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Parole dure, quelle pronunciate dall’analista politico israeliano Ori Goldberg, che con un post pubblicato su X ha voluto lanciare un grido d’allarme sulla gravità della situazione a Gaza.
Secondo il commentatore, i bombardamenti israeliani contro la Striscia sono talmente intensi da poter essere percepiti persino nelle zone centrali di Israele. «Le bombe si possono sentire fino a qui», ha scritto, descrivendo un clima che travalica i confini e scuote l’intero Paese.
Ma il passaggio più forte riguarda la definizione che Goldberg attribuisce all’operazione militare in corso: «annientamento» e «genocidio». Due termini che, usati da una voce interna alla società israeliana, aprono un fronte di discussione delicato e divisivo, riportando il dibattito su un piano etico oltre che politico.
La dichiarazione ha già acceso il confronto sui social e tra gli osservatori internazionali. Se da un lato c’è chi considera le sue parole un atto di coraggio e di verità, dall’altro non mancano critiche e contestazioni, segno di quanto la questione continui a lacerare la società israeliana e la comunità globale.
In un contesto segnato da esplosioni, vittime civili e accuse incrociate, l’intervento di Goldberg sembra voler spostare l’attenzione dalle strategie militari alle conseguenze umane del conflitto, sollecitando una riflessione più profonda sul significato delle scelte politiche e sull’urgenza di fermare la spirale di violenza.
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