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sabato 20 aprile 2024 | ore 03:57

Beruschi: tra risate, lirica e cultura

Tanti auguri Enrico Beruschi! 75 anni di risate, lirica e cultura. L'abbiamo intervistato nei giorni scorsi, parlando un po' di tutto. L'artista tra passato, presente e futuro.
Televisione - Enrico Beruschi

Iniziamo subito con una domanda 'scontata', ma dalla difficile risposta. Chi è Enrico Beruschi?
Mah! Ogni tanto lo guardo allo specchio e non mi risponde, è lì bello tranquillo. Mi chiedo anch'io come gli altri vedono quell'immagine che io non sto a considerare, che è sempre quella. Sempre quella fino ad un certo punto perché quando vedo le cose 'antiche' per televisione, mi accorgo che hanno un bel dire... 'sei sempre quello!'. Ho una fortuna però: mi assomiglio!
Enrico Beruschi riesce a fare discorsi seri e coinvolgenti, con un tocco di magia. Qual è il 'Beruschitrucco'? (...il Sig. Beruschi ride...)
Forse c'è quella punta di umorismo o di ironia... L'umorismo è una meta, è un qualcosa che spero di avere, e che nasce proprio con i genitori e con le prime letture, come Guareschi, dove l'umorismo è comunque sempre presente. Anche nelle cose più tragiche, in effetti, riesco a trovare quella punta di umorismo che riesce a calmare gli animi. Poi qualcuno mi prende per un 'bamba'...
E' il 1979 che ti vede, a San Remo, interpretare una canzone del grande Panzeri. 'Sarà un fiore' ti fa classificare al V° posto. Come ricordi questa esperienza? Ricalcheresti quel palco, oggi?
Era follia! Una grande idea però, pensandoci dopo tanti anni, quella della Baby Records di Freddy Naggiar che viene ammesso a San Remo e gli viene in mente di presentare un 'non cantante' per non dare fastidio ai discografici più importanti. Però ha chiamato Pace e Panzeri! Panzeri firmava cinque pezzi quell'anno lì, era un colosso della canzone leggera. Io ricordo le prove... io lasciavo passare davanti tutti gli altri, mi vergognavo di andare in concorrenza coi cantanti veri, però poi, quando è toccato a me le prove, verso la fine, tutti rientravano per sentire cosa aveva combinato il Panzeri, e Pace naturalmente. Corrado Conti ha firmato la musica.
Sono il primo comico, il primo 'non cantante' che è arrivato in finale. Poi dopo sono andati Salvi, Faletti, Arbore... Lo rifarei? Mah...ogni tanto mi vengono delle 'mattane'... Io ho i complessi di non saper cantare, per colpa del maestro... ... che ti metteva sempre nell'angolo quando ti chiedeva di fare 'do do do'... ...Ah, ti ricordi!... ...c'ero anch'io in classe con te! (...ridiamo...)
Il 10 ottobre del 1813 nasceva Giuseppe Fortunino Francesco Verdi. Però... Se mi fermo a guardarti, mi vien da chiamarti Giuseppe! (...ride..)Un'incredibile somiglianza, non solo caratterista, ma anche di ispirazione musicale (Viva Verdi). Chi è dei due Verdi, e chi Beruschi? Ti senti un po' Giuseppe Verdi?
Un pochino ci ho anche giocato... Sono stato a Striscia la Notizia, perché dovevo pubblicizzare la Traviata a Gattinara, ed ho indossato un bellissimo mantello di velluto nero, la sciarpa bianca e il cilindro. Sono molto più basso e più largo di Verdi, però l'immagine è quella del quadro del Boldini, e allora ci gioco su queste cose. Ci gioco dal 2012 quando, per i 200 anni, ho fatto lo spettacolo al Teatro di Verdura, 'Aspettando Verdi a Milano'. Mi è servito come spunto per parlare di Verdi. Come sempre io devo fare anche ridere, e uno, finito lo spettacolo, si rende conto di aver riso tanto, ma si accorge anche di aver ascoltato delle notizie precise, chiamiamole serie, pur senza mettermi io a fare la lezione.
Ridere è una ricetta di vita?
