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venerdì 29 marzo 2024 | ore 06:58

Natale: “Luci, Miseria e Vanità”

Generica - Una gioielleria (da internet)

Si avvicina il Natale e come vuole la tradizione, le principali vie del paese e la facciata della Chiesa Madre, sono illuminate e decorate a festa. Anche i negozi sono illuminati e addobbati a festa. Direi che, in questo sfavillio di luci e colori, tutto il paese è coinvolto a rivivere la magia delle festività natalizie. Inoltre, l’immancabile scambio di regali tra grandi e piccini, contribuisce a movimentare e rivitalizzare, per qualche settimana, la sonnolenta attività commerciale. Purtroppo non sempre è così e non sempre lo è per tutti; perché c’è sempre qualcuno che lotta per sopravvivere alla fame quotidiana. Per questi ultimi sfortunati, un mezzo di sopravvivenza è sempre stato quello di affidarsi alla generosità e ancor più alla carità del Prossimo. A tal proposito, vi racconto la scenetta che vidi l’altro ieri, davanti ad una gioielleria. Una signora, con indosso una ‘pelliccia di visone’ di colore marrone scuro e una borsetta di marca sottobraccio, assieme ad una sua amica, anche lei di bell’aspetto e ben vestita, se ne stava a guardare e a commentare dietro le vetrine di un noto negozio di gioielli. La signora con la pelliccia dice all’amica: “Pierina, guarda quant’è bello quell’anello...”; risponde l’amica: “Sono d’accordo con te Ambrogina, l’anello è veramente bello; però, a me piace molto di più il bracciale in oro bianco con brillantini..”; replica la signora con la pelliccia: “Ti confesso che piacerebbe anche a me quel bracciale; però, uno quasi uguale, me lo hanno regalato i miei parenti, quando mi sono sposata!” Continuavano a parlare e a commentare; parlavano anche di cosa avrebbero detto le loro amiche e l’invidia che avrebbero suscitato qualora fossero state viste con i nuovi gioielli. La conversazione, fatta più che altro di futili argomenti, andò avanti per un bel po’; cioè fino a quando arrivò una vecchietta a chiedere l’elemosina: “Fate la carità ad una povera vecchia sola ed affamata..” Nessuno sentiva le implorazioni della vecchietta e nessuno la vedeva; perché nessuno voleva sentire e nessuno voleva vedere. Le due signore, erano troppo impegnate a commentare gli oggetti dei loro desideri e volutamente si scostavano e si dimostravano infastidite da quella, a loro dire, indecente presenza. La vecchietta se ne stava accanto a loro, sempre con la mano tesa a supplicare un po’ di elemosina e continuava a dire: “Fatemi la carità, sono sola e senza nulla da mangiare; vi supplico in nome di Dio, fatemi la carità e che Dio vi possa benedire”. La vecchietta, rimase con la mano tesa a chiedere l’elemosina, mentre la signora con la pelliccia e la sua amica si allontanarono stizzite ed infastidite dicendo: “Ma te se rend cunt, cum a l’è insistent? Apena ga vegni i fest, tucc i puaritt a vegnan chi danum a cercà sù. L’è propri una vergogna; ca stagan a cà soa”. Come se chiedere l’elemosina rappresentasse, per le ‘Signore in pelliccia’, un grosso problema sia per il decoro urbano, sia per il quieto vivere. Quando manca l’umiltà e si nega la carità, immancabilmente tutte le azioni, anche quelle buone, perdono di valore, perché rimangono contaminate dalla futile e puerile vanità.

di Giuseppe Tamburello

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