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giovedì 25 aprile 2024 | ore 22:11

Celesta e quella figlia 'speciale'

Una storia che narra i valori di un passato da ricordare
Territorio - Una bambina che legge

Come in una favola! Quella che ci racconta Santina è la storia di un bel gesto. Un racconto, a volte triste, ma che racchiude in sé il classico e speciale ‘lieto fine’. Tutto ha inizio ad Inveruno, al principio del secolo scorso... “La mia nonna materna Celesta aveva, purtroppo, perso un bambino, morto poco dopo la nascita. Io, a quei tempi, non ero nemmeno nata, ma ciò che successe dopo si è tramandato per generazioni nella mia famiglia - comincia Santina - A quell’epoca, si usava adottare bambini e accoglierli nella propria casa. Allora, mia nonna portò nella sua abitazione una bambina che veniva da Milano, per farle da balia. Quella ragazzina aveva alle spalle una situazione familiare difficile e viveva sola con la mamma. Arrivò ad Inveruno che era piccolissima”. Angela, il nome della piccola, cominciò, così, una nuova vita insieme alla famiglia di Celesta, accettata e trattata da tutti proprio come una figlia e una sorella. “La madre naturale tornava a trovarla tutti gli anni. Ogni Natale, arrivava con regali per tutti. Un bel giorno, però, quando Angela aveva solo nove anni, sua madre si presentò a casa: voleva portarla via con sé. Mia nonna non poté fare nulla se non guardare, con gli occhi lucidi per le lacrime ed il cuore spezzato, quella bimba speciale e straordinaria andarsene. La ragazzina, tuttavia, non si diede per vinta e lottò per ritornare ad Inveruno: “Scappò di casa per ben tre volte, sempre nello stesso modo: si recava alla fermata degli autobus e qui, più volte, alla domanda ‘Angela, cosa ci fai qui?’, dei tanti inverunesi che si trovavano nel capoluogo per lavoro, lei, dicendo bugie a fin di bene, rispondeva vagamente che doveva ritornare a casa. E loro, conoscendola come ‘la tùsa della Celesta’, la facevano salire sul giusto autobus. Invano mia nonna le spiegava che non doveva più scappare, che doveva stare con la sua mamma”. Dopo il terzo tentativo di fuga, la madre naturale si decise a lasciarla andare a stare con le persone a cui lei voleva bene, tagliando definitivamente tutti i contatti. Angela, nel frattempo, divenne una ragazzina e, poi, una giovane donna, iniziò a lavorare e a condurre la sua vita a Inveruno, fino al matrimonio: “Mi ricordo ancora quel giorno: voleva che la madre naturale fosse presente alle sue nozze e allora andò a cercarla. Tuttavia, non riuscì mai a trovarla. Intanto, la figlia adottiva di Celesta era diventata un membro della famiglia, a tutti gli effetti: “Per tutti noi era la zia Angela. È venuta anche al matrimonio dei miei figli - conclude Santina - Ed è così che mi piace ricordarla: come la mia zia Angela”.

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