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mercoledì 24 aprile 2024 | ore 04:08

"Si al benessere. No al revamping"

I diversi portavoce del Movimento 5 Stelle lanciano un appello ai sindaci del territorio per quanto riguarda la delicata questione Accam. "Mettete al primo posto la salute dei vostri concittadini e non gli interessi economici di un anacronistico inceneritore".
Busto Arsizio - Accam (Foto internet)

L'appello è rivolto ai sindaci. Un messaggio chiaro e preciso "Si al benessere degli abitanti del territorio, No al revamping dell'inceneritore". Le firme, poi, sono quelle dei portavoce del Movimento 5 Stelle (Riccardo Olgiati e Nicolò Invidia, rappresentanti alla Camera, Gianluigi Paragone, al Senato, Roberto Cenci e Raffael Erba, in Regione Lombardia, e Eleonora Evi, in Europa); e l'argomento al centro delle attenzioni ormai da tempo, beh... neanche a dirlo, Accam. "Mentre la Commissione Europea, il MISE e il Ministero dell'Ambiente guardano a politiche per l'economia circolare e del riciclo dei materiali - afferma il portavoce Niccolò Invidia - Accam vuole rinnovare l'operatività fino al 2027 di un inceneritore incompatibile con questa direzione ormai universalmente riconosciuta. Ma non sono solo le istituzioni a chiedere ciò, bensì anche i cittadini vogliono che il loro ambiente e la loro salute siano tutelati. Per tale motivo impediremo in ogno modo possibile che Accam porti ulteriore disagio al territorio". Entrando nel merito, infatti, i soci avevano deliberato la chiusura di quell'impianto al 2017, però a pochi mesi dalla data si sono accorti della necessità unicamente economica di prolungare al 2021 la fine dell'incenerimento nell'impianto di Busto Arsizio. "Ancora di più, il Consiglio di Amministrazione di Accam ha portato un nuovo elaborato chiamato 'piano industriale 2018 - 2027, nel quale si enfatizza la soluzione di continuare ad incenerire (almeno) fino appunto al 2027 - continua il comunicato stampa - Un piano industriale che prevede un sempre maggior introito da rifiuti esterni al consorzio, da quelli speciali e dai fanghi di depurazione. Un inceneritore sempre meno al servizio del territorio, insomma, e sempre più orientato a logiche di guadagno privatistiche. Non dimentichiamoci che 6 mesi fa la presidente andava dicendoc che Accam non aveva problemi economici e che il piano industriale di chiusura al 2021 stava in piedi tranquillamente nonostante l'investimento di 4 milioni per i nuovi filtri necessari al rinnovo della licenza AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale); ma, improvvisamente le dichiarazioni continuano a cambiare senza un'apparente logica: prima si chiede ai sindaci di rialzare le tariffe ai cittadini, allo scopo di poter chiudere 'in bonis' al 2021, poi si dice loro che la società non ha rispettato per il 2017 i parametri per rimanere 'in-house', dopo due settimane dall'assemblea nella quale i primi cittadini hanno chiesto al CdA di compiere tutte le azioni possibili per mantenere la società 'in-house' viene proposta da Accam una nuova modifica allo statuto per eliminare la possibilità di controllo analogo dei Comuni soci e aprire, dunque, la società a privati. Alla fine, si sono presi gioco dei cittadini. E' sconcertante come le soluzioni alternative proposte dal team di esperti a pagamento siano state completamente disattese e sia stata assunta, al contrario, una soluzione in piena solitudine dal Consiglio di Amministrazione, tra cui la dismissione e realizzazione di un impianto di recupero materiali". Ai cittadini del territorio (27 Comuni) è impossibile, pertanto, spiegare che nonostante il loro impegno in una raccolta rifiuti consapevole e differenziata, nonostante gli oneri e i disagi per inquinare meno, dovranno tenersi quell'inceneritore per almeno altri 20 anni, mentre brucia rifiuti di altre regioni. "Come la si voglia vedere - ribadiscono i 5 Stelle - i conti economici e finanziari non tornano. La raccolta virtuosa e differenziata dei rifiuti urbani e il disimpegno di alcuni Comuni soci dal conferimento, non garantiscono più i 20 milioni previsti al 2021; più realistiche previsioni, invece, indicano che a fatica forse si potrebbe arrivare a circa la metà. Impossibile, pertanto, mostrarsi fiduciosi, tanto che alcuni Comuni vorrebbero 'scappare', dismettendo la partecipazione sociale che si concentrerà così sulle mani di chi rimarrà. Il rischio concreto è che in un prossimo futuro i soci rimasti possano rivendere le quote a multiutility private con chiaro intento speculativo. Dopo tutto ciò, quindi, ci aspettavamo di sentire i sindaci prendere provvedimenti a tutela dei cittadini, della loro salute, dei soldi pubblici e dell'ambiente. Ci aspettavamo azioni come chiedere le dimissioni di questo CdA, che non rispetta il dialogo e la trasparenza, ma pone diktat e compie errori gestionali importanti. Non possiamo tollerare atti e mozioni che sono un pieno mandato per continuare a calpestare la volontà dell'Assemblea dei soci Accam e non possiamo restare muti di fronte alla compiacenza di tutte le altre forze politiche. Ci rivolgiamo, dunque, ai cittadini del territorio, affinché sappiano che le scelte di oggi avranno ripercussioni sulla loro salute, sulla qualità dell'ambiente in cui vivono e sulle finanze pubbliche. Facciamo appello anche a tutti i sindaci dei 27 Comuni interessati, perchè, almeno questa volta, mettano al primo posto il benessere degli abitanti delle loro città o dei loro paesi e non gli interessi economici di un anacronistico inceneritore".

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