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venerdì 19 aprile 2024 | ore 20:12

L'arte religiosa con Sgarbi

Vittorio Sgarbi ha tenuto una conferenza al centro socio culturale di Mesero. Le opere religiose nel territorio lombardo. Capolavori raccontati con la sua vivacità e efficacia.
Mesero - Vittorio Sgarbi a Mesero (Foto Eliuz Photography)

Mesero è diventata ufficialmente “città” e lo ha fatto in grande stile. È sabato 27 agosto e sono più o meno le 21.15, quando il celebre professore e critico d’arte, Vittorio Sgarbi, irrompe, come magistralmente previsto dall’assessorato alla cultura, sul palco del centro socio-culturale di Mesero, per celebrare questo gioioso evento. Due ore di conferenza, alla quale, nonostante la serata afosa, hanno preso parte più di 500 persone, che, come incantate, pendevano dalle labbra del professore ferrarese. Tanti i temi toccati, a partire dal terremoto, che disgraziatamente ha colpito il centro Italia, ai fenomeni terroristici, che sempre più spesso caratterizzano la nostra vita, alle opere d’arte del nostro territorio; della padanìa. Si, avete capito bene, padanìa non padania; non è un errore ortografico, ma, come sottolineava Sgarbi, il nome originario da cui viene fatto poi derivare l’aggettivo di stampo leghista “padana”, al quale manca però l’accento corretto. La padanìa indica, infatti, la macroarea, comprendente Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, all’interno della quale ebbero maggiore risalto gli artisti nord-italici. Da qui un interessante commento di diverse opere della zona ( 18 per la precisione), alcune dei quali di illustri pittori, come Leonardo, Raffaello o il Caravaggio. Ma se l’esposizione delle opere d’arte è stata molto interessante, non lo è stata da meno la divagazione, che egli ha condotto, relativa all’attualità, che più ci riguarda. La domanda, che Sgarbi ha posto, e che più ha indotto al dubbio i presenti è stata la seguente: “Salvereste dalle bombe la Cappella Sistina o la vita di un bambino?” . La questione ha destato l’interesse della sala, che si è divisa, attraverso un simbolico sondaggio, tra chi salverebbe il bambino e chi la Cappella. Insomma, una serata particolarmente stimolante e interessante, con l’implicito intento di promuovere una conoscenza, seppur non approfondita, delle opere del territorio lombardo e invitare i presenti a visitarle, poiché, come ha più volte affermato durante il corso della serata Sgarbi, “ un’opera d’arte è viva; è come se fosse un uomo, perché l’autore ha lasciato la sua anima in essa e dunque continua a vivere”. A conclusione della serata, il sindaco ha scoperto lo scudo con la scritta 'città di Mesero', che verrà posto all’ingresso della città. (FOTO ELIUZ PHOTOGRAPHY)

UN VIAGGIO TRA RELIGIONE E ARTE

Diciotto opere. Diciotto capolavori custoditi in Lombardia e nel nostro territorio. La religione che si mischia con l’arte, la storia e in alcuni momenti anche con l’attualità, diventando praticamente (o quasi) una cosa sola. Il racconto attraverso le parole e le immagini. Il racconto che trasmette emozioni, coinvolgimento e condivisione. Da Mesero a Milano, passando per Cremona, Pavia, Brescia, Lodi e fino ad arrivare a Busto Arsizio, Legnano, Castano Primo, Magenta, Cuggiono, Bernate Ticino e Vigevano… e poi di nuovo il ritorno, a Mesero. Il viaggio degli occhi e della mente. Il viaggio soprattutto dell’anima e della bellezza, in quello stile frizzante che da sempre lo contraddistingue. La vivacità, l’ironia e l’efficacia che vanno di pari passo. La vivacità, l’ironia e l’efficacia indiscusse protagoniste. Allora, pronti via, con l’analisi e la spiegazione dei vari capolavori e dei loro autori: c’era, ad esempio, Michelangelo Merisi (detto il Caravaggio) con San Francesco in meditazione (1606 circa; custodito al museo civico Ala Ponzone di Cremona), quindi Raffaello Sanzio (Cristo Benedicente, 1506 circa, Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia), o ancora Alessandro Bonvicino (il Moretto) e la sua Assunzione della Vergine, là nel Duomo vecchio di Brescia. E si è andati avanti, poi, con Lorenzo Lotto e la Madonna in trono col bambino e santi (chiesa di San Bartolomeo a Bergamo), Ambrogio da Fossano (il Bergognone) con la Presentazione al tempio (chiesa dell’Incoronata di Lodi), Ottavio Semino (Ultima Cena, refettorio della Certosa di Pavia), Leonardo da Vinci (Ultima Cena, Santa Maria delle Grazie a Milano), Camillo Procaccini (Adorazione dei pastori, chiesa di Sant’Alessandro in Zebedia a Milano) e fino a Giulio Cesare Procaccini, Pier Francesco Mazzucchelli (il Morazzone) e Giovanni Battista Crespi (il Cerano) per Il Martirio delle sante Rufina e Seconda (Pinacoteca di Brera) oppure Vincenzo Foppa (Madonna col bambino e un angelo, Castello Sforzesco di Milano) e Michelangelo Merisi (il Caravaggio, Cena in Emmaus, Pinacoteca di Brera). Ma, come detto, numerose le opere custodite anche nel nostro territorio e di una straordinaria bellezza: Bernardino Luini (Polittico raffigurante la Madonna col bambino, sette angeli musicanti e quattro santi, presso la Basilica di San Magno a Legnano), Gaudenzio Ferrari (Polittico dell’Assunta, santuario di Santa Maria di Piazza a Busto Arsizio), Gaetano Previati (Via Crucis, museo civico di Castano Primo), Ambrogio da Fossano (il Bergognone, Cristo alla colonna, Cristo deriso, chiesa di Santa Maria Assunta di Magenta), Carlo Francesco Nuvolone (Madonna del Carmine, Basilica di San Giorgio Cuggiono), Peterzano (Deposizione di Cristo, Canonica di Bernate Ticino) e Giovanni Battista Garberini (Apoteosi di San Carlo Borromeo, chiesa di San Carlo a Vigevano).

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