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sabato 27 aprile 2024 | ore 00:47

Viaggiare... per crescere

Perchè significa conoscere ambienti e persone con prospettive diversissime dalle nostre. Le tante sfaccettature del viaggio, i tanti modi di vivere le varie esperienze.
Frecce sui nostri giorni - Viaggiare (Foto internet)

A chi non piace viaggiare? A chi non piace evadere, per qualche giorno, dalle consuetudini quotidiane per buttarsi in un’altra città, immergersi in un’altra lingua, altri luoghi, altri volti, altri stili architettonici, altri climi e paesaggi altri rispetto a quelli ai quali siamo abituati? Viaggiare non è solo un vezzo, anzi, chi viaggia per vezzo, senza riuscire a vedere in quest’esperienza nient’altro che un banale diversivo, farebbe forse meglio a restare a casa… risparmierebbe tempo e denaro. Viaggiare consapevolmente, invece, è utile e fa crescere. Viaggiare significa anzitutto prendere distanza da sé, dal proprio ambiente, e quindi guardare le proprie questioni quotidiane con maggiore libertà e freschezza, poter prendere decisioni più ponderate, meno pressate dall’urgenza che deriva dall’essere totalmente immersi in ciò su cui si deve decidere. Viaggiare però significa anche altro: chi ha fatto un’esperienza di Erasmus o ha avuto la possibilità di vivere all’estero per alcuni mesi, in giovane età, ricorderà come proprio quel periodo gli abbia permesso di crescere con un’intensità particolare, guadagnando autonomia e consapevolezza di sé, oltre che – cosa importantissima – una maggiore libertà interiore. Il senso di precarietà e di sana insicurezza che sente chi – da giovane – vive un’esperienza all’estero, è la molla per l’attivazione di molte risorse e capacità che altrimenti neppure si sarebbe immaginato di possedere e che, una volta attivate, restano un tesoro prezioso per la vita. Infine, viaggiare significa conoscere ambienti e persone che abitano prospettive diversissime dalle nostre, il che ci permette di guardare il mondo con altri occhi, di pensare i concetti con altre lingue, di confrontare le nostre idee con altre. Tutto ciò – se siamo disposti a metterci un poco in discussione – ci fa maturare e ci vaccina dal rischio – nel quale incorriamo troppo spesso - di sentirci l’ombelico del mondo.

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