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mercoledì 01 maggio 2024 | ore 13:25

"Costruire il bene comune"

Il 'discorso alla città' dell'Arcivescovo Delpini: «…Con gentilezza»: questo lo «stile» con cui operare al servizio del benessere collettivo indicato dall'Arcivescovo nel suo pronunciamento in Basilica di Sant'Ambrogio. Lungimiranza, fierezza e resistenza sono le «virtù» richieste soprattutto a chi lavora nelle istituzioni.
Milano - L'Arcivescovo pronuncia il 'Discorso alla Città' 2021

«In un tempo di fatica esistenziale per tutti, per il crescere dell’ansia, a seguito della interminabile pandemia, occorre uno stile nell’esercizio dei ruoli di responsabilità che assicuri e rassicuri, che protegga e promuova, che offra orizzonti di speranza, anticipando, nella fermezza e nella gentilezza, il senso promettente e sorprendente della vita, con un agire non tanto e non solo solidale ma sinceramente fraterno». Lo sostiene monsignor Mario Delpini, nel suo Discorso alla città alla vigilia della festa di Sant’Ambrogio. Nella Basilica ad ascoltarlo amministratori locali, autorità militari, esponenti del mondo culturale, dell’economia, del sindacato, della società civile.

…Con gentilezza. Virtù e stile per il bene comune è il titolo del Discorso, denso di indicazioni per leggere un tempo difficile non solo per la pandemia, che richiede una bussola per affrontarle con fierezza e responsabilità ispirandosi al modello di Ambrogio.

A partire da chi è impegnato a livello istituzionale. «In questo nostro tempo confuso, di frenetica ripresa e profonda incertezza, che tende a censurare un vuoto interiore – sottolinea l’Arcivescovo – chi ha la responsabilità del bene comune è chiamato a essere autorevole punto di riferimento con discorsi seri e azioni coerenti, con la saggezza di ricondurre le cose alle giuste dimensioni, di sorridere e di far sorridere».

Uno sguardo non può non andare alle piazze rumorose dei no vax per esempio e alla necessaria lucidità per affrontare questi problemi. «In un tempo di suscettibilità intrattabile e di esplosioni di rabbie irrazionali, chi ha responsabilità deve tenere i nervi saldi, esercitare un saggio discernimento per distinguere i problemi gravi e i pretesti infondati».

Anche il linguaggio del dibattito pubblico e l’uso distorto e sopra le righe dei social non sfuggono all’attenzione dell’Arcivescovo: «In un tempo di clamori esagerati per minuzie e di silenzi imposti dal politicamente corretto, chi ha a cuore il bene presente e futuro del nostro convivere ha il dovere di cercare informazioni affidabili e documentazione onesta, per evitare clamore e distrazioni. In un tempo di aggressività pubblica e privata, di drammi terribili tra le mura di casa e di violenze crudeli, chi si cura della giustizia e della difesa dei deboli deve cercare di capire, di prevenire, di porre condizioni per arginare reazioni furiose e comportamenti delittuosi».

Per affrontare questo scenario ecco la strada indicata da monsignor Delpini: «L’esercizio della responsabilità richiede una dura ascesi per coniugare fermezza e gentilezza, giudizio sulle azioni e rispetto per le persone, pazienza e determinazione, pensiero lucido e parola amabile. L’esercizio della responsabilità richiede molte virtù: l’onestà, il discernimento, la prudenza, la fortezza, la mitezza, il senso dell’umorismo e alcune che mi sembrano particolarmente necessarie oggi, come la lungimiranza, la stima di sé e la resistenza».

Se questo vale per tutti i cittadini, a chi è impegnato nelle istituzioni monsignor Delpini indica uno stile preciso, anche controcorrente: «Per il servizio al bene comune, insieme a queste virtù è necessario uno stile che forse possiamo definire con la virtù della gentilezza. Per gentilezza non intendo solo le “buone maniere”, ma quell’espressione della nobiltà d’animo in cui si possono riconoscere la mitezza, la mansuetudine, la finezza nell’apprezzare ogni cosa buona e bella, la fermezza nel reagire all’offesa e all’insulto con moderazione e pazienza». Un manifesto del buon politico che prende le mosse dal magistero di papa Francesco nella Fratelli tutti.

Nel Discorso l’Arcivescovo approfondisce in particolare tre virtù: lungimiranza, fierezza e resistenza.

Spesso chi ha responsabilità si trova di fronte «il singolo individuo, incline a pensare solo a sé e a ritenersi il centro dell’universo, secondo un individualismo troppo diffuso e troppo approvato, ritenga che i suoi desideri, bisogni, pretese, tutto sia legittimo e urgente». Per questo è necessaria saggezza e lungimiranza per distinguere invece le emergenze vere: «Per guardare oltre l’immediato e individuare le vie da percorrere sono una grande risorsa i risultati degli studi, la raccolta dei dati e la loro interpretazione, la collaborazione tra le accademie e i politici, tra uomini e donne di esperienza e gli amministratori, tra persone di pensiero e chi deve formulare leggi e decisioni».

Su questo versante anche la Chiesa può dare il proprio contributo. Per questo monsignor Delpini propone alcune priorità per «incoraggiare provvedimenti pertinenti».

La priorità irrinunciabile è innanzitutto la famiglia, a partire dalla «promozione delle condizioni che rendano desiderabile e possibile la formazione delle famiglie». Una stabilità del nucleo familiare avviene se «trova nella società condizioni di vita serene, sane, per la disponibilità di case accessibili, per occasioni di lavoro propizie, per il sostegno necessario alla paternità e alla maternità responsabili, per alleanze educative».

Anche la crisi demografica è una minaccia da affrontare cambiando l’approccio politico e culturale: «Certo se gli investimenti e i provvedimenti, la legislazione e le delibere sono orientati a favorire chi preferisce non farsi una famiglia, non avere figli, chi vorrebbe formarsi una famiglia e avere figli si sentirà più solo».

Ma non è solo una questione istituzionale, è anche un modo di vivere in famiglia quotidianamente, con la necessità «di promuovere e di curare la gentilezza nella relazione tra marito e moglie, il rapporto tra l’uomo e la donna come rapporto di reciprocità, nella pari dignità e nella valorizzazione della differenza. L’alleanza nella famiglia tra l’uomo e la donna, nella stima e nella gentilezza reciproche, è una promessa di bene per i figli. È necessaria però una mentalità nuova, una proposta di ideali di vita che sia offerta con la gentilezza della testimonianza». Un valido aiuto può arrivare anche da chi è più anziano: «Il sorriso dei nonni può contribuire a stemperare le tensioni e le fatiche e può indicare come sia praticabile lo stile della gentilezza e dell’abitudine al sorriso».

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