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martedì 03 dicembre 2024 | ore 05:42

'La trilogia degli occhiali'.

La regista Emma Dante, famosa per la Carmen, che ha aperto la stagione 2009/2010, torna al CRT di Milano con una trilogia legata dal tema della marginalità sociale.
Foto di scena de 'Il castello della Zisa, capitolo II'

Fino al 6 marzo nella storica sede di viale Alemagna 6, il CRT, Teatro dell'Arte di Milano, ospita un interessante progetto della regista siciliana Emma Dante, protagonista con una sensuale Carmen all’apertura della stagione scaligera nella stagione 2009/2010. Si tratta di uno spettacolo contenitore, che al suo interno prevede la messa in scena di tre diverse pièce. Ogni parte è del tutto autonoma, ma indissolubilmente legata alle altre da temi di marginalità sociale, come la povertà, la vecchiaia e la malattia. Il titolo del lavoro è 'La trilogia degli occhiali', perché ogni protagonista è dotato di protesi per vedere meglio. Le singole pièce sono, invece, chiamate 'Acquasanta, capitolo I', 'Il castello della Zisa, capitolo II' e 'Ballarini, capitolo III'. Nel primo episodio un mezzo mozzo innamorato del mare ricorda nostalgico i tempi in cui galleggiava nel blu. Ora la sua vita è ferma sulla terra, un ambiente in cui non crede; qui l'uomo tira i fili dei suoi pupi nell'attesa che la barca ritorni. Il secondo episodio parla di Nicola, un anziano che vive assistito in una casa di cura. Il vecchio pare incantato, come se qualcuno l'avesse strappato da un mondo che amava infinitamente: il castello dove viveva nella sua giovinezza. Solo il pubblico sente l'urlo imprigionato nel suo corpo; ci racconta com'era l'uomo, con passione e gioia, ma solo per il tempo di un fiammifero! Il terzo e ultimo episodio vede due anziani in atteggiamento romantico. Entrambi premono due diversi interruttori e accendono un firmamento di stelle sopra di loro. Si abbracciano e si baciano. C'è un conto alla rovescia, sta per arrivare il nuovo anno: tre, due, uno... I due festeggiano innamorati, la donna estrae un velo da sposa, se lo pone in testa e fa suonare un vecchio carillon. Allora entrambi si tolgono la maschera e scoprono un volto giovane, inforcano gli occhiali e ballano su note di vecchie canzoni: danzando entrambi percorrono a ritroso la loro storia d'amore. Tre pièce straordinariamente forti, unite da un filo rosso che può e deve far riflettere sull'esistenza dell'uomo. Uno spettacolo che lascia il segno.

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