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venerdì 26 aprile 2024 | ore 06:05

"Lavoro significa dignità"

Don Luigi Ciotti a Turbigo per parlare dell'importante e delicato tema del lavoro. "Senza una società muore. Non possiamo essere liberi se ci sono emarginazione e povertà".
Turbigo - Don Luigi Ciotti durante l'incontro a Turbigo

La semplicità, l'umiltà e la forza di chi ha dedicato e continua a dedicare la sua vita al prossimo e a quanti si trovano in situazioni di difficoltà e disagio. La voce che è risuonata là, sul palco dell'auditorium delle scuole Medie di Turbigo, e che ha raggiunto i cuori e la testa dei presenti. Lui, don Luigi Ciotti, un punto di riferimento, un esempio e una guida. Lui che, l'altra sera, è arrivato proprio nel nostro territorio, invitato dalla sezione turbighese dell'Anpi, in collaborazione con le altre realtà del Castanese, per l'incontro 'Profitto economico e dignità della persona nelle attuali forme del lavoro'. "Oggi più che mai c'è bisogno di unire le nostre forze - ha detto lo stesso sacerdote - Dobbiamo, infatti, ragionare e confrontarci partendo dal noi. Quel noi che, purtroppo, molto spesso viene messo da parte. Abbiamo troppi cittadini nel nostro Paese a intermittenza, mentre quello di cui c'è una grande necessità è di persone più responsabili". Parlando, quindi, nello specifico del lavoro, tema importante e al tempo stesso complesso. "Non dobbiamo dimenticarci che senza una società muore, perché viene a mancare lo strumento a cui ognuno affida il suo senso di vita, di dignità, di libertà e di identità. Una Nazione non può dirsi libera e nemmeno democratica se sopravvivono al suo interno emarginazione, esclusione e povertà - ha proseguito - E l'Italia, putroppo, allo stato attuale non è ancora del tutto libera. Siamo all'ultimo posto in Europa per povertà educativa e per dispersione scolastica, perdiamo per strada circa il 40% di giovani negli anni dell'università, abbiamo quasi 2 milioni e mezzo di ragazzi che hanno concluso il percorso scolastico e che non trovano una professione e quotidianamente ci dobbiamo confrontare con un forte anafalbetismo di ritorno; ecco, allora, che sono fondamentali riflessioni e azioni concrete. Ecco perché non siamo ancora del tutto liberi". Già, la libertà, parola che ha ripetuto più e più volte durante il suo intervento. "Libertà che si fonda sulla giustizia sociale, sull'impegno di ciascuno di noi per il bene comune, sul nostro essere cittadini, sul noi. Dunque una società che non presta l'attenzione che dovrebbe alle future generazioni, è una società che non si cura della propria storia e del proprio avvenire. Si parla di sviluppo, ma quest'ultimo diventa davvero progresso sociale e civile solo se ancorato ai diritti. Si parla di crescita, però l'economia aumenta soltanto se ci sono dignità, cultura e umanità - ha spiegato - Lo ribadisco, lavoro significa dignità; le ingiustizie purtroppo hanno tolto tanti volti, però una delle più inaccettabili è la perdita o la degradazione del lavoro, ingrediente fondamentale appunto della dignità umana. Dignità del lavoro vuol dire che la persona è sempre un fine e non un mezzo. Questo è importante e non bisogna mai dimenticarselo, ossia che il lavoro è inseparabile dai diritti. Un lavoro che non tutela le persone e che arriva in molti casi a sfruttarle, produce forse capitale economico, ma distrugge la libertà e la dignità. Il mio dovere e quello di tutti noi, perciò, è aiutarci e aiutare le cose belle e positive che ci sono, distinguere per non confondere, far emergere la bellezza e l'onesta di tante donne e uomini che valorizzano il mondo lavorativo e, contemporaneamente, scavare in profondità per portare alla luce le contraddizioni, le zone d'ombra e quanto non funziona. Serve che ciascuno faccia la sua parte, assieme a scelte politiche coraggiose e a norme che riconducano l'economia ad una logica di giustizia, con la corresponsabilità etica del bene comune. L'obiettivo, alla fine, deve essere quello di lavorare tutti".

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