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giovedì 28 marzo 2024 | ore 13:21

I cliché del cibo biologico

E' usanza diffusa ed alquanto radicata considerare che il cibo biologico sia buono per principio e, di conseguenza, migliore del cibo industriale. Capiamo meglio.
Il bastian contrario - Cibo biologico (Foto internet)

E' usanza diffusa ed alquanto radicata considerare che il cibo biologico sia buono per principio e, di conseguenza, migliore del cibo industriale, tuttavia questa costruzione mentale, che la storia e la disinformazione hanno contribuito a creare, non ha radici concrete. Proverò a scardinarla. Il ragionamento segue due binari; da un lato la necessità di far coesistere l’esponenziale incremento demografico con la maggiore necessità di alimenti, dall’altro la falsa coscienza che ciò che è da noi coltivato nel romantico orto dietro casa sia sano e naturale al 100%, mentre l’industriale necessariamente cattivo. Esiste una correlazione tra la crescita demografica mondiale e lo sviluppo dell’agricoltura industriale. La necessità di soddisfare un così alto numero di bocche ha spinto la scienza agraria a dedicarsi al problema, introducendo intorno al 1960 quattro elementi fondamentali: i concimi di sintesi, gli agro farmaci, i diserbanti e il miglioramento genetico. In ordine essi si occupano di nutrire le piante, proteggere le piante dagli insetti, pulire le piante dalle erbacce e migliorare la composizione genetica delle stesse, per renderle più efficienti. Queste quattro innovazioni contribuiscono a rendere produttiva un’agricoltura che da sempre, e questo lo dicono i dati, da un ettaro di terra ricavava una tonnellata di grano e la portano a produrre dallo stesso campo sei tonnellate. Dunque emerge l’imprescindibilità della tecnologia e della chimica, per far fronte alla fame nel mondo, nonostante i grandi teorici del biologico continuino ad avversarla. I dati delle Nazioni Unite dimostrano come, continuando su questa strada, in 20 anni si potrebbe sconfiggere la fame. Ma giungiamo ora al secondo punto. Il sentimento d’orgoglio che ci prende dopo aver raccolto il bel pachino rosso dall’orticello potrebbe affievolirsi, se io vi dicessi che in realtà quello che tenete in mano non è proprio bio. Il pomodoro originale, infatti, era di colore giallo e soprattutto, il pachino, oltre che meno resistente, del tutto inesistente. Ad oggi possiamo coltivarne di rossi, grazie alla genetica, che li ha resi forti e quasi autosufficienti. Così la melanzana e tanti altri ortaggi, che solo per il fatto che abbiano mutazioni antiche, a noi estranee, consideriamo naturali. Infine una nota sull’industria del bio, per dire che, spesso, l’importazione di pesticidi naturali avviene da paesi che utilizzano la chimica per la cura della pianta produttrice, contraddicendo il senso dell’importazione stessa. Morale della favola: produrre con la tecnologia, per produrre meglio, sano e per tutti.

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