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Busto Arsizio

"Beati i giovani"

L'entusiasmo, la voglia di vivere e di cambiare il mondo, ma anche la voglia di interrogarsi sul senso più pronfondo della vita e del proprio essere. Gli adolescenti della Diocesi di Milano si sono radunati la scorsa domenica a Busto Arsizio, nella centralissima piazza San Giovanni, per l'incontro con l'Arcivescovo Dionigi Tettamanzi. L'occasione era la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù, che cade come sempre la Domenica delle Palme. Un incontro carico di festa, riflessioni, spunti sulla gioventù come età in cui ci si forma e si cresce, scoprendo i veri valori della vita.

Ringraziamo per le foto Silvia Corrioni.

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Riportiamo di seguito il messaggio del Cardinale Dionigi Tettamanzi:

Carissimi adolescenti,
ringraziamo e lodiamo il Signore per il dono che oggi ci fa: il dono di incontrarci tra noi e con il Signore. Io poi lo ringrazio e lo lodo in particolare perché, attraverso di voi - i vostri volti e le storie di ciascuno, le vostre delusioni e speranze, il vostro affidarvi a Dio -, il Signore dona anche a me una “fede giovane”.
A Lui chiedo di poter stare al vostro fianco, di essere in qualche modo dentro il vostro cuore in questo cammino che per tutti noi ha come meta l’incontro con Gesù e con la felicità che egli ci promette.

Lo sguardo di Gesù
Mentre sto in mezzo a voi, qui in questa bellissima piazza, penso allo sguardo di Gesù su quella folla che, con i suoi discepoli, si era riunita ai piedi del monte, prima che venissero pronunciate quelle impegnative ed affascinanti parole che da sempre la Chiesa chiama “Discorso della Montagna”.
Ma lo sguardo di Gesù ha continuato ad accompagnare la proclamazione delle “beatitudini”, quelle stesse beatitudini che in questa Veglia hanno segnato le testimonianze da voi ascoltate durante il pomeriggio e, prima ancora, hanno scandito il cammino della vostra Quaresima.
Immaginiamo questo sguardo di Gesù che passa sui volti di tanta gente quel lontano giorno in Galilea e che insieme si rivolge all’intera umanità. E con i suoi occhi fissi su di noi risentiamo le parole da lui pronunciate: “Beati voi”!
Ma è in tutte le pagine del vangelo che noi ritroviamo il suo sguardo. Si può dire che non c’è narrazione fatta dagli evangelisti che non contenga, e in continuità, sguardi e parole che s’incrociano e che conducono la libertà di chi è guardato e sta in ascolto di operare una scelta grande: quella di seguire o no il Signore Gesù.
Ma com’è lo sguardo di Gesù? E’ qualcosa di straordinario, di eccezionale perché i suoi occhi incontrano tutti, ma giungono a ciascuno. E dunque quello di Gesù è uno sguardo personale, personalissimo. E poi non si ferma all’esteriorità, ma giunge al cuore e penetra nelle fibre più profonde dell’essere di ciascuno. E ancora: è uno sguardo eloquente, che si fa parola, che diventa appello alla nostra libertà. Nessuna persona può sfuggire a questo sguardo, nessuno può rimanere alla superficie o alla periferia di se stesso, nessuno può rinunciare a decidere e a scegliere rispondendo alla parola che l’ha raggiunto!
Adolescenti tutti, vorrei conoscere il nome di ciascuno di voi, per dirvi: tu, tu che mi ascolti, il Signore ti guarda, ti vede nel profondo del tuo “io”, ti chiede di non essere un estraneo, di non restare indifferente ma di prendere posizione nei suoi confronti.
Certo, è importante che ciascuno di noi rivolga il proprio sguardo al Signore Gesù. Ma è ancora più importante accorgersi che lui ci guarda: solo a questa condizione sarà possibile guardare a Cristo, udire la sua parola, decidersi per lui.
Carissimi, dobbiamo essere sinceri e coraggiosi e chiederci: ci accorgiamo di avere su ciascuno di noi questo sguardo d’amore da parte di Cristo? O siamo superficiali, vuoti, perennemente distratti? Insensibili ad uno sguardo capace di cambiare la vita?

Il nostro sguardo
Anche noi dobbiamo imparare a guardare a noi stessi così come ci guarda Gesù: a guardarci, quindi, scendendo nell’intimo del proprio cuore e aprendolo all’ascolto della sua parola, un ascolto che è obbedienza e consegna di sé al Signore e agli ideali di vita che lui ci propone: quelli che troviamo enunciati nelle beatitudini evangeliche.
Ma per questo occorre un ribaltamento di prospettiva, una vera e propria rivoluzione: un ribaltamento e una rivoluzione certamente faticosi e impegnativi, tanto le beatitudini sono diverse e contrastanti con la mentalità e il costume diffusi dentro la nostra società e nella nostra cultura.
No, non è facile, non è semplice accogliere nella mente, nel cuore, nella vita le beatitudini di Gesù! Vi comprendo, carissimi adolescenti, quando incontrate difficoltà e siete tentati di non camminare più sulla strada del Vangelo. Vi comprendo, ma ho tanta fiducia in voi perché siete capaci di superare questi momenti, che sono preziosi e decisivi per la vostra crescita umana e cristiana: preziosi e decisivi perché vi chiedono di sentirvi soprattutto allora guardati da Gesù e aiutati da lui a trovare nelle sue beatitudini una proposta di amore grande e di felicità vera. E vi chiedono, questi momenti, di incontrarvi personalmente con Gesù, di fissare i vostri occhi sul suo volto, di spalancare il vostro cuore ai suoi progetti di vita, di affidarvi alla sua parola di verità e d’amicizia, di credere alla sua promessa di felicità.
In questi momenti dovete avere una saggezza e una forza singolari per andare controcorrente. Sì, andare controcorrente si può e si deve, se vogliamo veramente “riuscire” nella vita e dare risposta a questa chiamata che il Signore rivolge a tutti, nessuno escluso: la chiamata alla santità!
Uno di voi mi ha scritto, domandandosi: “È possibile essere felici se si è lontani da Dio?” E si risponde: “Essere felici senza Dio? Credo non sia possibile perché Dio è amore e l'uomo non può essere felice se non ama e soprattutto se non si sente amato. Perciò presso Dio c’è la felicità, che invece è molto lontana da tutte quelle vanità di cui si rischia di essere schiavi”. E conclude: “Consapevoli del dono che ognuno di noi possiede, dobbiamo avere la forza di camminare controcorrente, essere suoi discepoli e seguire il suo esempio con perseveranza e fiducia”.

