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giovedì 25 aprile 2024 | ore 22:32

Caldenda: "Il Partito della Nazione"

"La verità è che destra e sinistra sono state ugualmente incapaci di modernizzare il paese e tenerlo al passo con le grandi nazioni europee".
Politica - Carlo Calenda

Si può rilevare una differenza sostanziale – che vada al di là delle parole - tra destra e sinistra nell'azione dei Governi che si sono succeduti nella seconda Repubblica? Noi crediamo di no.

Riteniamo al contrario che destra e sinistra abbiano mostrano gli stessi limiti e una incredibile similarità nelle fallimentari politiche attuate. Per conseguenza la divisione della politica semplicemente in destra e sinistra è una grande impostura che va smascherata se vogliamo riportare l'Italia tra i grandi paesi europei.

Proviamo a scorrere rapidamente:
1. Fisco. Sia la destra che la sinistra hanno fatto condoni di tutti i tipi. La flat tax sulle partite IVA è stata introdotta dalla sinistra e estesa dalla destra. Piccoli tagli del cuneo fiscale sono stati effettuati da governi di destra e di sinistra ma, tolto il periodo del Governo Renzi, la pressione fiscale complessiva non è mai diminuita. Patrimoniale e tassazione della prima casa sono argomenti tabù per entrambi gli schieramenti. Nessuno è riuscito a fare una riforma organica del sistema fiscale e a portare l'evasione fiscale ad un livello accettabile. 

2. Immigrazione. I porti in Italia non sono mai stati né aperti nè chiusi. Gli accordi con la guardia costiera libica sono stati introdotti dalla sinistra e confermati dalla destra. Il codice di condotta delle ONG è stato varato dalla sinistra e riproposto dalla destra. La destra fa un poco più di sceneggiate tenendo ferme le navi nei porti per qualche ora, ma i migranti continuano ad arrivare e continuano a muoversi verso gli altri paesi europei. Gli irregolari in Italia sono sempre 500.000 e nessuno ha mai ridotto questo numero in modo significativo. I decreti sicurezza sono stati introdotti da Conte, punto di riferimento dei progressisti e oramai da tutti considerato "di sinistra", e comunque sono stati del tutto inefficaci. Lo Ius scholae non è stato approvato e nessuno è riuscito a varare una riforma complessiva delle politiche migratorie e di integrazione.

3. Politica di bilancio e rapporti con l'UE. Al netto delle dichiarazioni roboanti della destra e dei 5S tutti i governi hanno dovuto sottostare alle regole europee, nessuno ha messo in discussione l'Euro e tutti hanno più o meno cercato di scaricare sull'Europa più colpe possibili. Nessuno è riuscito a varare politiche serie di rientro del debito.

4. Ruolo dello Stato nell'economia. Tutti gli schieramenti politici hanno chiesto quando erano all'opposizione la nazionalizzazione di aziende decotte. Tutte le forze politiche hanno cercato, una volta al Governo, di cedere le aziende decotte. Paradigmatica la vicenda Alitalia, su cui destra e sinistra hanno prima cercato di nazionalizzare e poi, dopo aver fallito il risanamento, hanno cercato, una volta al Governo, di venderla. Nessuno ha ridotto la presenza dello Stato nell'economia, in particolare a livello locale.

5. Concorrenza. Tutti gli schieramenti politici hanno cercato di limitarla, con l'eccezione di Bersani nel Governo Prodi e della legge sulla concorrenza varata dal Governo Renzi. Balneari e tassisti sono ancora gagliardamente sostenuti da uno schieramento trasversale.

6. Welfare. Scuola e sanità sono state indebolite da tutti i governi con l'eccezione del periodo pandemico. Allo stesso modo tutti gli schieramenti politici hanno cercato di smantellare o procrastinare la riforma Fornero. Risultato di questa azione bipartisan è stato un ulteriore squilibrio della spesa a favore delle pensioni. L'Italia è oggi il grande paese più ignorante d'Europa e con la spesa sanitaria più bassa. Il mercato del lavoro continua ad essere duale. Metà garantiti e metà (prevalentemente giovani) malpagati e precari. La formazione tecnica di secondo e terzo livello rimane un buco nero. Il mismatch tra domanda di lavoratori e formazione degli stessi, ha raggiunto il record di 540.000 unità.

