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Al via l'anno di don Bosco

Al via a Torino le celebrazioni per il Bicentenario della nascita di don Bosco, un progetto educativo che continua nella memoria del Santo dei giovani.
Sociale - Bicentenario della nascita di don Bosco

Si sono aperte ieri, 25 gennaio, a Torino, le celebrazioni per i 200 anni della nascita di don Bosco. Un santo che riusciva a toccare i cuori di credenti e non, incontrare tutti, amare soprattutto i più i deboli. “Noi siamo gli eredi di un grande uomo, vero figlio del suo tempo e tessitore della storia, un uomo straordinario ma umile che ha dato origine a un vasto movimento di persone sempre in cammino ancora oggi, da questa periferia di Torino alle diverse periferie esistenziali e geografiche del mondo”, commenta il rettore maggiore dei Salesiani don Angel Fernandez Artime aprendo così, a Torino, le celebrazioni del Bicentenario della nascita di don Bosco.
Nella sua omelia, nella chiesa di Maria Ausiliatrice (dove don Bosco pose, nel 1864, la prima pietra), dove è stato festeggiato anche San Francesco di Sales, don Fernandez Artime, rettore maggiore dei Salesiani, alla presenza di suor Yvonne Reungoat, madre generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha commentato la figura di San Giovanni Bosco, “un piemontese universale” di cui “tutti hanno riconosciuto il valore della sua azione educativa e sociale”. "Come famiglia salesiana - ha detto ancora il rettore maggiore - vogliamo essere riconosciuti per il nostro amore per i giovani, e fra loro gli esclusi, gli abbandonati, i più poveri”.
E’ ovviamente Torino a ospitare la 'Commemorazione civile nazionale' che la congregazione salesiana dedica al suo fondatore. Dopo la Messa nella Basilica di Maria Ausiliatrice duecento giovani animatori, uno per ogni anno che avrebbe oggi don Giovanni Bosco, sono stati i protagonisti di 'Un amore moderno da 200 anni', lo spettacolo-evento organizzato dalla Famiglia Salesiana che ieri pomeriggio al Regio ha aperto ufficialmente i festeggiamenti in Italia e nel mondo del bicentenario del santo dei giovani.
“L'Italia, come molti altri Paesi - ha concluso il rettore - non può raccontare la sua storia senza un riferimento a Don Bosco e alla sua opera, di cui noi siamo eredi con una grande responsabilità sulle spalle e il fuoco nel cuore di vivere, come lui, con i giovani e per i giovani".
L'insegnamento di don Bosco rimane attuale ancora oggi perché sono proprio i giovani, l'educazione e la formazione che contribuiscono a creare il futuro di domani e grazie a un grande ordine come quello dei salesiani quei valori continuano a vivere nella nostra società, in cui esiste un grande bisogno di fraternità.
Una ricorrenza che nei prossimi mesi culminerà con l’ostensione della Sindone (dal 19 aprile, ma il duomo è già chiuso per i preparativi) e l'attesa visita di Papa Francesco che arriverà il 21 di giugno.

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