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La Giöbia brucia i cattivi pensieri

Turbigo - Giöbia 2015

Un'alta catasta di legna che arde e tanta gente intorno a fare festa. E' con la semplicità che si riscoprono antiche tradizioni di paese. E anche quest'anno, Turbigo, non si è lasciata sfuggire l'occasione della Giöbia: organizzata dalla Pro Loco è riuscita a richiamare grandi e piccini in via del Torrione. Oltre al grande falò, spazio anche per chiacchere, the caldo e vin brulè.
La festa della Giöbia ancora permane nel basso varesotto. A Busto Arsizio, in particolare, decine di fantocci, che con il passare del tempo hanno assunto le fattezze dei protagonisti degli eventi più significativi dell'anno appena concluso, vengono bruciati, grazie a diverse associazioni, nei cortili e nelle piazze della città. La tradizione per i bustocchi ha la funzione di liberare la città dai guai del passato, oltre a quella di bruciare l’inverno e di allontanare il buio, come nei più antichi riti popolari che propiziavano la rinascita della natura. In genere le famiglie erano solite sottolineare la festa del 'dì scenèn' con una robusta cena a base di uno dei piatti tradizionali della cucina bustocca, il risotu cunt’ a lüganiga. La leggenda dice infatti che le donne che temevano il giudizio della Giöbia e volevano ingraziarsela la prendevano per la gola preparando il risotto di cui era ghiottissima. Così Anteo (il professor Bruno Grampa) ne 'Il Mistero della Giobia': “Col risotto la Giobia assaggia, controlla, si calma e passa via; ma se il camino non fuma e il profumo non si sente, succedono i guai. A chi tocca purtroppo è un bello spavento. Le donne lo sanno e, verso mezzanotte, son pronte con tutti gli ingredienti”.

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