7. Infrastrutture ed Energia. La sindrome Nimby colpisce sia la destra sia la sinistra. La dipendenza energetica dalla Russia è aumentata costantemente con i governi di destra e di sinistra. La capacità di realizzare infrastrutture è rimasta la stessa, ovvero quasi nulla, con i governi di destra e di sinistra. 

8. Federalismo e Mezzogiorno. Il federalismo è stato introdotto dalla sinistra e ampliato dalla destra. Il risultato è stato un caos istituzionale e l'ampliamento del divario tra Nord e Sud. L'unico tentativo di riforma delle competenze Stato/Regioni è stato fatto dal Governo Renzi. L'autonomia, sostenuta da Destra e Sinistra (Bonaccini in primo luogo), se approvata, porterà il paese ad aumentare il caos istituzionale e amministrativo. 

9. Istituzioni e leggi elettorali. Destra e sinistra hanno giocato con le leggi elettorali per tutta la seconda Repubblica producendo dei veri e propri mostri. D'altro canto l'unica "riforma" delle istituzioni approvata, oltre al federalismo, è stata il taglio dei parlamentari che ha portato ad un ulteriore indebolimento dell'efficienza del Parlamento, oramai ridotto a luogo di approvazione dei decreti del Governo. Una differenza significativa tra Destra e Sinistra si rileva sul Presidenzialismo. Ma al momento si tratta più che altro di chiacchiere ripetute da trent'anni.

10. PA e giustizia. La qualità dell'azione della pubblica amministrazione è peggiorata con governi di destra e di sinistra. La capacità gestionale rimane il grande buco nero dell'Italia. I ritardi sulla spesa del PNRR ricalcano esattamente quelli sui fondi europei ordinari accumulati nel corso di tutta la seconda Repubblica. Sull'efficienza della giustizia civile e penale nessun governo è riuscito ad incidere. Tuttavia, la differenza di orientamento – giustizialismo vs garantismo – si è fatta più netta con l'abbraccio tra PD e 5S.

11. Diritti. Proclami elettorali e legge Zan a parte, la destra non sembra aver alcuna intenzione di rivedere unioni civili, diritto all'aborto o altro.

La verità è che destra e sinistra sono state ugualmente incapaci di modernizzare il paese e tenerlo al passo con le grandi nazioni europee. Per nascondere questa inconsistenza hanno usato una "politica del rumore" fatta di dichiarazioni tanto vuote quanto estreme. In questo teatrino hanno vinto i partiti (che non hanno dovuto misurarsi con la realtà) e ha perso il paese.

I primi mesi del Governo Meloni dimostrano che anche la rivoluzione sovranista è finita in un triste galleggiamento, che si colloca tra il peggior Berlusconi e il miglior Salvini. Qualche mancia nella legge di bilancio e qualche sterile protesta contro la BCE. Nuovi stravaganti reati – decreto rave – invece che proposte di riforme organiche della giustizia. Nessun pericolo democratico e nessuna novità dunque.

I "Vaffa", il "prima gli Italiani" e il "sono una madre e sono cristiana" non hanno prodotto nessuna rivoluzione. Sono state solo delle strategie di marketing utili a prendere voti ma non a governare.

Quello che ci serve è mettere mano a processi complessi e incidere sui problemi profondi dell'Italia. Il paese va rimontato a partire dalla scuola, dalla cultura, dalla formazione e dalla sanità. E queste riforme non sono di destra o di sinistra, sono solo necessarie.

Per questo abbiamo bisogno di un grande Partito della Nazione che faccia proprio lo spirito repubblicano del Governo Draghi e che attinga alla classe dirigente capace di gestire e amministrare a prescindere dalla storia delle singole personalità.

Un partito dotato di una solida cultura politica liberale, popolare e riformista, non ridotta ad un'etichetta – destra e sinistra – che oggi viene appiccicata a caso e indipendentemente dalle politiche realizzate.

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