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Alla scoperta di noi stessi: in Argentina in bici

Carlo Motta e Enzo Bernasconi, di BiciPace, partirano il prossimo 26 febbraio per un tour del sudamerica in bici. L'obiettivo? La scoperta della migrazione italiana dell'8-900.

“E ci siamo dimenticati d'essere figli di emigrati”. Lo ricorda Caparezza nella sua arcinota ‘Vieni a ballare in Puglia’: gli italiani hanno vissuto, tra 8 e 900, un grandissimo flusso migratorio soprattutto verso il sud America, un luogo dove non a caso le comunità italiane sono ancora vivissime.

Proprio l’Argentina sarà la meta di Carlo Motta e Enzo Bernasconi, due volontari di BiciPace che il prossimo 26 febbraio partiranno per percorrere in bici la ‘Ruta Nacional’ 40, la ‘vena dell’Argentina’, da San Carlos de Bariloche (al confine col Cile) fino a Buenos Aires. Il loro intento è chiaro: “Vogliamo vivere quei luoghi e quelle strade che prima di noi abitarono moltissimi italiani. Si stima infatti che oltre 20 milioni di persone argentine abbiano origini italiane. Per altro, anche il nostro territorio contribuì in maniera fondamentale a quell’esodo biblico quando a cavallo dei due secoli oltre 12000 persone lasciarono il ‘Mandamento di Cuggiono’ alla volta del Sudamerica. Non andremo alla ricerca dell’Argentina romantica descritta da Chatwin ma piuttosto punteremo le nostre ruote sulle tracce di quei migranti quasi sempre allo sbaraglio, in fuga da repressione, povertà, fame e guerre”.

Per il loro viaggio hanno scelto due mezzi speciali: due biciclette con il telaio in legno, creati da Telai Olgiati di Parabiago, assemblati con i pezzi di ciclistica dalle Ciclofficine popolari di Busto Garolfo e Legnano e finanziati dalla BCC di Busto Garolfo. Sul percorso inoltre i due ciclisti incontreranno tante vite e tante storie: le stazioni di Radio Comunitarie, l’associazione Pupi di Javier Zanetti, i tifosi del Boca Juniors, la squadra degli ‘xenieses’, i genovesi.

Tante storie insomma per scoprire le radici del nostro popolo: un modo per ricordarci che la migrazione, operata e accolta, fa parte del DNA di un italiano, il quale sarà sempre “una faccia e una razza” con chi ha di fianco.

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