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sabato 20 aprile 2024 | ore 00:53

Scanu trionfa a Sanremo

Attualità - Valerio Scanu (da internet)

Cala il sipario sul Festival di Sanremo, con non pochi colpi di scena: a trionfare con “Per tutte le volte che” è Valerio Scanu, altro ‘prodotto’ del talent show Amici, come il vincitore dell’anno scorso Marco Carta. A sorpresa, Scanu, dopo essere stato eliminato e ripescato, con l’aiuto del televoto ha avuto la meglio su Marco Mengoni, uno dei favoriti. Reduce dalla vittoria di X Factor, Mengoni ha dato prova del suo indubbio talento in “Credimi ancora”, che unisce originalità di stile ed estensione vocale ai massimi livelli. Tra i finalisti, sempre per merito (o demerito) di televoto e ripescaggio, l’insolito trio Pupo-Emanuele Filiberto-Luca Canonici con “Italia amore mio”, accompagnato da sonori fischi. E come dar torto alle polemiche, quando il principe “prezzemolino” ci costringe a sorbire un pezzo definito anche tra gli addetti ai lavori una “lagna melensa”, e che ci fa rimpiangere “Italia” di Mino Reitano? Ma si sa, Sanremo è fatto anche di questo. Dispiace però non vedere sul palco nessuna donna, che mai come quest’anno avrebbero meritato il podio: esempi di bel canto come “Ricomincio da qui” di Malika Ayane, canzone per palati fini che si aggiudica il premio della critica, “Per tutta la vita” della giovane Noemi, non sono state premiate come avrebbero meritato.
Vincitore della sezione Nuova Generazione è Tony Maiello, altro reduce di X Factor, con “Il linguaggio della resa” in perfetto stile sanremese. Avrebbe meritato molto anche Nina Zilli, che si è aggiudicata il premio della critica; la sua canzone “L’uomo che amava le donne”, dalle atmosfere retrò, ha messo in risalto il talento della cantante piacentina già avvezza alle scene.
“Vecchie glorie” hanno calcato il palco del festival per omaggiare la kermesse giunta quest'anno alla 60esima edizione: Mannoia, Ranieri, Bosé, Cocciante, e la prima regina di Sanremo, Nilla Pizzi, che
trionfò nel 1951.
Premiata anche la conduzione della Clerici, un po' meno invece lo stile del suo sarto; la fin troppo autentica Antonella ha gestito egregiamente le cinque serate portando a casa ascolti da record. A volte impacciata su quei tacchi decisamente troppo alti, o emozionata alla regale presenza di Rania di Giordania, la Clerici ha vinto la scommessa e sarà forse perché è delle nostre parti, ma a noi piace così, “genuinamente goffa”.
Televoto si, televoto no: un’arma a doppio taglio perché non sempre questo tipo di votazione rende merito all’effettiva qualità di una canzone, e c’è chi invoca a gran voce il ritorno della giuria di qualità. Ciò nonostante è stata un’edizione finalmente ricca di belle canzoni e decisamente un festival giovane: forse i talent show servono davvero a qualcosa.

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Il mondo è bello perchè è vario