Si. Ho sempre cercato il lato umoristico delle cose. Questo fatto di ridere con cose serie, riesco a far commuovere, eppure ho fatto ridere fino ad un momento prima. Penso di essere un buon apprendista. Forse comincio a credere di essere sempre apprendista, però buono.
Ad un certo punto della tua carriera c'è una svolta. Massimo Scaglione ti chiamò per la 'Giuditta' di Franz Lehar. Tu raccontavi l'opera. Dove nasce la tua passione per la lirica?
La passione forse nasce succhiata col latte. Mia mamma mi cantava e raccontava la Boheme. E anche il mio papà. Sentivamo le opere alla radio. Le prime opere in televisione le ho viste a 13-14 anni, da mia zia, e mi avevano appassionato ancora di più. Poi, a 16 anni, un mio compagno di classe mi ha portato per la prima volta alla Scala, a vedere la Traviata. Insomma... sono partito bene. Questa passione l'avevo messa un po' da parte, prima per l'ufficio, poi per la carriera da impiegato, poi il cabaret e la televisione...
Sei un brillante regista e co-protagonista dei classici della lirica. Passi dalla regia al rappresentare delle opere in maniera semplice (piano, cantante e tu narratore). Cantanti senza costume con leggio, un particolare gioco di luci e di video proiezioni per la scena. Questa struttura la continui a sviluppare anche oggi. Potrebbe essere il futuro di questo genere artistico? Perché?
Sto sviluppando quella che è stata la sua idea. Bisogna diffondere questo grande capitale che abbiamo in Italia, che è l'opera. I giovani non ne sanno niente e molti pensano “Uff... che barba!”
Anche la televisione non la cura e la fa barbosa. Se vogliamo che la gente si appassioni e torni ad apprezzarla, a pillole, dobbiamo diffondere la voce.
Beruschi-Guareschi. Per me questa associazione nasce spontanea. Vai nelle scuole a tenere convegni di pura cultura. Per fortuna e grazie di esistere! Così la cultura non si arresta ed Enrico Beruschi non si ferma. Lode a chi?
A Guareschi! Con Egidio Bandini, direttore del 'Candido', sono andato nelle scuole. I ragazzi sono molto interessati e anche preparati. Piace molto. Mi fa piacere che la chiami cultura. Comunque lode anche a Beruschi che ci crede... Io ci credo, dato che mi piace e fa parte anche della mia gioventù, penso che possa far piacere ricordarlo a quelli della mia età e farlo conoscere ai giovani.
“E' giusto alimentare le speranze, ma non si devono creare illusioni” parole di Beruschi. Oggi è forte il fenomeno del divismo. Dove sta il mezzo?
Il mezzo, in teoria, dovrebbe essere le parole che dicono. Quelli falsi creano invece le illusioni.
I ragazzi possono anche essere bravi, ma spesso vengono illusi dai maestri.
Tanti artisti sono bravi, ma nessuno, o quasi, è originale. C'è una ricetta per 'arrivare', o è tutto pre-confezionato?
Io dico che ci deve essere la buona volontà. E' un po' come succede ai calciatori: fare goal può succedere a tutti, ma resistere ai vertici per vent'anni sono Mazzola, Rivera, Baggio, Buffon... Si contano sulle dita di un centopiedi!
Tre anni fa avevo concluso la nostra prima intervista con 'L'ultima domanda la lascio a te: che cosa ti chiederesti?' Oggi te la risparmio e la sostituisco con: Qual è il 'viaggio' culturale che vorresti fare per incoronare una carriera eccelsa ed eclettica?
Mi piacerebbe portare a termine l'idea lirica per la televisione, in modo semplice, ed ha anche un nome: 'Profumo d'Opera'. E' un progetto preciso, ma complicato da spiegare.
Nel personale, che mi diverte di più, sarebbe riuscire andare a fondo delle mie ricerche storico-archeologiche e, se ho l'intuizione giusta, portare un tassello di storia in più. Questa è una cosa magari strana... Invece, come carriera, un domani, il mio nome ad una via, anche piccola, un vicolo, qualcosa che non dia fastidio a nessuno.

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