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venerdì 19 aprile 2024 | ore 01:03

Dcpm che sembra un requiem

"La libertà è più importante dello Stato e siamo noi che concediamo a rappresentanti eletti (sic) parte della nostra sovranità individuale".
Salute - Persone in giro con le mascherine (foto internet)

Partiamo da un presupposto: non stiamo affrontando la più grande emergenza sanitaria da che se ne abbia conto. Il Covid-19 non è così letale come il quotidiano conto dei morti ci lascia immaginare. Gli studi portati alla luce da Deutsche Bank sulle precedenti pandemie evidenziano che quella in corso è per rilevanza del tasso di mortalità 25° su 27 epidemie globali affrontate. Il report stima un tasso di mortalità dello 0,23% (calcolato in assenza di lockdown), ben lontano dalla peste nera (42%) o dalla più recente influenza spagnola (2,7%). Altri studi, come quello dell’ISPI, rilevano un dato tra lo 0,5 e l’1,7%. Il conto in Italia non torna, è vero, ma c’è una ragione: i numeri rilevati dalla Protezione Civile sono parziali. Sulla base di questa doverosa precisazione è questo, dunque, il momento di chiederci se veramente non si sia commesso un grandissimo errore. Gli elementi che rilevano in questa discussione sono due: la libertà e l’economia. E sono legati a doppio filo. Nonostante non sarebbe illogico, tutt’al più impopolare, discutere la scelta dell’imposizione del primo confinamento domiciliare imposto dal Presidente del Consiglio l’ormai lontano 9 marzo, non lo faremo. Vogliamo soltanto ricordare al Premier Conte, che così saggiamente assistito da 400 tecnici, pontifica su cosa ci è concesso fare, senza proferir parola alcuna su quando potremo riavere la nostra libertà ostaggio di egocentrici Dpcm, che quest’ultima non appartiene allo Stato. La libertà è più importante dello Stato e siamo noi che concediamo a rappresentanti eletti (sic) parte della nostra sovranità individuale per l’amministrazione della convivenza. Dunque, è bene che lo stato non prevarichi le proprie competenze ed è, a maggior ragione, bene che venga abbandonato il Dpcm come strumento normativo, poiché inadeguato giuridicamente e privo del presupposto di criticità, che lo legittimava inizialmente. Il Parlamento si deve pronunciare. L’ebbrezza per i “pieni poteri”, che così fortemente lo stesso Conte aveva strumentalizzato quest’estate, ha contestualmente permesso al Premier di decretare un’ulteriore proroga della chiusura di buona parte degli esercizi in tutto il paese. Più semplicemente ha dato loro una spintarella verso il tribunale. Una decisione che immola un numero incalcolabile nuovi poveri e morti da recessione sull’altare dei morti da Covid, per il semplice fatto che i primi saranno invisibili ai telegiornali. Una chiusura folle, ma soprattutto pavida (ci sono Regioni a contagio prossimo allo zero), che condanna generazioni di un paese intero. Assistiamo ad un requiem recitato dalla nuova tecnocrazia: quella dei comitati tecnico scientifici.

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