo pre-Covid;
• Fragilità degli organi e delle strutture organizzative;
• Difficoltà a giocare un ruolo di coordinamento nelle politiche urbane per lo sviluppo
economico;

Da queste premesse gli stakeholder hanno sollecitato i decisori politici affinché si giunga a una riforma del sistema delle autonomie locali che permetta, in primo luogo, la partecipazione attiva dei cittadini alla scelta dei vertici degli enti di area vasta e oltre che prevedere una fonte certa di finanziamento autonoma, con un tributo proprio, le Città metropolitane.

Così commenta il vice sindaco Francesco Vassallo: “infrastrutture e mobilità. sviluppo armonico del nostro territorio. In questi anni difficili le Città metropolitane hanno dimostrato la propria utilità e complessivamente sono state in grado di corrispondere alle funzioni di dimensione “vasta”, e sono state capaci di costituire un riferimento per l’intero sistema delle autonomie ed in particolare per i comuni, specie quelli di dimensioni minore. A Milano abbiamo fatto del nostro meglio per gestire oltre 150 edifici di scuole superiori e 750 chilometri di strade, che per anni non hanno ricevuto dallo Stato le risorse necessarie a garantirne prima di tutto la piena sicurezza, ma adesso serve un cambio di passo da parte del Governo e del Parlamento. L'area metropolitana milanese è un polo attrattivo di competenze, saperi, attività economiche e imprenditoriali. E oltre che essere la parte più avanzata e dinamica del nostro paese é anche l’unica in grado di competere con le grandi metropoli europee. Un hub, caratterizzato da un solido sistema produttivo ed una fitta rete di servizi all'avanguardia, in cui si elaborano visioni per dare risposte locali a sfide globali che oggi ci pongono in competizione, ma anche in una sempre più stretta interconnessione che moltiplica le opportunità di crescita e sviluppo, con le altri grandi aree metropolitane europee e mondiali. l’Italia, unica tra i grandi paesi europei, non ha un efficace sistema di governance dei temi strategici di interesse sovracomunale. I deficit di Milano in materia ambientale e di qualità dell’aria devono essere letti come delle cartine di tornasole di questa situazione. Serve una profonda revisione della Legge Delrio. Alla Città metropolitana servono risorse certe, amministratori eletti dai cittadini, strumenti per incidere veramente in materie strategiche quali le infrastrutture, la mobilità e tutela ambientale. Serve una forte alleanza tra le forze vive della società come le imprese, i sindacati, le istituzioni universitarie e gli amministratori locali. Chiediamo di avere solo quanto ci spetta. Essere messi, finalmente, nelle condizioni di poter lavorare al meglio delle nostre possibilità al servizio del nostro territorio e del nostro Paese”.

Aggiunge la consigliera delegata alla Protezione civile, affari istituzionali, zone omogenee, polizia metropolitana, Sara Bettinelli: “Le Città metropolitane sono nate per governare complessità e dovrebbero rappresentare il cuore strategico nella gestione dello sviluppo delle aree urbane, ad esempio la rete dei trasporti milanesi non si ferma certo all’interno del perimetro cittadino. In questi anni tra i decisori politici ha prevalso la tendenza ad affrontare ogni problema rilevante in modo scollegato, al di fuori di strategie complessive di lungo periodo, capaci di assicurare il perseguimento di obiettivi più ambiziosi ha lasciato questa riforma in mezzo a un guado, il risultato è che il nuovo ente vive una crisi di identità e di risorse e oggi gestire le Città crea problemi e che non permette di cogliere pienamente le opportunità. Opere PNRR: tra le spese in conto capitale si trovano anche gli stanziamenti di competenza del triennio relativi alle opere del PNRR, per un importo complessivo pari a 147,1 milioni di euro nel 2024, a 78,4 milioni nel 2025, a 12,2 milioni nel 2026”.

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