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sabato 20 aprile 2024 | ore 04:28

'Mea culpa'... giornalistico

Stavolta le scuse le dobbiamo noi giornalisti e fotografi. Continuiamo a lanciare messaggi e appelli al rispetto delle misure anti COVID e, poi, siamo i primi a non rispettarle.
Milano - Giornalisti e fotografi accalcati all'arrivo di Silvia Romano (Foto internet)

"Quando ci vuole, ci vuole"... inutile stare qui a trovare scusanti o giustificazioni. E stavolta al centro delle attenzioni ci siamo noi; già, noi intesi proprio come giornalisti e fotografi. Quelli che da settimane e settimane, insomma, con articoli o editoriali hanno continuato e stanno continuando a lanciare messaggi e appelli (chi tramite la carta stampata, chi attraverso l'online) sul rispetto delle cosiddette misure e regole anti COVID, eccoli, invece, che sono i primi a trasgredire le stesse. Perché, va bene la ricerca della notizia, di una dichiarazione oppure dello scatto migliore (che, molto spesso, ci porta, come si dice, a sgomitare tra colleghi per trovare il posto giusto da dove poter portare a casa il lavoro), ma questo non può e non deve farci dimenticare che le direttive valgono per tutti. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha intitolato un suo intervento sulla pagina Facebook ufficiale del Comune "Assembramenti di serie A e di serie B?" e, in fondo, ha perfettamente ragione, visto quanto accaduto nelle scorse ore. Il rientro a casa di Silvia Romano, appunto nel capoluogo lombardo, dopo la sua liberazione e giornalisti e fotografi, accalcati gli uni a fianco agli altri, senza per nulla tenere conto del tanto ripetuto distanziamento. Ecco, così non va! E, oggi, allora, l'unica cosa che dovremmo fare è "alzare le mani", chiedendo solo e soltanto scusa per avere sbagliato. Un 'mea culpa', in segno di rispetto verso le persone che quelle regole le stanno continuando a seguire con grande attenzione.

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