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venerdì 19 aprile 2024 | ore 17:49

Cibi da meditazione

Prodotti che aiutano a gratificarsi e a rinascere: se a Natale non sapete cosa regalare, puntate sui cibi da meditazione. Ecco, allora, alcuni consigli e spunti per tutti.
Solo cose belle - Cibi da meditazione (Foto internet)

Oggigiorno, il bene più prezioso è il tempo: i tanti impegni quotidiani e la necessità di essere sempre connessi per non soffrire di quella che gli esperti hanno definito FOMO – ovvero fear of missing out, paura di sentirsi tagliati fuori – ce lo saccheggiano, senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Ricucirsi un attimo, durante la giornata o alla fine, per respirare, per meditare, per rilassarsi o per stare insieme a chi amiamo, è il regalo più bello che possiamo farci. E possiamo fare. A Natale, perché non regalare un prodotto che può aiutarvi a dedicarvi del tempo? L'agenzia 'Found! Story Engagement' li ha definiti cibi da meditazione, ovvero quegli alleati della gratificazione personale, che spesso possono aiutare a staccare la spina per un po', insegnandoci a gustarci l'attimo. Dai grandi della letteratura ai divi di Hollywood, passando per i monaci delle antiche abbazie e le ritualità dell’Estremo Oriente, ecco quali sono.

BIRRA
Negli ultimi anni il trend delle cosiddette birre da meditazione, ovvero quelle da assaporare in un tranquillo dopo cena o al culmine di una giornata intensa, è letteralmente esploso. Spesso portano con sé un heritage secolare e avvincente, come nel caso di Grimbergen, una delle più antiche birre belghe d’abbazia, la cui storia è indissolubilmente legata a quella del monastero, che venne fondato nel 1128 e fu distrutto per tre volte nel 1142, nel 1566 e nel 1798 e ricostruito dopo ogni incendio e calamità. Non a caso i monaci di Grimbergen scelsero come emblema la fenice, che simboleggia la perpetua rinascita della loro abbazia, e adottarono un motto in onore di questo animale leggendario: Ardet nec consumitur, ovvero “Brucia ma non si consuma”.

VINO
Per raccontare il valore quasi spirituale che può avere il vino, basta menzionare uno dei più bei film di sempre. Un banchiere londinese, Max Skinner, inaridito dal denaro e da una vita trascorsa nel cinismo degli affari, eredita la vigna provenzale del vecchio zio ormai dimenticato, Château La Siroque, un luogo sospeso nel tempo, immerso nella campagna della Provenza, dove tutto profuma dell’accoglienza mediterranea dei vini che da quella terra nascono. È subito magia. Questa è la trama di “Un’ottima annata”, con Russell Crowe: una storia semplice, non scontata, che nasce da un evento apparentemente insignificante capace di cambiare per sempre la vita del protagonista e di trasportarlo anche in un intenso viaggio alla scoperta di se stesso e delle proprie radici, inestricabilmente – come scoprirà – legate al vino.

WHISKY
Hollywood non sarebbe Hollywood senza il whisky, spesso sulle scene di tanti film cult che hanno fatto la storia del cinema americano. Non è un caso se la prima battuta della star Greta Garbo, nel film sonoro “Anna Christie” del 1930, fu: “Dammi un whisky, ginger ale a parte e non essere avaro, baby”. Nel film “Casablanca” (1942), Humphrey Bogart lo si ricorda non solo per il suo cappello, ma soprattutto per l'immancabile bottiglia di whisky. Sembra poi che Marilyn Monroe, nel film “A qualcuno piace caldo” (1959), dovette ripetere ben 59 volte la semplice battuta: “Dov'è il Bourbon?”.

RUM
“Non v'è nulla, senza dubbio, che calmi lo spirito, come il rum e la vera religione”. Questa celebre espressione appartiene al poeta inglese Lord Byron e la dice lunga sulla larga considerazione di cui gode il rum fin dall’Ottocento.

DAIQUIRI
È un leggendario cocktail di rum bianco, lime e zucchero di canna inventato nel 1914 da Costantino Ribalaigua, allora proprietario de “El Floridita”, storico locale dell'Avana, a Cuba, che lo scorso anno ha festeggiato i suoi 200 anni di vita. La bevanda conquistò lo scrittore Ernest Hemingway, da allora frequentatore abituale del locale, tanto che nel bar c'è una statua del celebre narratore americano. Del Daiquiri, lo scrittore premio Nobel proprio non poteva farne a meno, nemmeno quando scoprì di avere il diabete. Per questo, ispirò anche una rivisitazione del cocktail, chiamata Hemingway Special (o Papa Doble, dal soprannome cubano dello scrittore e per la presenza di due liquori): il succo di pompelmo e il Maraschino – liquore alla ciliegia di origine dalmata, assaporato da Hemingway durante il suo soggiorno in Italia – sostituiscono lo zucchero.

SAKÈ
Il sakè è la bevanda alcolica più tradizionale del Giappone. Non è un distillato, ma si realizza attraverso un processo di fermentazione e di pastorizzazione. Fondamentali sono due ingredienti: il riso e l’acqua. Attualmente esistono circa 700 tipi diversi di sakè, praticamente un’infinita combinazione di elementi, e anche di tipi di produzione. Nella cultura giapponese il suo consumo è obbligatorio per segnare un momento importante della propria vita, rendendo più forti le emozioni.

GRAPPA
La grappa e le altre acquaviti sono probabilmente i “parenti stretti” del superalcolico più antico finora scoperto. I reperti storici parlano di una certa “acqua arzente”, descritta da Marius Graecus nell'VIII secolo; tale bevanda si preparava distillando il vino stesso e già nel XVIII secolo acquisì il nome di “acqua vitae” (per l'uso farmacologico). Molto probabilmente, poco dopo se ne differenziò la grappa propriamente detta, che, anziché dal vino o dal mosto, è ricavata dalle vinacce. Originariamente considerata un distillato di poco pregio e consumata solo dai contadini, oggi è sempre più apprezzata e in netta ascesa.

VODKA
Quando si parla di vodka non occorre necessariamente associarla agli eccessi. Come ogni superalcolico, se consumato con moderazione, non fa male, anzi. Recentemente uno studio di esperti della Bangor University e del King’s College di Londra ha spiegato, tra le altre cose, che la vodka è portatrice di energia e sicurezza.


La famosa pratica del tè delle 17 risale alla metà dell’Ottocento. Nel 1840, infatti, la settima duchessa di Bedford Anna Maria Stanhope, ebbe l'idea geniale di “istituire” il tè del pomeriggio per colmare il lungo divario tra pranzo e cena. Da allora questo momento è diventato l’emblema del tempo che si decide di dedicare a se stessi o in compagnia delle persone care per staccare dalla vita quotidiana e autogratificarsi.

CIOCCOLATO FONDENTE
Rappresenta l’abbinamento perfetto con quasi tutte le bevande da meditazione, e non solo. Dal vino al whisky, passando per il rum e anche la birra: il cioccolato fondente esalta l’esperienza sensoriale e ha ispirato, in Italia, anche il volume 'Cioccolato Codex Nero Fondente', una vera e propria guida completa dedicata alla generazione dei 'Fondentisti'. In più occorre ricordare che il cacao è ricco di flavonoidi, che possono dare una sferzata di energia all'umore e alla lucidità, e di magnesio, che agisce positivamente sull'umore.

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