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venerdì 19 aprile 2024 | ore 19:52

Una guerra occidentale sulla pelle di altri

Il conflitto in Siria è in realtà uno scontro tra grandi potenze globali.
Rubrica 'Il bastian contrario' - Un bambino siriano

La guerra ad orologeria euro-americana contro Putin e Assad in Siria si aggiorna, purtroppo, di un altro triste capitolo. Non tanto per il numero dei missili, quanto per le ragioni che sottostanno a questo attacco, le quali sono oggettivamente inconsistenti. Già nel 2013 le colpe dell’offensiva chimica nella città di Ghuta furono immediatamente attribuite al dittatore siriano. In quei frangenti la tensione toccò le stelle, montata da immagini disumane di bambini travolti dal sarin e dall’escalation di minacce che portò alla definizione di una linea rossa da parte di Obama. Bastarono, però, solo alcune verifiche più accurate, per accertarsi che tutta l’architettura sulla quale si legittimavano le accuse ad Assad era molto più che flebile. Nel 2016 prima la Cia, poi un documento del MIT (Massachussetts Institute of Technology) e infine ricerche di singoli reporter dimostrarono con valide prove a supporto che non fu la Siria governativa a sferrare quell’attacco. Una delle possibili spiegazioni fu fornita dal premio Pulitzer Seymour Hersh, il quale attribuì ad alcuni gruppi ribelli filo-turchi, che stavano perdendo la guerra, la responsabilità dell’attacco, per far sì che gli Usa intervenissero contro la Siria di Assad. Fu poi l’OPAC (org. per la proibizione armi chimiche) ad assicurare lo smaltimento totale delle armi chimiche in Siria. 5 anni dopo, la notizia di un nuovo attacco chimico di Assad lascia una sensazione di déjà-vu. L’ennesima farsa architettata a tavolino sulla pelle di chi, probabilmente, vale meno di noi. Farsa per tre semplici motivi: in primis non c’è alcuna fonte indipendente che confermi l’utilizzo da parte di Assad di armi chimiche contro i ribelli e, anzi, è stata inviata una delegazione dell’OPAC per accertare che questo attacco sia effettivamente avvenuto. A dire quanto riportato James Mattis, ministro della difesa americano, non proprio l’ultimo arrivato. In secondo luogo il grado di importanza degli obiettivi colpiti. Premesso che di armi chimiche non avrebbero dovuto essercene, queste sicuramente non verrebbero custodite in depositi alla bella vista di tutti. Ultima considerazione: a chi conveniva questo attacco? A chi come Assad sta vincendo una guerra o a chi, come Macron, non riesce a gestire il tumuto sociale interno, a chi, come la May, non sta capendo più niente della Brexit, a chi, come Trump, è travolto dagli scandali personali, e che dunque ha bisogno di spostare l’attenzione pubblica?

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