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venerdì 05 dicembre 2025 | ore 06:47

L'ONU conferma: a Gaza è un genocidio

Vengono segnalati uccisioni di massa, ferite fisiche e psicologiche profonde, ma anche condizioni di vita imposte a milioni di civili tali da minacciare la loro stessa sopravvivenza.
Attualità - Gaza brucia sotto le bombe

Nelle ultime ore una dichiarazione dell’ONU ha scosso l’opinione pubblica internazionale: secondo una Commissione d’inchiesta indipendente, quanto sta avvenendo a Gaza non è soltanto un conflitto armato, ma rientra nella definizione di genocidio. Una parola forte, che richiama pagine drammatiche della storia e che non viene mai utilizzata a cuor leggero.

Il rapporto presentato alle Nazioni Unite parla di atti che rispondono a diversi criteri fissati dalla Convenzione del 1948, la stessa che ha sancito nel diritto internazionale l’obbligo per gli Stati di prevenire e punire il genocidio. Vengono segnalati uccisioni di massa, ferite fisiche e psicologiche profonde, ma anche condizioni di vita imposte a milioni di civili tali da minacciare la loro stessa sopravvivenza. Ospedali distrutti, interi quartieri rasi al suolo, carenza di cibo, acqua, carburante e medicine: elementi che – secondo la Commissione – non sono solo conseguenze collaterali della guerra, ma segnali di un’azione sistematica.

Ad alimentare l’accusa c’è anche il riferimento all’intento distruttivo, indispensabile per definire un genocidio. Non contano soltanto i numeri, già drammatici, ma anche le parole e le scelte politiche che, stando al dossier, mostrerebbero la volontà di colpire non solo Hamas, ma l’intera popolazione palestinese.

Naturalmente la questione resta complessa e controversa. Molti Paesi chiedono prudenza, ricordando che solo i tribunali internazionali possono stabilire con certezza la responsabilità penale di individui o governi. Israele, dal canto suo, respinge con forza l’accusa, rivendicando il diritto a difendersi e a colpire i gruppi armati responsabili degli attacchi.

Ma intanto il grido che si leva da Gaza è quello di una popolazione stremata. Dietro le definizioni giuridiche ci sono storie di famiglie divise, bambini che non possono andare a scuola, persone in fuga senza una casa a cui tornare. È qui che la denuncia dell’ONU assume un valore che va oltre la politica: richiama tutti, governi e opinione pubblica, alla responsabilità di non distogliere lo sguardo.

Più che una condanna, è un appello. A fermarsi, a garantire aiuti umanitari, a costruire vie di dialogo. Perché, come ricorda la stessa Convenzione del 1948, prevenire il genocidio non è solo un dovere delle istituzioni internazionali, ma un compito che riguarda la coscienza di ogni nazione e di ciascuno di noi.

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