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venerdì 19 aprile 2024 | ore 12:09

La Juve fa il suo, frena il Napoli

La 26esima giornata di A è anche derby tra Inter e Milan (solo un pari). Vincono la Lazio e di nuovo la Roma, male la Fiorentina. Sorprende, invece, il Catania.
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La 26esima giornata di Serie A si apre con lo scontro salvezza tra PALERMO e GENOA che termina per 0 a 0. Partita brutta e a farla da padrone è il nervosismo, con entrambi i centrocampisti imprecisi, che badano più a rompere il gioco degli avversari che a costruirlo, con le rare occasioni create da giocate dei singoli o su azioni di rimessa. Primo pericolo per il Genoa, con una punizione tagliata di Miccoli, che viene deviata da Vargas, che per poco non trafigge Frey, a cui risponde Borriello che, liberato da Bertolacci, ha la chance migliore del primo tempo, calciando da pochi passi addosso al portiere, a fronte di un’altra occasione prodotta dal Palermo, con Ilicic, che sfonda centralmente e libera il suo sinistro, che termina però a lato, per la fine della prima frazione di gioco, con il Genoa che reclama per un dubbio fallo da rigore su Rossi. Secondo tempo acceso solo da una bella punizione di Miccoli, che termina di poco a lato, e da una invenzione dei trequartisti (tra i pochi nelle due squadre a tentare di illuminare i compagni) con Ilicic che si libera a sinistra e serve una palla d’oro per Boselli che, sotto porta, si vede incredibilmente respingere da un miracolo di Frey l’1 a 0. Le emozioni finiscono qui: il Palermo termina la partita in 10 per l’espulsione di Aronica, per lo scialbo 0 a 0 che costa la panchina a Malesani. Si conclude per 3 a 0 a favore della JUVENTUS il match con il SIENA. I bianconeri iniziano sin da subito a macinare il loro gioco e ad imporlo sui toscani, che nel primo tempo applicano una tattica attendista, difendendosi e cercando di colpire di rimessa senza però creare molto. Il gioco per i padroni di casa è orchestrato da Pirlo, Pogba e Marchisio, che alternano pericolosi inserimenti e verticalizzazioni per le punte Giovinco e Vucinic, ma è grazie a Lichsteiner che la partita si sblocca. La ripresa vede ancora la Juve a farla da padrona, con i pericoli che giungono maggiormente sulla trequarti, zona in cui il Siena fatica a contenere gli estrosi centrocampisti bianconeri, lasciando loro troppo spazio, con Pirlo che tenta il gran gol con un pallonetto (fuori di pochissimo) ed il raddoppio che arriva però puntuale con Giovinco, che approfitta di una dormita della difesa toscana e, servito da palla inattiva, buca ancora Pegolo (non perfetto nell’intervento) per il 2 a 0. A questo punto, la Juve si addormenta per qualche minuto e il Siena cerca di approfittarne, con alcune buone discese degli esterni, che mettono in mezzo palloni interessanti per Emeghara, che è abilissimo a colpire di testa in un’occasione, con Buffon che ha un gran riflesso e devia il tiro. Gli avversari insistono ancora con Terlizzi, che viene lasciato colpevolmente libero di tirare e centra un clamoroso palo. La Juve, dopo aver rischiato, usufruisce degli spazi lasciati dal Siena sulla trequarti, con Pogba, che è abilissimo a liberare il suo preciso destro, trovando l’angolino basso e chiudendo così il match sul 3 a 0. Coglie una bella vittoria la SAMPDORIA, che si impone sul proprio campo per 2 a 0 contro il CHIEVO VERONA. Il primo tempo è molto equilibrato, con l’accorto atteggiamento tattico delle due squadre che limita notevolmente i pericoli. La Samp, grazie al gran lavoro di copertura di Poli e Obiang, rischia molto poco, cercando di offendere soprattutto dalle corsie esterne, da dove arrivano diversi cross per le punte, ben controllate dai difensori veronesi. Di contro, il Chievo, i cui terzini sono inizialmente bloccati a difendere, cerca di costruire sulla trequarti, con le invenzioni di Théréau. Il gran tatticismo delle due squadre produce rarissime occasioni: un tiro di Acerbi, ben parato da Romero, e poco altro per oltre mezz’ora, con il match che però si sblocca