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venerdì 19 aprile 2024 | ore 21:54

La TV Svizzera a Bernate

La televisione del cantone italiano sta realizzando un documentario per ricostruire le più grandi operazioni contro la ‘ndrangheta che si è radicata nel milanese.
Attualità - Riprese TV (Foto internet)

Una troupe della TV Svizzera è arrivata venerdì scorso a Bernate Ticino. La televisione del cantone italiano che ha sede a Lugano sta realizzando un documentario per ricostruire le più grandi operazioni contro la ‘ndrangheta che si è radicata nel Milanese. In particolare a Bernate la troupe si è recata nel podere di Leonardo Prestia, la cui condanna all’ergastolo è stata recentemente confermata dalla Cassazione. Impossibile dimenticare quel giorno della primavera del 2011 quando, nella piccola Bernate, arrivò la Direzione Distrettuale Antimafia. Ancora adesso è vivo nei ricordi dei residenti quello che accadde durante l’operazione e lo stupore generale quando si apprese che nell’omicidio di Rocco Stagno era coinvolto un allevatore insospettabile. Originario della Calabria e da anni residente a Bernate, Prestia non aveva mai avuto attriti con i residenti. Oggi, a distanza di quasi nove anni dall’epilogo dell’operazione ‘Bagliore’, i segni ci sono ancora. Li portano i figli di Leonardo Prestia che non hanno alcuna colpa in quello che è successo. “Papà con noi si è sempre comportato in maniera impeccabile – racconta Stefano, che oggi ha 21 anni – ci manca tantissimo. Lunedì scorso sono stato al carcere di Opera a trovarlo. Faceva tutto lui, oggi non si fa quasi più niente. Stasera c’è l’Inter a San Siro e noi saremo fuori dallo stadio a vendere i panini”. Era poco più di un bambino Stefano quando arrivò la Direzione Distrettuale Antimafia. Era a scuola, tornò a casa e gli dissero che papà, per un po’ di tempo, sarebbe rimasto fuori casa. In questi anni ha letto le carte, si è fatto un’idea che, naturalmente, non può non tenere conto del legame che stringe un figlio al papà. Anche Stefano e i suoi fratelli sono vittime della mafia. “Se è vero quello che dicono, è perché l’hanno incastrato” - conclude”.

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