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giovedì 28 marzo 2024 | ore 21:43

Se hai un parente con il Coronavirus...

"È importante evitare di preoccuparsi e agitarsi eccessivamente, cercando continuamente informazioni, tenendosi troppo informati sui notiziari".
Salute - Letizia Garavaglia, psicoterapeuta

In questo periodo difficile e complesso, ci troviamo a fare i conti con emozioni nuove e spesso improvvise, difficili da controllare e a volte anche da comunicare.

Tra le difficoltà maggiori troviamo molto di frequente la gestione dello stress emotivo derivante da una diagnosi di positività a COVID19 a carico di un familiare. Questo specifico caso, rappresenta per ogni individuo un esame di realtà. Spesso si è soliti pensare “a me non succederà” come se ci sentissimo immuni ed è un meccanismo di funzionamento protettivo che la mente agisce, per limitare il sovraccarico emotivo e contenere l’ansia. Quando una malattia colpisce, e come in questo caso una malattia così altamente infettiva, ci costringe a fare i conti con la propria fragilità e con la possibilità di essere impotenti. 

La prima reazione è l’incredulità: se il familiare positivo a Covid non vive nella stessa abitazione degli altri, è molto probabile che la mente non abbia una prova concreta e tangibile di quello che sta accadendo, come fossimo protagonisti di un brutto film. Tuttavia, questa fase dura molto poco ed fino a far emergere emozioni più forti che aderiscono alla situazione reale, quali per esempio ansia e paura. 

È importante distinguere il livello di criticità del Covid che ha colpito il familiare. Se il familiare viene portato in ospedale, il carico emotivo è di gran lunga maggiore. Non si può avere il controllo della situazione, saranno i medici a dare comunicazioni sullo stato di salute del familiare e sulla sua prognosi. Il livello emotivo maggiormente presente in questa situazione è il senso di colpa, per non riuscire ad essere vicino al proprio familiare, perché non è possibile assisterlo e soprattutto fargli sentire il proprio affetto, prendendosi cura e occupandosi del proprio caro.
Se il familiare è a casa, invece la situazione è maggiormente sotto controllo, anche se l’ansia generata da una diagnosi di coronavirus può essere molto forte.
Inoltre una diagnosi di coronavirus a carico di un familiare, genera una preoccupazione anche sul proprio stato di salute, con conseguenti comportamenti di somatizzazione e paura di essere infetto, per esempio la paura di avere la febbre, con conseguenti prove di temperatura continue, oppure un semplice starnuto può essere interpretato come il primo segnale di positività al virus. 

A questo scenario si aggiunge inoltre la difficoltà di esprimere e condividere le proprie paure e preoccupazioni, che invece la nostra mente ed il nostro corpo assimilano, con possibili alterazioni del sonno o dell’alimentazione. Proprio per questo motivo si potrebbe far fatica a dormire o all’opposto si dorme troppo a causa appunto di un sovraccarico emotivo. Il sovraffollamento dei pensieri e delle preoccupazioni ostacola il sonno e ricade sull’alimentazione: non si riesce più a mangiare o si mangia molto di più trovando nel cibo una consolazione. 


Cosa fare quindi per gestire lo stress emotivo derivate da una diagnosi di coronavirus a carico di un familiare?
Se il familiare è curato a domicilio in un'altra abitazione, è possibile fargli sentire la propria vicinanza attraverso videochiamate, chiamate o messaggi, per fargli sentire il proprio affetto e nello stesso tempo avere notizie sul suo stato di salute, indicazioni che possano abbassare i livelli di preoccupazione. È bene non diventare troppo assillanti, per un proprio bisogno di controllo, perché questo potrebbe risultare fastidioso per l’altra persona che è in uno stato di malattia.
È importante evitare di preoccuparsi e agitarsi eccessivamente, cercando continuamente informazioni, tenendosi troppo informati sui notiziari, o mantenendo un altro livello di controllo sulle manifestazioni corporee. Se compaiono sintomi o avvisaglie contattare il proprio medico di base, che saprà dare tutte le informazioni necessarie.



Questi comportamenti di controllo potrebbero essere un ostacolo nel mantenere una certa ruotine quotidiana, perché i pensieri negativi potrebbero essere invasivi e occupare la mente, a discapito della lucidità e della capacità di affrontare le cose di tutti i giorni, motivo per cui invece è importante mantenere uno stile di vita sano e una routine giornaliera.
In una situazione di questo tipo è normale sentirsi tristi, stressati, confusi, spaventati e arrabbiati, ma se il livello di questo emozioni dovesse essere molto alto e particolarmente preoccupante, senza avere la possibilità di condividere con qualcuno i propri vissuti, è possibile contattare uno dei servizi di supporto telefonici attivati in questo momento, dove uno specialista potrà essere di aiuto per gestire questi emozioni così forti e a volte invalidanti.

di Letizia Garavaglia

Per ogni situazione esiste una risposta specifica di intervento che rispetta in modo curato, delicato e professionale la storia familiare di ognuno. Il nostro studio “Il Filo Di Perle” nasce come spazio di consulenza e supporto alla famiglia a 360° grazie alla presenza di un’ostetrica, una pedagogista e due psicoterapeute. A fronte di questa emergenza è stato istituito IL FILO DIRETTO, servizio gratuito di consulenza telefonica a favore della popolazione durante il periodo COVID. A chi è rivolto? Persone in quarantena o in isolamento domiciliare, donne in dolce attesa o appena rientrate a casa dopo il parto, genitori in difficoltà nella gestione dei bambini, familiari preoccupati per la salute dei propri cari +39 375 5953531

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