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lunedì 29 aprile 2024 | ore 16:28

Migranti: il realismo contro le urla

Negli ultimi mesi è tornato d’attualità il tema delle migrazioni dal Nord Africa (il motivo per il quale ci interessiamo soltanto di questa tratta è un mistero) e di conseguenza la politica e i giornali non parlano d’altro.
Attualità - Migranti (Foto internet)

Negli ultimi mesi è tornato d’attualità il tema delle migrazioni dal Nord Africa (il motivo per il quale ci interessiamo soltanto di questa tratta è un mistero) e di conseguenza la politica e i giornali non parlano d’altro. Eviteremmo volentieri di tornare sulla materia, tuttavia un paio di considerazioni, dopo tutto quello che si è detto e scritto qua e là in Italia, è inevitabile farle. Partiamo da dati: al 22 settembre si registrano 132'867 sbarchi sulle coste italiane, rispettivamente 63’369 unità in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e 89'111 in più rispetto al 2021. È un’emergenza? Forse lo è per il sistema di accoglienza italiano, ma probabilmente non in termini generali, soprattutto in considerazione del fatto che si definisce un’emergenza una situazione critica che richiede un’attenzione straordinaria, mentre, in questo caso, il fenomeno delle migrazioni verso l’Italia (e dunque l’Europa) è – a occhio e croce – una questione (irrisolta) della quale si discute da circa una ventina d’anni. Sarebbe dunque più corretto inquadrare i fatti nel perimetro di un “problema”, quanto più che di un’emergenza, in particolar modo se questo parlare autorizza uscite e commenti della politica italiana – che ricordiamo prometteva blocchi navali e zero sbarchi – che tutto fanno fuorché creare le condizioni per l’adozione di misure risolutive. L’Italia da sola non può pensare di risolvere questo (così come tanti suoi altri) problema e dunque sparare a zero sull’unica entità in grado di offrire un rimedio al problema pensando di prendere due piccioni con una fava (ingraziare l’elettorato e ottenere un aiuto europeo) è probabilmente una delle strategie meno lungimiranti che si possano vedere in politica. Parole di rottura, contro i migranti, contro i paesi membri dell’Unione e contro le istituzioni Europee dimostrano quanto, anche l’interesse nazionale, sia lontano dal voler considerare quella migratoria come un’emergenza, utilizzandola quanto più come mero strumento elettorale. In questo senso le parole di Mattarella risuonano come un monito di buon senso e indicano l’unica via possibile: “Le regole di Dublino, che prevedono come responsabile dell’accoglienza il paese di primo approdo, sono preistoria”. Cambiare i trattati è l’unica strada possibile, ma per cambiare i trattati serve negoziare; serve saper fare politica; serve abbassare la voce, gli slogan e la propaganda, per provare a costruire (anche con le parole) un’azione comune, europea, utile a tutti.

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