Testimoni di vita beata
Non dobbiamo dimenticare che non mancano mai nella vita della Chiesa cristiani che vivono le beatitudini andando controcorrente: sono i beati, i santi, i testimoni del nostro tempo. Voglio ricordare qui, perché il 1° maggio sarà proclamato beato, il Papa Giovanni Paolo II, l’amico di tutti, e in particolare l’amico dei giovani, che ha regalato ai giovani di tutto il mondo la bellissima esperienza delle Giornate Mondiali della Gioventù. Papa Wojtyla diceva ai giovani nella Giornata Mondiale di Roma nel 2000: “Se sarete quello che dovrete essere, metterete fuoco a tutto il mondo”.
E ancora desidero ricordare la testimonianza della beata, morta a diciannove anni, Chiara Luce Badano. E poi i testimoni martiri del nostro tempo, come il Vescovo nato a Milano Monsignor Luigi Padovese, barbaramente ucciso in Turchia il 3 giugno dello scorso anno.
Mi ha profondamente colpito quanto il ministro pakistano Shabhaz Bhatti scriveva nel suo testamento: «Questa devozione mi rende felice. Non voglio posizioni di potere, voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora - in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan - Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Quando rifletto sul fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha mandato il Suo stesso unico Figlio per la nostra salvezza, mi chiedo come io possa seguire il cammino del Calvario». Bhatti è stato ucciso la mattina del 2 marzo scorso, fuori dalla sua abitazione, con trenta colpi di arma da fuoco...
Ma non finiremmo più se volessimo ricordare tutti i beati e santi, uomini e donne controcorrente perché, afferrati dallo sguardo, dalla parola, dalla donazione in croce di Cristo Gesù, hanno ritrascritto - incarnandola nella loro vita quotidiana - la pagina evangelica delle Beatitudini.
Sono sicuro che anche tra noi non manca chi - in modo semplice, umile, perseverante – fa della propria vita una specie di canto armonioso nel quale risuonano le note evangeliche delle beatitudini!

La croce ci attrae e ci salva
Ho ancora una riflessione, l’ultima, che desidero condividere con voi. C’è un rapporto, oppure un contrasto, una contraddizione tra la croce e la beatitudine?
Voi sapete che in queste settimane di Quaresima ho pregato con tantissime persone, durante le Via Crucis nelle sette Zone pastorali. La croce che ci ha accompagnato è la stessa croce che san Carlo Borromeo portava attraverso la città di Milano colpita dalla peste del 1576. Anche noi abbiamo adorato la croce pochi momenti fa.
Desidero invitarvi a sostare ancora davanti alla croce durante i prossimi giorni della Settimana Santa. Sappiate trovare ancora dei momenti per fermarvi davanti al Crocifisso. Vi auguro di cuore che questo sostare davanti alla croce diventi una vostra abitudine. Potrete allora accorgervi della forza di attrazione che sprigiona nel vostro cuore l'amore totale e gratuito del Signore Gesù. Davanti alla croce, potrete imparare a diventare anche voi i segni della misericordia di Dio e portare speranza, consolazione e pace agli altri, passando attraverso le tante “pesti” che incontriamo oggi nelle nostre città e nei nostri paesi.
Diventerete allora apostoli, annunciatori, testimoni, missionari perché fatti dalla croce di Cristo – così dicevo nel giorno del mio ingresso in Milano –«persone felici perché libere, vere e appassionatamente innamorate di Cristo e del suo Vangelo».
Carissimi adolescenti, accogliete e vivete le parole del Santo Padre Benedetto XVI che nel messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù di quest’anno dice: «Cari amici, la croce ci fa paura, perché sembra essere la negazione della vita (noi potremmo dirlo anche delle beatitudini). In realtà, è il contrario! Essa è il sì di Dio all'uomo, l'espressione massima del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Infatti dal cuore di Gesù aperto sulla croce è sgorgata questa vita divina, sempre disponibile per chi accetta di alzare gli occhi verso il Crocifisso. Dunque, non posso che invitarvi ad accogliere la croce di Gesù, segno dell'amore di Dio, come fonte di vita nuova!».
Sì, la croce di Cristo è la fonte della felicità vera, della beatitudine perfetta, dell’amore che ci fa santi e ci rende capaci di trasformare noi stessi, la nostra vita quotidiana e il mondo intero.

+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano

(materiale tratto dal sito della Diocesi di Milano)

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