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venerdì 19 aprile 2024 | ore 21:53

Vi è paura 'ndrangheta

Legnano - Incontro sulle mafie al 'Galilei'

Enzo è una potenza qui in Lombardia. Fa così con le dita e si muovono duemila persone. Si girano e corrono”. Lo dice, parlando al telefono, Fabio Zocchi. Non sa di essere intercettato. E non sa che assieme alla sua i magistrati ascoltano migliaia di telefonate. E’ il 2006 e c’è un’inchiesta in corso. Nome in codice ‘bad boys’. Nasce a Lonate Pozzolo, dopo che il leghista Modesto Verderio raccoglie gli sfoghi di commercianti esausti e intimoriti, vittime dei soprusi della ‘ndrangheta calabrese. Chi è Enzo? E’ Vincenzo Rispoli, 48 anni, residente a Legnano. E’ considerato uno dei boss più potenti della ‘ndrangheta in terra lombarda, anche se lui nega. Non è solo, Rispoli, nella città del Carroccio e dintorni. Anzi, qui la ‘ndrangheta ha messo radici profonde, da tempo. Pochi se ne sono accorti fino alle due del pomeriggio del 15 luglio 2008, quando in un bar di San Vittore Olona succede qualcosa. Carmelo Novella sta bevendo un caffè, entrano due killer a volto coperto e gli sparano tre colpi di pistola in pieno viso. Senza questi due omicidi, decisi in Calabria dai boss della ‘ndrangheta ed eseguiti in Padania, è probabile che le scorse settimane, nell’auditorium del liceo Galileo Galilei di Legnano, sarebbe andata in scena una discussione per pochi intimi, dai tratti autoreferenziali. Invece, trecento persone sedute, con altre duecento che si devono accontentare di stare in piedi, ai lati oppure in fondo. Andrea Accorsi, giornalista de La Padania e moderatore del dibattito, lo dice in apertura: “La risposta della città al nostro appello si vede da sé. Questa è la sala più grande di Legnano e non basta a contenere tutti”. Errore strategico, quello della ‘ndrangheta. Se non avesse sparato e ucciso, sarebbe restata invisibile. Quel sangue che scorre nell’Altomilanese, in ogni caso, è un fatto isolato che i boss non vogliono ripetere, fedeli al principio che i cadaveri, su al Nord, puzzano. “Non pensate ai mafiosi – scandisce Mario Portanova (giornalista de L’Espresso e autore di Mafia a Milano. Sessant’anni di affari e delitti, Melampo Editore, 491 pagg, 18,50 euro) – con la camicia aperta, la catenazza d’oro sul petto e la lupara. Non ci sono più. Oggi sono in giacca e cravatta, hanno modi gentili”.

Si ringrazia per la collaborazione Ersilio Mattioni,
www.ersiliomattioni.it

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