Sanremo: un luogo, un festival, un tran-tran di canzoni noiose premiate dalla critica ma snobbate da coloro che i cd li comprano (e che, se permettete, paganti e quindi sovrani su tutte le giurie di qualità di questo mondo), una serie di polemiche annesse e connesse che si trascinano per mesi senza portare a niente (perché tanto chi ha vinto, ha vinto e gli altri che si mettano pure il cuore in pace). Già dalla prima serata di giovedì, però, questo festival non sembrava la brutta copia di tutti quelli che ci avevano tediato gli anni precedenti –e lo afferma una persona che in tutta la sua vita Sanremo si era sempre rifiutata di vederlo o, nel migliore dei casi, piena di buoni propositi si metteva davanti alla tv ma dopo pochi minuti cambiava canale perché proprio non ce la faceva più. Quest’anno non c’erano neanche i mitici simboli del festival, i fiori e La Scala, quella con la ‘L’ e la ‘S’ maiuscole. Quello di quest’anno, tuttavia, una volta calato il sipario, si contraddistinguerà non solo per i rinnovamenti alla scenografia, la brillante conduzione di una Antonella Clerici più che mai sfavillante grazie anche ai suoi vestiti ridicoli quanto basta, per gli ascolti record raggiunti dal ‘girl power’, per la regina (una degna del titolo che porta, Rania di Giordania) ed il principe (un po’ meno degno, di cui sicuramente non occorre citare il nome), ma per la nuova politica che si innesta direttamente nel movimento rivoluzionario partito l’anno scorso con la vittoria di Marco Carta: per la prima volta, gli artisti che venderanno di più saranno anche quelli premiati con il leoncino sul palco. «Tutta colpa del televoto» tuonano in tanti… Colpa? Merito, semmai! Dalla notte dei tempi, quando nacque la musica e si scrissero le prime canzoni, un brano di successo era tale se piaceva. E non saprei cosa pensare se migliaia di persone avessero votato per una canzone che a loro non piaceva. Al massimo si può pensare che tanti italiani abbiano gusti discutibili, o che siano filo-monarchici, ma da qui a dire che «Il vincitore di Sanremo non si meritava questa vittoria» sembra davvero un tantino esagerato, visto che i tanti critici ed esperti non hanno probabilmente né cuore né passione per spendere 75 centesimi di euro per portare sul podio il proprio preferito. «Sono i ragazzini invasati dai reality… cosa vuoi che ne sappiano di musica, è perché Scanu è bello». Eppure l’altra mattina mi sono imbattuta in un gruppo di ragazzi, avranno avuto sì e no sedici anni, che hanno affermato ad alta voce alla fermata dell’autobus: «A me di Scanu non me ne frega niente, ma la canzone è bellissima, l’ha scritta Pierdavide di ‘Amici’, e meritava di vincere». Pierdavide… chi era costui? È un promettente cantautore di soli 21 anni che è riuscito a scrivere una canzone d’amore profonda nonostante la giovane età che, per chi non l’abbia colto, dice in poche parole: per amore vale la pena di superare tutte le difficoltà in cui ci si imbatte, riflessione alquanto amara per uno che di storie d’amore deve averne avute ancora poche a quell’età, già così disincantato. Molto probabilmente, tutte queste polemiche su un ragazzo così dotato a soli 19 anni, Valerio, che canta benissimo e che non si è permesso il playback neanche la domenica sera, ospite di Baudo, non antipatico come dicono, ma solo molto educato e riservato, che a poche ore dalla vittoria ha lasciato l’Ariston ed è corso dalla sua Maria de Filippi, si è gettato al suo collo e ha iniziato a piangere, sono solo cattiveria gratuita. E un plauso particolare va al giovane cantante che è riuscito a vincere nonostante la campagna denigratoria della Rai, che per questa vittoria ‘con colpo di scena’ ci soffre tantissimo, che tifava palesemente per Marco Mengoni, ‘prodotto’ del ‘talent’ show di casa loro: bellina la canzone, ‘Credimi Ancora’, senza dubbio frivola, ma lui decisamente non va. Sembra un cugino di campagna un po’ più stonato che sia andato da un buon parrucchiere, da un truccatore e da uno stilista del 2010 invece che degli anni ’70. Forse le carte per vincere Sanremo l’anno prossimo ce le ha… basta che nel frattempo faccia la dovuta gavetta (tanto criticati sono stati in questi giorni i ragazzi del festival per non averla fatta)… sì, prendendo le dovute lezioni di canto di cui necessita. Bravo Valerio, bravo Pierdavide e bravi a tutti quelli che li hanno votati; è vero, i reality a qualcosa servono: a far vedere chi ha davvero talento e chi, invece, fa solo finta.

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