un po’ a sorpresa, grazie a Poli, che è abile ad inserirsi, ricevendo palla al limite dell’area e trovando un pregevole destro a giro, che vale l’1 a 0, a fronte di un sola estemporanea occasione prodotta dal Chievo, con una bella conclusione di Guana, deviata in corner dal portiere avversario. Il secondo tempo vede gli scaligeri cambiare notevolmente atteggiamento: aumentano la pressione sugli avversari ed i centrocampisti non badano più solo a compiti difensivi, ma si inseriscono con continuità, con gli esterni Jokic ed il neo entrato Luciano, che spingono notevolmente mettendo diversi cross interessanti, costringendo la Samp a difendersi e a colpire di rimessa. Sono prima i veronesi a produrre le azioni più pericolose con Théréau, che cerca di mettere in mezzo dalla sinistra (con De Silvestri che respinge con la mano rischiando il rigore non fischiato dall’arbitro) e poi con Hetemaj, che colpisce al volo indirizzando il pallone di poco fuori su un traversone di Luciano. I blucerchiati sono, però, abili a difendere, e dopo aver subito gli attacchi del Chievo senza mai rischiare eccessivamente, colpiscono di rimessa, sfruttando gli spazi concessi, con il neo entrato Eder, che brucia i difensori avversari, e, a tu per tu con Puggioni, è freddo ad insaccare il 2 a 0 che chiude la partita. Tre punti importantissimi anche per il CATANIA, che si impone sul PARMA per 2 a 1. Primo tempo di marca decisamente rossoblu, con l’ottima regia di Lodi, che aziona gli imprendibili attaccanti esterni etnei, che mettono in continua apprensione la retroguardia emiliana, con rapidi scambi e giocate individuali, servendo con precisi palloni il terminale offensivo Bergessio. Dopo pochi minuti, è proprio Lodi che indirizza il match con una bella punizione che, seppur deviata da Mirante, finisce in rete per l’1 a 0. E’ poi Bergessio, ben imbeccato da Castro, ad impegnare il portiere avversario di sinistro per poi sbagliare clamorosamente sottoporta, su una bella palla tagliata dalle corsie laterali servitagli da Keko. La supremazia del Catania si materializza quando Castro si libera al tiro, eludendo la marcatura degli avversari, con Mirante che devia sui piedi di Keko, che realizza il 2 a 0, a fronte di un Parma molle ed impalpabile, che produce un solo tiro pericoloso con Parolo, che angola però troppo la conclusione. Il secondo tempo vede la reazione di orgoglio dei gialloblu, che attaccano a testa bassa, cercando continuamente Amauri in area di rigore, con ripetuti cross sfornati dalle corsie laterali, con Biabiany e Rosi tra i più propositivi. Amauri si vede respingere da Andujar una sua deviazione, Bianiany colpisce una clamorosa traversa di testa, poi, ancora Amauri trova la conclusione vincente, controllando e indirizzando in rete l’ennesimo traversone, per il 2 a 1 finale. Termina con un roboante 4 a 3 la sfida tra CAGLIARI e TORINO. E’ un match contraddistinto da continue disattenzioni difensive da ambedue le parti, con i centrali distratti in marcatura e spesso fuori posizione, liberando continui e invitanti spazi sulla trequarti, ed i terzini, propositivi e pericolosi in fase offensiva, sfornando continui e interessanti cross, ma disattenti nel ripiegare. E’ subito Sau a tagliare centralmente tra i difensori avversari e a procurarsi il rigore per un fallo di Ogbonna, con lo stesso attaccante sardo che realizza l’1 a 0. Il primo tempo, dopo il gol, vede le due squadre fronteggiarsi a viso aperto, senza però creare seri grattacapi alle rispettive retroguardie, ma è solo un’illusione. Il Toro non ci sta ed inizia ad attaccare con insistenza, soprattutto dalla fascia destra, con l’ottima cerniera Darmian-Cerci, con il primo che mette in mezzo ed il secondo che insacca di sinistro. E’ poi ancora Cerci a servire sulla corsa Darmian, un cross teso e preciso, che dopo un batti e ribatti, finisce sui piedi di Stevanovic, che segna il 2 a 1. Il Cagliari non resta a guardare: è Cossu, lasciato libero di crossare da sinistra, a pennellare in mezzo per Conti, che, in perfetta solitudine, insacca di testa il 2 a 2, con il vantaggio