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venerdì 19 aprile 2024 | ore 22:52

Il sindaco Calati e il COVID-19

Sono ormai 82 i casi di COVID-19 a Magenta, dove si registrano però 23 dimissioni, nonché il primo paziente dichiarato ufficialmente guarito, a fronte di 18 ricoveri.
Magenta - Il sindaco Chiara Calati (Foto internet)

Sono ormai 82 i casi di COVID-19 a Magenta, dove si registrano però 23 dimissioni, nonché il primo paziente dichiarato ufficialmente guarito, a fronte di 18 ricoveri. Al numero dei contagiati vanno aggiunti 5 deceduti. In questo momento di lotta su più fronti per arginare e controllare l’emergenza Coronavirus, abbiamo scambiato qualche battuta con il sindaco Chiara Calati. “Il numero comunque aumenta, seppur di poche unità. Sono dati non allarmanti, ma non bisogna assolutamente abbassare la guardia. Finché non vediamo che il numero dei nuovi contagiati diventa zero giornaliero, e finché non iniziamo a vedere le guarigioni, non possiamo abbassare la guardia. Siamo nel pieno dell’emergenza, pur senza cadere nell’allarmismo - se il trend si mantiene così, appare gestibile e non desta la preoccupazione della settimana scorsa. Voglio essere cautamente ottimista”. Ci segnalano ancora tante persone in giro per le strade di Magenta, soprattutto anziani che si recano in farmacia e che scelgono di non rivolgersi ai servizi di consegna a domicilio messi in atto dall’Amministrazione in collaborazione con i volontari della Protezione Civile. Come far fronte a questa situazione? “Proprio in questa direzione va l’arrivo a Magenta dell’Esercito: perché si controllino eventuali assembramenti, perché sia un ulteriore monito alla cittadinanza che i controlli ci sono. Questo non è il momento di abbassare la guardia, è ancora il momento di stare a casa e questo sarà il messaggio da far passare. Soprattutto alle persone più fragili”. È preoccupata per le deroghe concesse a livello centrale al divieto di passeggiata? “Rispetto alla circolare del Ministero del 31 marzo, siamo molto allarmati, tutti noi sindaci di zona. Cercheremo un’opposizione a questo tipo di apertura perché non è assolutamente il momento di abbassare la guardia”. Per quanto riguarda i soggetti fragili, cosa ci può dire della RSA cittadina? “È un punto molto sensibile che stiamo cercando di preservare nel modo più assoluto. Da questo punto di vista, l’appello fatto al prefetto non solo da me, ma da tutti i sindaci del magentino che sono coordinati da Magenta nella gestione dell’emergenza e nell’interlocuzione con Prefettura, ATS e Regione è stato forte. Quando è balenata l’ipotesi di accogliere i dimessi per COVID-19 all’interno delle RSA ci siamo opposti nel modo più assoluto. Adesso pare si stia facendo un passo indietro e si stiano cercando altre soluzioni, da parte nostra tiriamo un sospiro di sollievo. I dimessi della nostra zona andranno nei 20 posti che sono stati ricavati ad Abbiategrasso dallo spostamento in Medicina generale dell’ex reparto del Piede diabetico, lì verranno ospitati i dimessi che però non sono ancora in grado di tornare a casa”. Come commenta i dati resi pubblici dalla RSA magentina Don Cuni, che ammette 5 casi di positività al COVID-19? “È pericoloso creare allarmismo, i dati dell’azienda sono da leggere con speranza. Il fatto che i positivi siano 5, ma isolati in un unico nucleo, è indicativo di un’azione che è stata fatta da subito in modo molto preciso. L’attenzione agli ospiti c’è sempre stata. È chiaro che le RSA sono punti sensibili in cui gli ospiti sono fragili, punti di maggiore allerta e apprensione da parte mia e da parte della città. Quello che da sindaco mi sento di ripetere, come appello alle istituzioni preposte - ATS, ASST e Regione - è che se nel fare i tamponi ci si dimentica del personale socio-sanitario, questo può diventare un problema molto serio. Faccio un appello perché i tamponi riguardino anche tutti coloro che vengono a contatto con gli ospiti fragili delle RSA, che siano trattati alla stregua del personale sanitario, perché lì il pericolo è molto evidente. Possiamo dire che la situazione della Don Cuni al momento è sotto controllo”. Sindaco, lei mi ha riferito [in una precedente conversazione, ndr] di essere in costante contatto con la RSA cittadina. Lei era al corrente di questi 5 casi? “Io sono stata al corrente nel momento in cui i tamponi si sono rivelati positivi, quando c’è stata l’ufficialità del test. Potrebbero esserci dei giorni di scollamento tra quando ci viene comunicato il dato ufficiale e il manifestarsi dei sintomi della malattia, ma questo purtroppo sta nelle modalità stesse di trasmissione del dato, cosa non semplice. Anche quando c’è stato un aumento significativo dei casi giornalieri a Magenta, nell’ordine di 10-12 casi, era dovuto dallo scollamento tra l’esito della positività e i sintomi della malattia. Credo che in una mole di dati così importante sia anche comprensibile. Comunque siamo informati di tutto quello che succede, dei casi che abbiamo nella RSA e su questo non ci sono casistiche di cui non siamo a conoscenza”. È chiaro che i 5 positivi possono non essere stati conteggiati nei dati magentini perché residenti altrove... “Noi conteggiamo solo le persone residenti a Magenta. È un po’ come l’ospedale: quelli che sono ricoverati, ma che non risiedono a Magenta, non vengono da me conteggiati. I ricoverati per COVID-19 all’Ospedale Fornaroli erano 116 venerdì scorso - con la Direzione sanitaria facciamo sempre il punto tra la fine della settimana e l’inizio di quella successiva, quindi nei prossimi giorni avrò i dati aggiornati”. Quindi lei è stata informata delle positività alla 'Don Cuni' in questi giorni perché i risultati dei tamponi sono arrivati solo adesso? “Sì penso di sì. Onestamente, sono dati che arrivano direttamente all’RSA, mentre a me arrivano i dati di coloro che risiedono a Magenta. Però penso di sì, non ho ragione di pensare che non sia così”. Sono intanto state assegnate dal governo centrale le risorse straordinarie per combattere l’emergenza e sopperire alle necessità della fascia di popolazione più bisognosa: il Comune di Magenta avrà complessivamente a disposizione poco più di 127 mila euro a fronte di una popolazione di 24 mila abitanti (calcolo da rapportare alla totalità della cittadinanza in modo doveroso, perché in questo momento così delicato non è così scontato che i bisognosi siano davvero una piccola fetta della cittadinanza). Verranno erogati buoni spesa di 25 euro cadauno, per un totale di 100 euro a persona. Le richieste saranno aperte da lunedì 6 aprile, tutti i dettagli sulle modalità e sui requisiti dei beneficiari sono disponibili sul sito del Comune.

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