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"La vergogna di proporre Gesù"

Sociale - Angelo Scola incontra i detenuti di Opera, 6 gennaio 2015

Nella sua omelia ha spiegato come “la solennità di oggi si presta ad un’importante precisazione che può aiutare noi cristiani ad assumere in pieno il compito di testimoni, anche all’interno delle società plurali che caratterizzano soprattutto i paesi nord occidentali. Non è raro notare presso molti cristiani, anche nelle nostre terre ambrosiane, una reticenza, si direbbe quasi una vergogna, a proporre – sottolineo proporre – in tutti gli ambienti dell’umana esistenza, Gesù Cristo come l’unico salvatore e redentore, contemporaneo alla libertà di ogni uomo e di ogni donna”.
Il cardinale Scola ha poi evidenziato come “a questa attitudine rinunciataria si connette la diffusa considerazione che la vita della Chiesa è spesso marcata dalla contrapposizione tra i cosiddetti cristiani tradizionalisti e i cosiddetti cristiani innovatori. La lettura del franco e stimolante dibattito in occasione dell’Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi dell’ottobre scorso sulla famiglia ce ne offre un clamoroso esempio. Si è giunti a parlare di divisione tra rigoristi e lassisti, come se i Padri sinodali fossero impegnati a difendere più le loro idee che non il bene delle persone”.
La tensione artificiosa secondo Scola “spesso esagerata ad arte, dipende dall’incapacità di tenere insieme da una parte la natura universale dell’evento di Gesù Cristo e, dall’altra parte, la libertà dei soggetti, personali e sociali, che abitano la società plurale. Il cristiano sa che il suo stile di vita è praticabile da tutti ed instancabilmente lo offre a tutti, ma sa anche che questo suo stile non lede affatto la libertà umana comunque essa si situi”.
Per l’Arcivescovo di Milano “a frenare la proposta del cristiano sulle “questioni scottanti” relative alla convivenza civile nella società plurale è l’affermazione: “Sei cristiano, agisci secondo ciò che la fede ti domanda! Ma lascia liberi gli altri di agire secondo le loro convinzioni”. Questo criterio di comportamento altro non è che una ovvia affermazione della libertà di scelta. Se però pretende di liquidare la libertà da parte dei sostenitori di qualsivoglia mondovisione di proporre pubblicamente la propria concezione dei beni spirituali e materiali toglie qualcosa di essenziale al bene comune”.
Se i cristiani si autocensurano o vengono impediti di formulare il loro punto di vista “privano tutta la società della necessaria ricerca, attraverso un appassionato confronto teso al reciproco riconoscimento, della vita buona per tutti. Neutralizzare la proposta anche di uno solo dei soggetti in campo è svilire il bene comune sociale chiamato a diventare bene politico”.
Al termine della Messa il cardinale Scola ha accolto in Arcivescovado alcuni detenuti del carcere di Opera e ha pranzato con loro. Accompagnati dal direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano, dai cappellani don Antonio Loi e don Francesco Palumbo e da alcuni agenti di polizia penitenziaria i detenuti sono stati ospiti dell’arcivescovo di Milano per un momento conviviale e di dialogo.

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