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venerdì 19 aprile 2024 | ore 13:01

HIV: quell'epidemia dimenticata...

“Sono 130.000 gli italiani sieropositivi che possono ora condurre una vita pressoché normale”
Rubrica 'Frecce sui giorni nostri' - HIV (da internet)

Chi di noi ha almeno quarant’anni, ricorderà gli spot televisivi anti-AIDS che il Ministero della Sanità - così si chiamava allora - mandava in onda nei primi anni Novanta a ritmo martellante. Si trattava di brevissimi filmati che - con chiarezza e semplicità - illustravano come si trasmettesse il virus dell’HIV. In quegli anni, la malattia che deriva dall’HIV, cioè l’AIDS, portava alla morte nell’arco di pochi anni. Il virus HIV si trasmette con scambio di sangue infetto e attraverso i rapporti sessuali non protetti. Esso rimane silente, non dà cioè sintomi evidenti per alcuni anni, lungo i quali il soggetto può infettare altre persone. Poi il virus comincia a distruggere il sistema immunitario, si entra così nella cosiddetta fase di AIDS conclamato. Il sistema immunitario distrutto conduce alla morte per infezioni altrimenti banali. Dalla seconda metà degli anni Novanta, però, l’HIV può essere bloccato (sebbene non eradicato dall’organismo) impedendo quindi che si arrivi all’AIDS conclamato. Ad oggi, nei Paesi in cui i farmaci capaci di bloccare l’HIV sono a disposizione (in Italia se ne fa carico per intero il sistema sanitario nazionale) le persone infette da HIV non degenerano in AIDS conclamato, sebbene siano potenzialmente in grado di propagare l’infezione ad altri. Bisogna essere contenti di questi risultati, che permettono a 130.000 italiani sieropositivi di condurre una vita pressoché normale e di non ammalarsi di AIDS, ma va anche detto che l’attenzione nei della prevenzione dell’AIDS si è molto ridotta: oggi, in Italia, undici persone al giorno diventano sieropositive; 4000 nuovi casi all’anno solo nel nostro Paese. Si tratta di cifre folli, davanti alle quali tutti, compresi scuole e le famiglie dovremmo fare molto di più. Giova ricordare che il test che verifica la presenza dell’HIV nel sangue, in Italia è gratuito e anonimo e chiunque abbia avuto comportamenti a rischio dovrebbe sottoporvisi a tutela propria e altrui.

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