che si materializza con Pinilla, che si invola tra le distratte maglie del Toro in area, dove viene steso da Ogbonna che, già ammonito, si fa espellere concedendo il rigore trasformato freddamente dallo stesso Pinilla, con l’emozionante susseguirsi di azioni da rete che continua con un altro rigore concesso ai danni del Cagliari, su Bianchi che realizza freddamente il 3 a 3. Sembra finire qui, ma su un ultimo tentativo del Cagliari, Conti conclude da fuori area, trovando la sfortunata deviazione di Glik, che mette fuori causa il suo portiere, per il rocambolesco 4 a 3 finale per i cagliaritani. Coglie un importante successo la ROMA, che si impone a Bergamo sull’ATALANTA per 3 a 2. La partita, seppur condizionata dalla neve, vede le due squadre utilizzare al meglio le proprie armi offensive, con le difese distratte e spesso in difficoltà. E’ Bonaventura a creare fin da subito le azioni più pericolose sulla trequarti, con un bel tiro, che deviato da Stekelenburg, finisce sui piedi di Livaja, che insacca l’1 a 0, al quale risponde immediatamente la Roma che, nelle corsie laterali, ha l’arma in più per colpire gli avversari, con Marquinho e Torosidis che crossano, lottano e trovano anche la giocata individuale, con il brasiliano abile a saltare un uomo ed a concludere in rete di sinistro il gol che vale l’ 1 a 1. I giallorossi hanno però altre armi a disposizione, con un super Pjanic, che oltre a dare geometria alla squadra, orchestrando la manovra nella bufera di neve, è preciso e freddo anche sui calci piazzati, trovando il 2 a 1 con un potente destro a giro. L’Atalanta, nonostante il peggiorare delle condizioni del campo, continua a cercare i suoi attaccanti e con un bel lancio in profondità, Livaja è lesto a ribadire in rete il 2 a 2. La ripresa vede la Roma salire di intensità, con l’Atalanta che cala fisicamente, lasciando spazio agli avversari, che affondano ripetutamente ancora dalle corsie laterali, con Balzaretti che trova Pjanic, il cui colpo di testa è ben sventato da Consigli. Successivamente, è Torosidis, che taglia alla perfezione da destra e trova di testa una bella deviazione sulla quale nulla può il portiere atalantino, per il 3 a 2 finale, che non cambia, nonostante alcuni tentativi di orgoglio dei bergamaschi, che cercano, soprattutto su calci da fermo, di sfruttare la fisicità dei propri uomini, con Lucchini che, di testa, chiama al gran intervento Stekelenburg. Finisce per 1 a 1 l’atteso derby tra INTER e MILAN. Primo tempo a tinte rossonere, con i centrocampisti più tonici e reattivi, che arrivano quasi sempre per primi sul pallone, allargando bene il gioco sulle corsie laterali, da dove provengono i maggiori pericoli (soprattutto dall’out di sinistra) con De Sciglio, e con il super offensivo tridente, che scambia bene il pallone e mette spesso in apprensione la difesa nerazzurra. Poco da segnalare per l’Inter che, con i propri centrocampisti spesso in difficoltà (con Gargano particolarmente impreciso) si affida ai tentativi di Cassano e Guarin sulla trequarti oltre che ad alcune verticalizzazioni per la velocità di Palacio. Arriva la prima importante occasione per Balotelli, che controlla male un bel traversone di De Sciglio, non riuscendo a concludere verso la porta. E’ poi Boateng a trovare l’imbucata giusta per El Shaarawy, che è freddo ad insaccare l’1 a 0 con un pregevole tocco di esterno destro. E’ ancora l’atteso Balotelli ad avere due interessanti occasioni, su cui è strepitoso Handanovic, in particolare su un potente colpo di testa ravvicinato, che viene parato miracolosamente in due tempi, a fronte di una buona occasione per Palacio, che lanciato in profondità, conclude troppo esternamente con il sinistro. Il secondo tempo vede in campo un’altra Inter, più dinamica e propositiva a centrocampo, con gli esterni che si sganciano maggiormente, con Zanetti abile in entrambe le fasi ed i talentuosi Guarin e Cassano che salgono di giri, inventando per i compagni e tentando di far male con giocate personali, a fronte di un Milan che cala alla distanza e fatica a chiudere come nel primo