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martedì 19 marzo 2024 | ore 08:31

La genesi del selfie

“La pressione dei social media sta danneggiando l’autostima delle nostre ragazze. La situazione è peggiorata a causa della pandemia".
Rubrica 'Comunicarè' - Spot Dove selfie

Un selfie di una ragazza bellissima, con gli occhi chiari grandi, i capelli castano scuro mossi e meravigliosi. Un time lapse, ovvero un video all’indietro, che svela la genesi del selfie: tanti filtri per correggere difetti estetici inesistenti, per pompare le labbra e renderle più carnose, gli occhi più allungati e intensi, il mento meno pronunciato. E un’adolescente normale, con qualche brufolo, ma bellissima nel suo fiore dell’età, che si trucca, si acconcia i capelli, si mette lo smalto, ma non si vede abbastanza bella per postare quella foto così com’è. Si tratta di ‘Il volto nascosto dei selfie’, lo spot di Dove per una #Bellezzasenzafiltri.

“La pressione dei social media sta danneggiando l’autostima delle nostre ragazze. La situazione è peggiorata a causa della pandemia. Invertiamo questa tendenza” è il messaggio che si legge al termine dello spot, che sta girando in tv da pochi giorni. Il noto marchio di prodotti per la cura del corpo è da sempre molto attento all’autostima femminile e alla diffusione di una cultura dell’accettazione della propria unica bellezza, aiutando tutte le generazioni ad avere un rapporto positivo con il proprio corpo. Ad oggi, il progetto di Dove ha avuto un impatto positivo su oltre 69 milioni di giovani in 150 Paesi in tutto il mondo ed entro il 2030, Dove prevede di aumentare il proprio impatto sociale di oltre il 250%, raggiungendo 250 milioni di giovani. Segno dei tempi che cambiano: la campagna arriva a 15 anni di distanza da ‘Evolution’, che trattava della manipolazione dell’immagine nella pubblicità.

Ciò che salta all’occhio è una frase in particolare: “La situazione è peggiorata a causa della pandemia”. Non c’è da stupirsi, in questo mondo radicalmente cambiato, che il covid-19 non ci abbia messo il suo zampino anche lì: adolescenti e pre-adolescenti, le fasce d’età maggiormente toccate dall’influenza dell’aspetto fisico e da un corpo in grande cambiamento che spesso non si riesce ad accettare, sono senz’altro i più vulnerabili. Se una volta gli strumenti di editing fotografico erano riservati ai professionisti e alle campagne pubblicitarie o ai servizi delle riviste patinate, oggi sono alla portata di tutti - con tutti gli effetti negativi del caso. E stando chiusi in casa, i nostri giovani non hanno avuto modo di confrontarsi con i coetanei, vedere i brufoli spuntare sui visi di tutti e non solo sui propri, notare di essere accomunati alla vicina di banco da nuove rotondità e forme femminili, o al compagno da barbetta e pizzetto incipienti. Queste trasformazioni ci fanno sentire isolati, incompresi, diversi, a volte ci fanno anche un po’ schifo: perché non nascondere tutto con il potere di Instagram, allora?

Quando affrontiamo questi temi con i più giovani, non diamo nulla per scontato! Forse ci stupirà sapere che molti ragazzi di seconda media, in piena trasformazione ormonale, guardando certe foto non si rendono nemmeno conto del ritocchino virtuale. Giustificano un prima-e-dopo con trucco, parrucco e luci giuste (ma, quest’ultimo elemento, solo i più sgamati). Non c’è niente di male a utilizzare i filtri, se si tratta di un gioco innocente, ma se ci accorgiamo che l’uso di questi strumenti da ‘creativo’ diventa nocivo, fermiamoci subito a parlarne. Perché questi tempi così oscuri, fatti di restrizioni e di isolamento, ci devono far rendere conto di quanto ognuno di noi è unico, straordinario e indispensabile nel fare la propria parte nel sconfiggere questo male; quanto ognuno di noi sia forte e dotato di superpoteri, per andare avanti in questo clima incerto; quanto siamo tutti sulla stessa barca in precario equilibrio sulle onde tumultuose: la nostra autostima, al contrario di come ci sentiamo, dovrebbe invece essere alle stelle!

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