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Il Vescovo per la Giornata del Malato

In occasione della Giornata del Malato 2024, presso l’ospedale di Cuggiono, sabato 17 febbraio, è stata celebrata una messa dal Vescovo Monsignor Luca Raimondi.

In occasione della Giornata del Malato 2024, presso l’ospedale di Cuggiono, sabato 17 febbraio, è stata celebrata alle 17 una messa nella Cappellania ‘Nostra Signora del Conforto’ dal Vescovo Mons. Luca Raimondi, su invito di don Benjamin Masumu, che ha ringraziato per la loro presenza il direttore sanitario, i medici e tutti i collaboratori al servizio del malato. Durante l’omelia, il Vescovo ha raccomandato di non vivere la Quaresima come un momento triste, ma come un periodo di attesa della gioia, ricordando come l’attesa della festa, già da bambini, spesso supera le emozioni della festa stessa, che poi si consuma in un attimo. “Noi dobbiamo vivere l’attesa così, come un momento di gioia grande. E’ il significato della Risurrezione e del Vangelo di Gesù: anche davanti alle preoccupazioni nei letti d’ospedale, è il richiamo della sua Parola che ci sostiene. Spesso siamo frastornati da tante parole, anche dei social, che ci riempiono la testa e il cuore, dimenticando che c’è una Parola più importante di tutte”. Ha poi sottolineato come, anche nei confronti del dolore, spesso incolpiamo Dio di averci dato il male: “Quando ci si ammala, non è Dio che lo vuole. Dio ci ama e non distribuisce il male a nessuno. La sofferenza fa parte del nostro essere umani, della nostra mortalità. Ci sono dei perché che rimangono senza risposta e ce lo ha dimostrato Gesù stesso sulla croce. Dobbiamo accettare la nostra impotenza. Anche se non si può vincere la malattia, si vince sempre quando si incontra l’altro. Non è vero che l’uomo è solo. Soprattutto nel dolore. Grazie a quella solidarietà umana che Gesù ci ha insegnato, e che Papa Francesco ha richiamato nell’enciclica Fratelli tutti. Tutti, nessuno escluso”. Alla fine, il Vescovo Luca ha concluso con l’augurio di una Pasqua di salute e salvezza: “Perché con il lavoro che svolgono, i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari e delle pulizie, la dirigenza dell’ospedale, tutti hanno la capacità di entrare nell’anima e nel cuore di qualcuno dicendogli: tu sei importante quanto lo sei per Dio”.

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