tempo. E’ Palacio, ben liberato sulla destra, a servire in mezzo Guarin, che colpisce al volo chiamando Abbiati ad un miracoloso intervento, vanificando così la più pericolosa azione prodotta dal forcing intersita. Il match si riequilibra poi per alcuni minuti, con uno sterile possesso palla delle due squadre, fino a quando Nagatomo pennella un preciso cross in area, dove è abilissimo Schelotto ad impattare di testa l’1 a 1, con il gol che da morale all’Inter, che attacca con maggiore intensità, rendendosi ancora pericolosa, in particolare su un altro preciso cross sulla testa di Schelotto, sul quale è però bravo Abbiati a sventare il pericolo, a fronte di un unico tentativo rossonero di Niang, per il pari finale. Termina per 0 a 0 la sfida tra UDINESE e NAPOLI. Gara intensa, con i partenopei che cercano di fare la partita con le giocate di Hamsik, che compie un gran lavoro nelle due fasi (cercando assist per i compagni, e, quando necessario, ripiegando in difesa) con gli esterni Mesto e Armero che vanno spesso sul fondo, tagliando bei cross per la testa di uno spento Cavani, che non riceve molti palloni giocabili, anche a causa della non brillante prestazione di Insigne. Dal canto suo, l’Udinese è molto organizzata nella fase difensiva, con centrocampo e attacco schierati con le giuste distanze, limitando notevolmente le sortite avversarie. Sviluppa la fase offensiva con verticalizzazioni per la velocità di Di Natale e Muriel e per i limitati sganciamenti sulle corsie esterne di Pasquale e Basta, più impegnati a difendere che a offendere. Poche le occasioni degne di nota tra le due squadre, con Di Natale per l’Udinese, che lanciato nello spazio, controlla alla perfezione da posizione defilata e colpisce di destro, alzando però troppo il pallone, ed Hamsik per il Napoli, autore di un pericoloso colpo di testa su cross di Armero, con Padelli attento nella respinta. La squadra di Mazzarri, pur avendo maggiormente il possesso palla, vede le sue azioni arrestarsi sulla trequarti, visto il gran lavoro congiunto della mediana e dei difensori avversari. Il secondo tempo, vede, dopo una prima fase equilibrata, salire di giri il Napoli, che ben presto attacca a tutto campo, con le incursioni molto più incisive di Armero sulla sinistra e con la rapidità di Insigne sulla trequarti, che aumenta il ritmo, trovando preziosi assist per i compagni. Hamsik, spostato in cabina di regia, smista bene il pallone, coprendo anche la propria retroguardia, che rischia solo su iniziative personali e lanci lunghi. Prima occasione per i friulani, con Di Natale, il cui tiro, deviato, finisce sui piedi di Pereyra, che alza troppo la conclusione, con la linea difensiva friulana che è però attenta, concedendo solo alcuni spazi soprattutto a sinistra, con la cerniera partenopea Insigne-Armero, che produce i maggiori grattacapi. Buona occasione per Hamsik che imbeccato da un cross di Insigne, conclude al volo di poco fuori di sinistro, e Cavani, che raccoglie un bel passaggio di Armero, involatosi sul fondo, e sbilanciato da un difensore, devia fuori da ottima posizione a tu per tu con Padelli. Inutile l’atteggiamento molto offensivo del Napoli, con tre punte più Hamsik a tutto campo, con l’Udinese, che oltre a reggere alla grande, cerca di colpire di rimessa con Muriel, che conclude una bella azione personale con un tiro alto, per il pareggio finale. Termina per 2 a 0 la sfida tra LAZIO e PESCARA. L’inizio del match vede un bel Pescara che, con grinta ed intensità, mette sotto pressione il centrocampo biancoceleste, grazie al gran lavoro di contenimento di Rizzo e Cascione, con alcuni buoni suggerimenti per le punte, con Celik che crea buone giocate, senza però impensierire seriamente Marchetti. Dopo l’iniziale momento di appannamento, la Lazio inizia a prendere le misure e a produrre gioco con l’attenta regia di Ledesma ed il gran lavoro di copertura di Gonzalez, che recuperano diversi palloni, mettendo in moto l’ispirato Hernanes che, sulla trequarti, inventa per i compagni, cercando le punte (con Floccari pericoloso in avvio con un tentativo