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mercoledì 13 novembre 2024 | ore 00:21

Paulo Fonseca e Simone Inzaghi: due mister a confronto

La Serie A è ripartita, e lo ha fatto con grandi novità specialmente in panchina. Analizziamo le squadre di Milan e Inter con attraverso la gestione dei loro allenatori.
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La Serie A è ripartita, e lo ha fatto con grandi novità specialmente in panchina. Nella Juventus è arrivato Thiago Motta dopo la grande annata con il Bologna, a Napoli sono in cerca di riscatto con Antonio Conte, la Lazio riparte da Marco Baroni e il Milan, dopo cinque splendide stagioni con Stefano Pioli è arrivato a guidare i rossoneri Paulo Fonseca. L’Inter invece, prima forza del campionato, ha deciso naturalmente di tenersi stretto Simone Inzaghi. E proprio i nerazzurri già dopo le prime giornate di campionato è da considerarsi come qualche mese fa una delle favorite assolute per la vittoria dello Scudetto. Le indicazioni di una schedina vincente per oggi segnalano la squadra allenata da Simone Inzaghi meglio quotata di Juventus, Napoli e lo stesso Milan. Ma nel derby milanese della più forte in cosa cambiano le due squadre? Qual è l’impronta tattica dei due allenatori?

Il Milan di Paulo Fonseca
La scelta di dire addio a Stefano Pioli lo scorso maggio, e la conseguente selezione di Paulo Fonseca quale allenatore del Milan è stata fatta per lanciare i rossoneri in una dimensione più europea, che possa elevarsi a livello non solo di gioco ma proprio di spirito di squadra. L’inizio dell’ex allenatore della Roma in quel di Milano non è però stato dei più felici. A livello tattico era partito senza voler stravolgere il lavoro di Pioli e mantenendo un assetto basato sul 4-2-3-1 ma con compiti diversi. Sicuramente c’è tanto lavoro con ripartenze dal basso e il gioco affidato in primis ai piedi del portiere. Poi cercando di rimanere compatti al centro del campo liberando in velocità le fasce. Ma nella pratica le cose non sono andate nella giusta direzione, complice anche qualche capriccio in più dei giocatori la forma non certo smagliante degli uomini simbolo della squadra. Difetti che si sono concretizzati nella disastrosa notte della gara contro il Parma dove nulla ha funzionato. In particolare sono stati troppi i gol presi in avvio di stagione e per questo il via alla modifica dell’assetto tattico che si schiera adesso quasi in un 4-2-4 iper offensivo, con tutte e due le punte schierate insieme e soprattutto due mediani di peso, come Youssouf Fofana e Tijjani Reijnders a fare da schermo alla difesa. In teoria Fonseca vorrebbe velocità nell’azione, un pressing portato molto alto e quando la palla viene persa anche un recupero difensivo in velocità da parte di tutti i giocatori. Cosa che si vede solo a tratti e non sempre viene messa in atto.

L’Inter di Simone Inzaghi
Diversamente l’Inter di Simone Inzaghi è ormai una macchina ben rodata. Lo Scudetto della scorsa stagione, per il quale hanno anche fatto un docu-film che lo celebra, ha suggellato il grande lavoro di Inzaghi con i nerazzurri. Certamente la squadra ha un tasso tecnico elevato, una panchina lunga e giocatori d’esperienza. Ma Inzaghi ha saputo dare un’identità alla squadra inserendo anche diverse novità tattiche che i giocatori hanno assorbito di buon grado. E così l’Inter è diventata squadra solida, compatta, che raramente ha sbagliato in campionato. Perché la prima forza dell’Inter è stata quella di saper gestire le partite, tanto nelle situazioni di vantaggio quanto in quelle di svantaggio, senza mai scomporsi, ritrovando se stessa e ricercando la vittoria, sempre. Ed è qui che fa la differenza una squadra vincente. Anche nelle situazioni negative la prontezza mentale riesce a compensare il risultato. A livello tattico, invece, Inzaghi ha saputo ridisegnare l’assetto di alcuni giocatori, come ad esempio la decisione di arretrare Hakan Calhanoglu a centrocampo per farlo diventare il regista della squadra. Oppure quella di usare Lautaro Martinez certamente come finalizzatore ma anche come supporto a disposizione della squadra per coordinare l’intera fase offensiva. E tatticamente l’Inter parte con una difesa a tre per trasformarsi, in fase difensiva, a quattro e coprirsi meglio. Così riconquistata palla il gioco viaggia sulle ali, dando la possibilità ai centrocampisti di inserirsi e alternarsi con gli attaccanti in area. La qualità e la forza di giocatori come Nicolò Barella o Davide Frattesi e Henrikh Mkhitaryan, fanno poi la differenza nelle zone nevralgiche del campo, pressando, raddoppiando la marcatura e permettendo partenze veloci e ordinate.

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