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venerdì 19 aprile 2024 | ore 09:42

Vitali: medico 'alpino' per il COVID-19

L'ex primario dell'ospedale di Cuggiono, nonché componente del gruppo Alpini di Castano Primo, era a Bergamo qualche settimana fa. Controlli ai passeggeri in arrivo ad Orio al Serio.
Salute - Il dottor Gian Mario Vitali durante l'attività in aeroporto

La sua disponibilità l'ha data, fin da subito, e adesso, da casa, attende di capire se e quando sarà il momento di partire. Ma, in fondo, per il dottor Gian Mario Vitali questo sarebbe un ritorno, proprio là, in quella Bergamo che già qualche settimana fa l'ha visto in campo nella delicata e complessa battaglia contro il Coronavirus. L'ex primario dell'ospedale di Cuggiono e, prima ancora, in forza a Magenta e Sondalo (oggi in pensione), insomma, è pronto a raggiungere nuovamente la città lombarda, per mettersi al servizio della comunità e farlo tra le fila della sanità alpina, di cui fa parte, ormai, da diversi anni. "Il nostro lavoro si concentrerebbe nell'ospedale da campo, che è stato montato, appunto, per fronteggiare la grande emergenza che il nostro Paese sta vivendo - spiega il dairaghese dottor Vitali (componenti, tra l'altro, del gruppo Alpini di Castano Primo) - Bergamo, oggi, è una realtà che si trova in una grave situazione e serve, pertanto, collaborare tutti assieme per uscire, il prima possibile, da questo brutto periodo". Un ritorno, dunque, dicevamo, perché solo poche settimane fa lo stesso medico era proprio in quelle zone, e precisamente all'aeroporto di Orio al Serio. "Ci siamo occupati dei controlli e degli accertamenti ai passeggeri in arrivo - racconta - Il nostro compito, seguendo l'apposito e specifico protocollo dell'OMS, era di verificare la temperatura corporea, Salute - Il dottor Gian Mario Vitali mettendo in atto le eventuali procedure qualora questa risultasse di 37,5 gradi o superiore. I passaggi, in particolar modo, prevedevano che si chiedesse se fossero stati in Cina oppure avessero avuto contatti con persone provenienti da lì e, successivamente, qualora la risposta fosse stata positiva, ci si muoveva secondo precise indicazioni". Un team composto di 7 persone (medici, infermieri e soccorritori), per un totale di circa 100 volontari che, su due turni (dalle 6 del mattino alle 16 e dalle 15 a notte inoltrata, fino a quando cioé erano conclusi i voli), avevano il compito di controllare le singole situazioni. "Siamo rimasti per diverse settimane - conclude - poi, terminato il nostro incarico, siamo rientrati a casa. Ma, fin da subito, comunque, ho dato la mia disponibilità a tornare per portare il mio sostegno e contributo nell'ospedale da campo. Ogni aiuto è prezioso e fondamentale, certo non è facile, però l'impegno e la concentrazione in momenti del genere sono davvero ai massimi livelli. Ora attendiamo di capire se e quando sarà il momento di andare; là i medici, gli infermieri e il personale sanitario del Papa Giovanni XIII (che avrà la gestione dell'ospedale da campo) e gli alpini hanno fatto e stanno facendo un lavoro eccezionale".

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