in rovesciata) e servendo gli esterni, che attaccano con continuità, con Radu e Candreva in evidenza, sventagliando cross nel mezzo e cercando la conclusione personale. Il Pescara comincia ad indietreggiare, difendendo a pieno organico, con le sole due punte oltre la metà campo, con l’ottimo smistamento di palla biancoceleste, che libera invitanti spazi centralmente, a ridosso dell’area di rigore, dove si creano importanti occasioni per andare alla conclusione, con Radu che conclude con un terrificante sinistro che vale l’1 a 0, e Lulic, che con un altro splendido tiro, realizza il 2 a 0, che sancisce la fine del tempo. La ripresa vede i padroni di casa amministrare con ordine a centrocampo, cercando al momento giusto l’imbucata, con Floccari che ha l’occasione più pericolosa, a fronte di un Pescara, che spesso costretto a difendere sul preciso palleggio degli avversari, vede qualche interessante iniziativa sulla trequarti di Bjarnason e Caprari ed alcune buone discese sulla fascia destra di Capuano, con Marchetti che non rischia mai seriamente di capitolare, per la meritata vittoria biancoceleste. Chiude il cerchio la sfida tra BOLOGNA e FIORENTINA, posticipata a causa della neve che aveva reso il campo impraticabile, che si conclude per 2 a 1 a favore dei padroni di casa. Questi ultimi partono molto aggressivi, pressando a centrocampo soprattutto con Perez e Krhin, anche se le qualità di Aquilani e Valero permettono ai viola di uscire dal pressing avversario e smistare palloni in tutte le zone del campo, liberando così molti spazi, su uno dei quali è bravo Ljajic che, su assist di Aquilani, segna di piatto destro l’1 a 0. I centrocampisti non riescono però ad abbinare la quantità alla qualità, faticando ad impostare il gioco, dando il via a poche azioni offensive, con un Diamanti spento, con Gilardino che non colpisce la palla servitagli da Cherubin (facendo così sfumare una buona occasione) e con il solo Konè, autore di due buone azioni personali sulla fascia destra. Nella ripresa parte subito bene la Fiorentina: Aquilani ha sui piedi una buona occasione, che indirizza però fuori; è, poi, ancora Ljajic a rendersi pericoloso, con la difesa che gli consente un buon tiro a giro, di poco fuori. La partita scorre poi sul piano dell’equilibrio, con il centrocampo viola, che pur tenendo maggiormente il pallone, manca nell’ultima giocata nel trovare l’imbucata per le punte, mentre il Bologna, anche grazie all’ingresso di Taider, che da maggior qualità al centrocampo, inizia a produrre gioco, cercando Diamanti, che si accende ed inventa per i compagni sulla trequarti. I viola creano solo presupposti di pericolosità, con Jovetic a disegnare un ottimo corridoio per l’inserimento di Migliaccio, ma è bravo Curci ad anticipare il giocatore. Poi accade l’episodio che cambia il volto del match: Diamanti pennella una bella punizione tagliata, con Motta che insacca di testa il gol del pareggio. Il Bologna non si ferma e sempre dai piedi di Diamanti continuano a nascere azioni pericolose, con gli inserimenti degli esterni. Di contro, la Fiorentina inizia pian piano a calare. E’ Taider ad andare vicino al gol con una bella azione personale, con ancora il Bologna più pericoloso, questa volta con Christodoulopoulos, che è abile ad insaccare su una bella azione orchestrata da Diamanti e Morleo, con un destro potente e secco che non lascia spazio al portiere, con la difesa toscana in colpevole ritardo sul chiudere il giocatore greco. Nonostante i viola vadano tutti all’assalto nei minuti finali, sprecando un’occasione clamorosa con Toni, il pareggio non arriva. Al termine di questa giornata, la Juventus mantiene la vetta a più sei, seguita dal Napoli, che non è andato oltre il pareggio; la Lazio porta a casa i tre punti, Milan ed Inter pareggiano a San Siro e sono tra loro separate da un solo punto, mentre funziona la cura Andreazzoli per la Roma che ottiene un’altra vittoria. Perde la Fiorentina, mentre sale un sorprendente Catania, ormai a ridosso della zona Champions.

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