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Cultura, Milano, Robecchetto

"Ciao Philippe..."

Philippe Daverio e Francesco Oppi, un legame che nasce nel 2007 e prosegue nel tempo. Ecco allora un ricordo della sua passione per l'arte. "Era molto curioso delle iniziative legate al Padiglione d’Arte GIovane, ad Inverart".

“Pronto Philippe Daverio? Sono Francesco Oppi, vorrei parlarle di mio padre Daniele, sto preparando una mostra e mi piacerebbe condividerne la progettualità con Lei.
“Ah, buongiorno, sì ma ora sto partendo per Parigi, mi spiace… Beh, in realtà se vuoi io sono in ufficio ancora per qualche ora, se fai un salto qui da me adesso, mi accenni il tema.
“Ok, arrivo subito…”.
Philippe Daverio l’ho incontrato così, nel 2007, dopo una telefonata d’azzardo e una corsa in macchina dal Guado a Milano. Quel giorno, dopo esserci conosciuti di persona e dopo aver parlato un po’ di noi e del progetto (poi sfumato tra le lungaggini surreali e soffocanti della burocrazia) mi disse: “beh, Francesco se vuoi rimani qui un po’ ancora così vedi come lavora un noto critico – sorrise -, può esserti utile”.
Così rimasi nel suo ufficio di allora quasi fino a sera con lui e le sue preziosissime segretarie, poi volò a Parigi.
Da quel giorno, poi, mi chiese di tenerlo informato su tutte le iniziative mie e del Guado; naturalmente lo feci con orgoglio ed avemmo modo di collaborare e di scambiarci idee e progettualità, soprattutto sui giovani. Era molto curioso delle iniziative legate al Padiglione d’Arte GIovane, ad Inverart.
Ho un ricordo affettuoso di Philippe Daverio, mi è stato vicino nei progetti in cui ho creduto di più, mi ha accolto e consigliato con saggezza e attenzione tutte le volte che ne ho avuto bisogno, con sincera amicizia. E avere una personalità come lui accanto, intimamente affine, vi assicuro che vale davvero tanto.
E’ stato un professionista di altissimo livello, attento, capace e profondamente creativo; un uomo di parola, intellettuale sempre propositivo, che conosceva molto bene valori e disvalori della varia umanità. Per me un Maestro.

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