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giovedì 25 aprile 2024 | ore 22:13

"Io, italiano due volte..."

“C'è un prima, che conosco dai racconti dei miei familiari. E c’è un dopo che, invece, ho vissuto in prima persona e che è stato drammatico”. Claudio Giraldi, esule istriano.
Territorio - Giardini Martiri delle Foibe

La sua vita, un prima che conosce dai ricordi e dai racconti dei familiari, dei parenti e dei conoscenti, un dopo, invece, che ha vissuto in prima persona e che è stato qualcosa di drammatico. Perché Claudio Giraldi è uno dei tantissimi esuli istriani. Lui e quella terribile pagina di storia del nostro Paese che niente e nessuno potrà mai cancellare dalla memoria. “Sono stati anni dolorosi – spiega – E, come potete ben capire, non è semplice parlarne. L’emozione è grande e la drammaticità di ciò che è accaduto ci accompagna praticamente ogni giorno e resterà per sempre con noi. Alla fine c’è un prima, che appunto so da quanto mi hanno detto in famiglia, mentre il dopo l’ho affrontato in modo diretto”. Le immagini, allora, sono diverse e quando ci pensa, inevitabilmente, è come se le rivivesse di nuovo. “In migliaia siamo stati mandati in quelli che venivano chiamati campi profughi – prosegue – Noi, forse, siamo stati tra i più fortunati, perché eravamo in una stanza di tre metri per tre di una pensione con un letto matrimoniale, un piccolo armadio e un lavandino. E’ nata, poi, mia sorella, così dormivamo in quattro tutti assieme e qui siamo rimasti per dieci anni”. Dieci lunghi e interminabili anni, che l'hanno provato nel cuore e nell'anima. "Perché oltre alle vicende terribili di ognuno di noi - conclude - dalla fine della guerra e fino all'incirca agli anni '90 è stata anche una pagina di storia che quasi dava fastidio solo a parlarne. Per un motivo o per un altro, infatti, c'era sempre il "sì, però" e ha dovuto intervenire una legge dello Stato per rievocare qualcosa che, invece, era già nei fatti. Quello che oggi ripeto è che, alla fine, sono italiano due volte, per nascita e per scelta. Una parola quest'ultima importante, carica di significato e di drammaticità, perché scegliendo di rimanere appunto italiani non sapevamo a cosa andavamo incontro".

CLAUDIO, ESULE ISTRIANO: "IO, ITALIANO DUE VOLTE...".

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