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venerdì 26 aprile 2024 | ore 05:40

"La vendemmia"

"Quand’ero bambina settembre significava vendemmia, ed era bellissimo. Sapevo che ci si doveva preparare per grandi fatiche ma voleva anche dire allegria"...
Generica - Vendemmia (da internet)

Quand’ero bambina settembre significava vendemmia, ed era bellissimo. Sapevo che ci si doveva preparare per grandi fatiche ma voleva anche dire allegria e tanti festeggiamenti in famiglia. Incominciavo ad eccitarmi quando vedevo il nonno e il papà che tiravano fuori i mastelli ed i tini e per qualche giorno li mettevano a mollo nell’acqua per far rigonfiare il legno che durante tutto l’anno si era rinsecchito, in seguito poi li lavavano molto bene tanto da renderli come nuovi. La nonna e la mamma invece cominciavano a fare i preparativi per il pranzo finale. Si guardava poi al cielo e quando l’esperienza dei vecchi diceva che per almeno due giorni ci sarebbe stato bel tempo si cominciava. Quel giorno io e tutta la mia famiglia ci alzavamo presto, aspettavamo tutti i parenti che per l’occasione venivano a darci una mano sicuri che poi noi l’avremmo data a loro e si partiva per la vigna. Si caricava il carro con tutte le ceste e noi bambini sopra le ceste ci facevamo dare un passaggio. Una volta arrivati alla vigna ognuno prendeva una cesta e tutti cantando a squarciagola la riempivano con quanti più grappoli possibili. A me e agli altri bambini era riservato il compito di raccogliere tutti i chicchi che accidentalmente finivano per terra perchè nulla doveva essere sprecato. A sera, quando il carro era stracolmo, sfiniti si tornava a casa ma io aspettavo il giorno dopo che per me era il più bello. L’uva raccolta doveva essere pigiata e questo compito spettava ai più piccoli: io, i miei due fratelli e i tre cuginetti. Gli adulti ci riempivano i mastelli con l’uva e noi balzavamo dentro e con i nostri piedini, non proprio lavati e disinfettati, gli saltavamo sopra schiacciando tutta quell’uva fino a far scendere il succo profumato. Facevamo a gara a chi riusciva a schiacciarne di più, era un gran divertimento. Pian piano però le forze venivano meno e le gambe cominciavano a bruciare ma gli adulti con qualche battuta scherzosa e cantando allegre canzoni ci davano la forza per continuare fino a che l’uva terminava. Quasi sempre si riusciva a terminare per mezzogiorno e a quel punto si faceva un grande pranzo tutti insieme e riposandoci si rideva e si scherzava fino a sera. Per i grandi il bicchiere di vino non poteva mancare e a noi piccoli veniva dato in via eccezionale un bicchiere di quel succo appena prodotto, era il nostro vino. Erano momenti semplici di vita quotidiana che vivevamo intensamente e che riuscivano a rafforzare l’unione in famiglia facendo sentire ognuno parte importante persino noi piccolini. Che bei ricordi!
Nonna Tina - Inveruno, fine anni ‘40

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